Perché i videogame fanno bene all'uomo?
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Perché i videogame fanno bene all'uomo?

Ricerche scientifiche analizzano come il tempo trascorso con il joypad in mano migliora la qualità della vita

Il luogo comune recita che i videogame sono roba per adolescenti un po' antisociali e che sono sostanzialmente dannosi. Gli studi scientifici svelano invece un panorama del tutto diverso, cioè che i giocatori sono in media adulti e che ne ricavano sensibili vantaggi fisici e psicologici. Se gli amici o la fidanzata ti criticano perché ti piace trascorre qualche ora con il joypad in mano, ora hai validi argomenti per controbattere. Se invece i videogiochi non ti hanno mai attirato più di tanto, sappi che dedicarci del tempo potrebbe migliorare la tua qualità della vita.

Procediamo con ordine, partendo dalla questione anagrafica. Secondo i dati raccolti dall'Entertainment Software Ratings Board, l'età media dei giocatori è di 34 anni. Molti di loro hanno cominciato quando erano ragazzini, molti altri in età più adulta: in media hanno 12 anni di attività alle spalle.

Ricerche mirate hanno poi rivelato dati interessanti, come ad esempio quelli che certificano un effetto positivo sulla vista. L'Università dell'Ontario ha infatti condotto uno studio su persone affette da cataratta: dopo un mese trascorso a giocare allo sparatutto Battlefield 4 per un totale di 40 ore, è stato registrato un miglioramento generale. Le ragioni, dicono i ricercatori, potrebbero dipendere dal ritmo elevato dell'azione e dalla varietà di elementi che devono essere padroneggiati per sopravvivere agli avversari, senza dimenticare i vantaggi legati alla produzione di dopanina e adrenalina.

Un ulteriore vantaggio è legato alla riduzione di ansia e depressione, soprattutto grazie alla capacità di distrarre dalle preoccupazioni e di concentrare l'attenzione su sfide accessibili. Secondo un esperimento della East Carolina University, sono stati sufficienti 30 minuti alle prese con il puzzle game Bejeweled Blitz per riscontrare una diminuzione degli stati ansiogeni e depressivi nel campione di giocatori. E dopo un mese i risultati sono stati ancora più incoraggianti.

Anche il luogo comune legato all'antisocialità riceve un duro colpo, soprattutto quando entrano in campo i videogame che si basano sull'interazione con altre persone online. Ad esempio i MMORPG come World of Warcraft o gli sparatutto in cui la componente tattica ha un suo peso e di conseguenza è fondamentale organizzare squadre affiatate.

Ultimo dato interessante: secondo uno studio del 2012 e contenuto nella pubblicazione scientifica Current Biology, attraverso i videogame si ottiene un miglioramento della propria capacità di apprendimento, in particolare quando si tratta di sviluppare soluzioni alternative a un problema.

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Aldo Fresia

Scrivo di cinema e videogame. Curo e conduco la trasmissione radiofonica Ricciotto.

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