I 10 motivi per i quali si odia il proprio lavoro
Ecco perché andare in ufficio può essere così "pesante"
Stipendio troppo basso, ma anche ufficio molto rumoroso o poco confortevole, o ancora riunioni-fiume sulla cui utilità si nutrono fin troppi dubbi: sono alcuni dei motivi che fanno odiare l'ufficio e soprattutto il lavoro che vi si svolge. Il Time ha voluto mettere nero su bianco un elenco di situazioni definite motivation killers, ovvero "ammazza-motivazioni" , in grado di far andare in malora buoni propositi e stimoli fondamentali per professionisti e impiegati. Eccole..
Stipendio troppo basso
La gratificazione economica, si sa, è importante, ma secondo il sondaggio il 25% dei lavoratori si dice pronto a cambiare posto se il nuovo "capo" non concede un aumento in busta paga, anche soltanto del 5%.
Ufficio poco confortevole
L'ambiente che ci circonda, soprattutto se vi si passa molte ore, è fondamentale, ma a quanto pare troppo spesso è proprio l'ufficio in sé una delle cause di frustrazione: se è troppo rumoroso o troppo "brutto" e scomodo riduce la concentrazione e dunque anche la produttività. Ciò è ancora più vero per coloro che lavorano in open space, tanto che il 62% ha più possibilità di "ammalarsi". Il consiglio, in questo caso, è di cercare almeno di ricreare uno spazio confortevole nel proprio raggio d'azione, ovvero la scrivania, tenendola in ordine o mettendoci piccoli oggetti personali.
Troppa poca iniziativa
Uno dei metodi per far amare di più il lavoro al personale è quello di stimolarlo a sviluppare in prima persona progetti, che poi possano essere utili anche ai colleghi. Un colosso come Google ha già intrapreso questa strada, per dare maggiori motivazioni e voglia di crescere ai propri dipendenti.
Poca stima
Il confronto con i colleghi e il capo sono molto importanti, anche a livello motivazionale. Al contrario, la sensazione di non essere presi in considerazione né apprezzati per le proprie idee o lavoro è fonte di frustrazione per il 39% dei lavoratori.
La "guerra" continua coi colleghi
Se il clima e i rapporti coi colleghi non sono sereni, se tutti i giorni, invece che concentrarsi sulla propria attività, ci si prepara a contrastare chiacchere maligne o brutti tiri da parte delle persone con le quali si lavora, il risultato sarà la totale mancanza di motivazione a realizzare al meglio i propri compiti.
Paura di sbagliare
Una delle fonti di poca motivazione al lavoro è per molti la paura di sbagliare, di non essere all'altezza delle aspettative altrui: autolimitandosi, però, diminuiscono anche la creatività e l'entusiasmo per ciò per si fa. Se si è capo di un team è bene ricordare che urla ed eccessivo rigore non aiutano a far emergere le qualità positive dei propri collaboratori.
Mancanza di obiettivi
Gli obiettivi sono fondamentali perché si abbiano anche le motivazioni giuste per raggiungerli, eppure il 63% degli intervistati sostiene di non averne di precisi, finendo con lo sprecare buona parte del proprio tempo.
Un capo troppo "invadente"
L'eccessiva vicinanza con il proprio capo, magari anche "fisica" della sua scrivania, non aiuta ad aumentare la produttività: la maggior parte di coloro che hanno partecipato al sondaggio sostiene infatti che lavorerebbe meglio se il proprio capo non fosse così vicino o pressante, con continue richieste che interrompono il proprio lavoro.
Riunioni inutili
Quante volte ci si è chiesti, uscendo da una riunione-fiume, quale fosse il reale motivo o utilità del meeting? Ci sono aziende (la maggior parte) dove non si inizia la giornata senza la riunione mattutina, che però spesso finisce con il trasformarsi in una chiaccherata senza grandi risultati. Si calcola che ogni professionista "sprechi" 3,8 ore alla settimana in meeting superflui.
Perdita di tempo
Troppo spesso a far calare produttività e motivazioni sono le perdite di tempo sulla suddivisione dei compiti, che spesso si traducono in mail che rimbalzano da un computer all'altro, soltanto per chiarire "chi deve fare cosa". Il 98% degli intervistati è così poco propenso a questo genere di perdita di tempo da affermare di essere disposto a lavorare anche oltre il proprio orario, pur di fare a meno di questo spreco di tempo.