"Ho 18 anni. E voglio un figlio". Storie di baby-mamme.
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"Ho 18 anni. E voglio un figlio". Storie di baby-mamme.

Nell'Italia dove le gravidanze sono sempre più tardive, si fa strada un'inversione di tendenza controcorrente

A raccontare il fenomeno c’è persino una vasta e variopinta letteratura cinematografico-televisiva. Dalla teenager Juno - sguardo disincantato, codini, e pancione infagottato in enormi felpe - alle protagoniste di 16 anni e incinta, telefilm americano (in Italia trasmesso da MTv), che racconta le storie di chi, fra piercing, concerti e compiti in classe, ha scelto di diventare una mamma-bambina, passando per la pellicola 17 ragazze, ambientato in un liceo francese, dove si racconta la storia vera di 17 adolescenti che, contemporaneamente, decidono di rimanere incinte sostenendosi l’una con l’altra. E sfidando i pregiudizi.

Nel linguaggio medico si parla di gravidanze precoci. Altri, invece, la chiamano generazione Juno, dal nome appunto della giovanissima protagonista dell’omonimo film. Fatto sta che quello delle ragazze che decidono di mettere al mondo un bambino prima dei 18 anni - o poco dopo - è un fenomeno in aumento con picchi vertiginosi che si registra a livello globale. Ma mentre in Inghilterra e negli Stati Uniti sono corsi ai ripari con seminari di educazione sessuale nelle scuole, volantini informativi diffusi da consultori e studi medici, e trasmissioni televisive ad hoc, in Italia i livelli non sono ancora così massicci.

Eppure, i numeri, per parlare di vero e proprio “caso”, ci sono. Con una leggera differenza. Se fino a tre anni fa, infatti, si era verificato un preoccupante boom di gravidanze fra le adolescenti in età ancora scolare (dai 16 ai 18 anni), e Giorgio Vittori, presidente della Società Italiana di Ginecologia e Ostetricia (Sigo), invitava la società a prenderne atto “per evitare che le conseguenze degli errori di una mamma-bambina si moltiplichino nel tempo”, ora il fenomeno riguarda soprattutto ragazze che sono sì giovanissime, ma che hanno almeno compiuto la maggiore età. Ogni anno le donne sotto i 20 anni (teenager comprese) che rimangono incinte sono infatti oltre diecimila. E così, in un’Italia dove in media il primo figlio arriva ben oltre i 30 anni, si registra una timida e ribelle inversione di tendenza. Perché dare alla luce un bambino, per queste mamme, non è il frutto di un errore. Ma di una scelta.

“Gravidanze cercate, sì, ma non sempre consapevoli”, mette però in guardia Alessandro Albizzati, neuropsichiatra infantile responsabile del progetto “Madri adolescenti: due minori a rischio” promosso dall'Ospedale San Paolo di Milano che, ogni giorno, assiste con aiuto pratico e psicologico decine di baby-mamme milanesi. Più o meno quello che fanno i diciannove consultori pubblici diffusi nel capoluogo lombardo. Dove le storie di mamme adolescenti, o appena ventenni, sono tantissime. E ognuna è diversa.

Come quella di Jennifer, 18 anni compiuti a giugno, un appartamento da quaranta metri quadrati in condivisione con il compagno di due anni più grande, nella periferia est di Milano. “Manuel è nato il giorno dopo il mio compleanno: il regalo più bello che la vita potesse farmi”, racconta a bassa voce dopo averlo fatto addormentare. “Quando ho visto le due linee sul test di gravidanza per un attimo mi si è appannata la vista, e tutto il mondo si è fermato. Mi sono detta: ora tutto cambia”. Ed è cambiato. “Il prossimo anno sosterrò l’esame di maturità compatibilmente con la maternità, e spero che i professori siano comprensivi – racconta –Certo: so benissimo che non andrò mai all'Università, che non diventerò mai una donna in carriera e che dovrò dire addio a feste e serate in discoteca. Ma non mi importa. Io, Fabio e Manuel siamo una famiglia, loro sono in mio mondo. E’ questa è l’unica cosa che conta". Anche a 18 anni.

E se la maternità "è come sentirsi colpire in petto da una fucilata”, scriveva Oriana Fallaci nella sua “Lettera a un bambino mai nato”, difendendo il diritto alla vita, Christian, che oggi compie un anno, non è stato una pallottola vagante per Francesca. La “fucilata”, lei, 20 anni, l’ha cercata con determinazione e precisione. E oggi è felice. Nonostante i sacrifici che lei e il padre del bambino, con il quale si sposerà fra qualche mese, devono sostenere. “Lo so che può sembrare strano che una ragazza così giovane voglia diventare mamma – racconta con voce dolce e profonda – ma del resto è quello che facevano le nostre nonne: un matrimonio in età giovanissima e poi subito un figlio. E chi dice che fosse così sbagliato?”.

Non c’è traccia di “incoscienza in fondo al basso ventre”, come cantava Francesco Guccini, neppure secondo Alessia, 22 anni, mamma di una bimba di sedici mesi. Per lei questa gravidanza era un sogno accarezzato da più di tre anni. Per un motivo di cui non fa mistero e che anzi rivendica: “I miei genitori hanno divorziato  quando avevo dodici anni. Non ho avuto un’infanzia felice. Ho sempre pensato che sarei guarita da questo dolore solo con una famiglia tutta mia, che colmasse il vuoto d’affetto che avvertivo. Lorenzo, il mio compagno, mi ha capita in pieno. Ed eccoci qua”.

Quella “goccia di vita scappata dal nulla”, sempre per descriverla con le parole della Fallaci, ha travolto come un’onda, invece, Laura, 19 anni: “Non è stata una gravidanza programmata. Ci conoscevamo da poco e non sapevano se la nostra sarebbe stata una di quelle storie destinate a bruciarsi in pochi mesi o a durare tutta la vita. Di sicuro, comunque andrà a finire fra noi due, non mi sono mai pentita per un attimo di aver messo al mondo Lucilla, che oggi ha un anno e tre mesi”. Le difficoltà? Ci sono eccome. A cominciare dai colloqui di lavoro.  “Quando dico che sono già mamma vent’anni, tutti sgranano gli occhi. E allora mi verrebbe da dire: ebbene sì, ho fatto un figlio. Mica ho rapinato una banca".

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Arianna Giunti