Fabrizio Corona: "Tra tre anni muoio, che m’importa"
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Fabrizio Corona: "Tra tre anni muoio, che m’importa"

Oggi è uscito dal carcere. Qui una vecchia intervista del 2010 in cui l'uomo Fabrizio parlava di sè

Io e Fabrizio Corona ci siamo conosciuti quando ho iniziato a lavorare con suo padre Vittorio Corona nel 2004. Da allora abbiamo condiviso alcuni momenti importanti (l’ospedale, la morte improvvisa di suo padre, il funerale, i ricordi) e altri meno ma pur sempre significativi legati ai nostri rispettivi lavori (io giornalista e lui agente di paparazzi). Poi il buio. Dopo l’inchiesta Vallettopoli che gli è costata il carcere Fabrizio non è stato più lo stesso. Ricordo di averlo incontrato una sera, forse era il 2009, sembrava sconvolto. Di ritorno dall’avvocato aveva appena capito quale sarebbe stato il suo destino; ma ciò che lo feriva di più, mi confidò, era non poter dare un futuro alla fidanzata di allora, Belen Rodriguez. I due erano insieme, lei non era di buonumore e rimase in macchina; dopo qualche minuto di conversazione l’ho invitato a entrare nel locale in cui mi trovavo. Ero lì per una festa di laurea di una collega che lui conosceva. Speravo di rallegrarlo. Venne con me ma non sembrava lui, non toccò neppure un bicchiere di vino. Quando lasciò la festa sentii che qualcosa di più grande di noi stava succedendo. Qualcosa di talmente grande che lui stesso, che tutto teneva sotto controllo, non era riuscito a prevedere. Da allora non ci siamo mai persi di vista. Credo sia dovuto a quel legame col passato che ci teneva uniti e che ha contato molto. Per lui ovviamente, ma anche per me.

Qui sotto pubblico un’intervista di cinque anni fa, uscita su Panorama, in cui racconta di sé. Era ancora fidanzato con Belen, tra alti e bassi. L’amava ma non glielo sapeva dimostrare. Credo di averlo preso per stanchezza in uno dei rari momenti in cui era sincero. E la pubblico per questo. Dopo questa intervista lei andò su tutte le furie e lui, dopo averla riconquistata, si pentì di avermi parlato. Poi una sera d’estate di alcuni mesi dopo, riuscimmo a chiarirci. E a guardarci con l’affetto di sempre. È stata l’ultima volta che l’ho visto. Oggi dopo due anni e mezzo di carcere è ai servizi sociali.

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Panorama, 29 aprile 2010

Da Fabrizio Corona non sai cosa aspettarti. L’appuntamento è saltato tre volte, una senza preavviso. L’ultimo sms, arrivato a mezzanotte, non lascia ben sperare: «Vediamoci domani, scusa ma ho avuto dei casini». E il giorno dopo il suo benvenuto, nell’ufficio a pochi passi da corso Como, a Milano, non promette meglio.

«Ti do venti minuti, non ho molto da dire di me». Invece poi di cose da dire ne ha. La prima è che ha passato due giorni difficili: la sua fidanzata Belen Rodriguez lo vuole lasciare. «Mi ha distrutto la casa. Gli ultimi due giorni li ho passati a convincerla che non sono l’uomo sbagliato che crede. È impazzita di gelosia perché ha visto le foto di una campagna pubblicitaria che ho fatto con la modella Francesca Fioretti: lei in intimo e io nudo dentro un letto. Non gliel’avevo detto perché sapevo come sarebbe finita. Eravamo alle Seychelles, facevamo l’amore ogni ora, stavamo divinamente. Non volevo rovinare tutto».

Non sembra dilaniato dal dolore...

«Belen dice la stessa cosa. Dice che non vuole un uomo accanto che non dimostra quello che prova. Ma non posso farci niente, sono fatto così».

L’ufficio di Corona non è più quello di una volta. Prima dell’inchiesta Vallettopoli, che gli è costata il carcere, stava in un open space di 500 metri quadrati con trenta dipendenti. Allora dietro la scrivania c’era il poster di Paperon de’ Paperoni e il cellulare aveva la suoneria del Padrino. Oggi riceve in un ufficio di quattro stanze, dietro la scrivania ha una gigantografia di Belen e la suoneria del telefono è una musica che sembra il jingle degli spot Mulino bianco. Il 27 aprile apparirà nella fiction di Canale 5 Squadra antimafia 2. Sarà il Catanese, un malavitoso che alla quarta puntata esce di scena. Ma lui non sembra entusiasta.

«Trenta pose per trenta mila euro. Sono bravo a fare l’attore, ho talento, però non fa per me. Devi lavorare duro e ti pagano una miseria. Raoul Bova, il più bravo, al massimo prende seicento mila euro per sei mesi di lavoro. Io da gennaio, facendo mille cose insieme, ho già fatturato due milioni».

Corona parla sempre di soldi. È ossessionato dal denaro. In mezz’ora di anticamera nel suo ufficio si sente solo parlare di cifre. Impartisce ordini ai collaboratori, quelli di sempre, Marco Bonato e Tiziano Bruno. «Sono la mia famiglia. Oltre a loro c’è Josè, un ecuadoregno, e Killer, il mio guardaspalle, che si è fatto dodici anni nel carcere di Napoli».

Eppure, lei nasce bene. Suo padre, Vittorio Corona, è stato un giornalista stimato e sua madre viene da una famiglia di legali da generazioni. Perché è ossessionato dal denaro?

Se le offrissero 5 mila euro per una comparsata in discoteca non li prenderebbe? I soldi ti rendono libero. Sono uscito di casa a diciotto anni perché non ero felice, in famiglia c’erano tanti problemi e io ero l’unico che non esternava i suoi. Me ne sono andato per stare meglio. Prima dell’inchiesta avevo costruito un impero e avevo appena 30 anni. Quanti trentenni conosce in Italia che riescono a fare quello che ho fatto io?

A 18 anni che ragazzo era?

Irrequieto. Sono sempre stato adrenalinico. Facevo a botte spesso.

Per questo ora fa la boxe?

Da cinque anni mi alleno seriamente. Mi scarica, però non abbastanza.

Tre mesi di galera l’hanno cambiata?

Ora mi sento invincibile. Mi hanno tolto casa, macchina, quattro milioni di euro, e sono ripartito da zero. Non ho paura di tornare dentro né di morire. L’altro giorno uno è venuto a chiedermi il pizzo e mi ha puntato una pistola in faccia. Gli ho detto: sparami! Non ho avuto paura neanche per un attimo.

In che rapporti è con la sua famiglia?

Grazie a Belen sono migliorati. Lei dice che non vuole stare con un uomo che non parla con la madre. Dopo l’inchiesta sentivo mia madre una volta al mese, ora una volta alla settimana.

I suoi fratelli?

Il piccolo, Federico, lo sto aiutando a prendere la patente. Con Francesco non ho rapporti.

Suo fratello è un bravo videomaker. Potreste lavorare insieme.

Meglio di no. Lui è un fighetto, un alternativo. Non mi può vedere.

Da suo padre cosa ha imparato?

Eravamo diversi, ma lo amavo molto. Ero più legato a mio padre che a mia madre. Il suo funerale è stato il momento più brutto della mia vita, ma non ho pianto. Da lui ho ricevuto il dono della scrittura. È successo recentemente. Non avevo mai preso una penna in mano e quando l’ho fatto le parole scorrevano da sole.

Farsi vedere per come si è per lei è un pregio o un difetto?

Un difetto. Io non so farmi vedere per come sono dentro. Belen mi rimprovera di questo. Dice che non mi ha mai sentito lamentare o chiedere aiuto. E non vuole un uomo così. Ma io non ci riesco.

Da chi è rimasto deluso?

Da Lapo Elkann, se lo trovo per strada... Per il resto non mi delude più niente. L’altro giorno ero in un ristorante e sono arrivati tanti giornalisti importanti. Loro contano qualcosa, però io non mi sento meno bravo di loro. Ho un senso delle notizie che loro se lo sognano.

E Lele Mora?

Gli sono riconoscente. Non lavoriamo più insieme, ma mi aiuta a fare serate e a trovare sponsor.

Con Barbara D’Urso, con cui aveva litigato in tv, si è chiarito?

Non ancora, facciamo maturare la cosa.

Perché piace alle donne?

Sedurre mi viene spontaneo. Però Belen non l’ho mai tradita. Nina invece sempre, con tutte.

Piange mai?

Solo per Belen. Lei mi ha cambiato, mi ha insegnato a staccare dal lavoro e a volermi più bene. Non vedo il mio futuro senza di lei, però non so essere geloso. Neanche adesso che siamo in crisi. Appena litighiamo pensa al suo ex Marco Borriello. Ma non lo temo, siamo diversi.

Nel lavoro invece cosa fa esattamente?

Potrei fare tutto, mi hanno offerto di fare cinema e tv, tuttavia si guadagna poco. Mi sveglio la mattina e decido. Una volta con le foto guadagnavo 150 mila euro al mese, oggi ne prendo cinque mila. Per il resto mi occupo della mia immagine, dalle serate alle campagne pubblicitarie. Ma investo anche in centri commerciali, ho aperto un negozio con Belen, ho lanciato Jumpers, linea di occhiali di gomma pieghevole che fa concorrenza a quella di Lapo Elkann. E accetto gli inviti ai matrimoni, a pagamento. Poi con la Tao 2 sto lavorando al reality Gossip, sui paparazzi. Solo che metà di quelli che dovevano partecipare è indagata, e per ora non si fa.

Mentre parla ingoia cinque compresse di integratori, l’azienda che pubblicizza gli ha regalato cento scatole di prodotti.

«Di queste dovrei prenderne al massimo tre al giorno. Io ne assumo dodici. Ieri sera ho bevuto tre americani, tre birre, due mojito e ho mangiato cinque pizze. Ma rimango magro (e mostra la pancia)».

Non le fanno male?

Malissimo. Ma tanto tra tre anni muoio, che m’importa.

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Annalia Venezia

Portatrice sana di occhiali, giornalista prestata alle ore piccole (o nottambula prestata al giornalismo?), da sei anni curo la rubrica Periscopio di Panorama. Dopo ogni festa, prima di addormentarmi, ripeto come un mantra la frase di Nietzsche «se scruterai a lungo nell’abisso, anche l'abisso scruterà dentro di te» e ogni volta mi chiedo come abbia fatto a scriverla senza essere mai stato a un party della fashion week.

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