I primi 40 anni di una musa (im)perfetta
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I primi 40 anni di una musa (im)perfetta

Tutto ebbe inizio con una foto del 1990: lei, quindicenne nuda e magrolina, rivoluzionò i canoni della bellezza e dello stile. Ancora oggi, nulla ne ha intaccato il fascino, né gli scandali, né il passare del tempo. E mentre festeggia il compleanno vestita da coniglietta di Playboy, il mondo dell’arte le dedica una mostra con le immagini più belle della sua carriera.

Il 16 gennaio Kate Moss compie 40 anni e li festeggerà a modo suo: con un servizio fotografico su Playboy, il primo in carriera (s)vestita di tutto punto da coniglietta, coda e orecchie comprese, e con una mostra londinese (dal 17 gennaio) intitolata Kate Moss: 40, a retrospective in cui l’artista inglese Russell Marshall rivisita 10 immagini iconiche della carriera della modella inglese: da quando, appena, quindicenne, apparve sulla copertina della rivista inglese The Face fino alle fotografie più recenti, testimonial glamour di marchi di lusso.

Dal 1990, anno di quello scatto sulla spiaggia, autrice la fotografa Corinne Day, fanno quasi 25 anni. Un tempo infinito in assoluto, ancora di più nella moda e in termini di spendibilità di una faccia, per quanto bella. Modelle famose quanto lei hanno segnato epoche precise, Twiggy gli anni 60, Lauren Hutton i 70, ma nessuna è mai stata in grado di attraversare le epoche, essere rilevante per quasi tre decenni, creare mode e stili. E rivoluzionare i canoni estetici: quando appare sulla scena, nuda e magrolina, siamo ancora in tempi di supermodel come Cindy Crawford, Christy Turlington, bellezze ipervitaminizzate e muscolose.

Con una sola foto, quella foto, cambia tutto: basta con le forme, le spalline imbottite, il trucco pesante e gli eccessi. Gli anni 80 sono finiti. Si entra negli anni 90, dove la normalità è una dote e la magrezza il valore assoluto. Con un misto di disapprovazione e compiacimento tipico del mondo fashion e di chi lo osserva, il nuovo stile viene definito heroin chic. E Kate Moss ne è l’immagine. Dice Russell Marshall autore di Kate Moss: 40 A Retrospective: "Le altre celebrities vanno e vengono. Lei rimane. Ma non perché sia una sopravvissuta o una attaccata alla fama. Semplicemente perché, anno dopo anno, è sempre più grande, luminosa e iconica".

Difficile dire se sia solo fortuna o anche talento, ma Moss è anche la modella che più di ogni altra è stata avvantaggiata dal modo in cui è cambiato il consumo di cultura pop e il nostro modo di guardare alla moda negli ultimi dieci anni. Passando dalle riviste patinate ai blog, dalle immagini glamour allo strapotere dello street style, non c’è più bisogno di un servizio posato per dettare uno stile, basta una sua foto paparazzata in giro per Londra in skinny jeans e ballerine per far sì che ragazze in ogni parte del mondo corrano nei negozi a comprare quello che hanno visto indosso a lei.

Lo stesso vale per le immagini della sua vita privata, più efficaci di qualsiasi campagna mediatica studiata a tavolino: Kate e Johnny Depp, Kate in shorts a Glastonbury, Kate in vacanza a Saint Tropez, Kate a Ibiza a feste alle quali noi non saremo mai invitati. Persino quando viene fotografata mentre va al pub la sua immagine è perfetta, più vera ed efficace in termini di identificazione e quindi di possibile spinta all’acquisto di qualsiasi pubblicità. Quando, nel 2005, all’epoca fidanzata con Pete Doherty, viene filmata mentre sniffa cocaina e quei fotogrammi finiscono sulle prime pagine dei tabloid inglesi, è uno scandalo che dura quello che sia giusto che duri: il tempo di una visita in rehab per soddisfare la voglia di pentimento dei più bacchettoni. Ciò che invece rimane è la classe con cui Moss affrontò il tutto e, cosa non meno importante, come anche in quelle foto sgranate, in shorts e stivali neri di pelle, fosse assolutamente e meravigliosamente perfetta.

Da ragazza simbolo del grunge all’inizio degli Anni '90 a signora ormai sposata (ovviamente con una rockstar: Jamie Hince dei The Kills) passando per musa di stilisti e artisti come Lucian Freud. In 40 anni di vita Kate Moss ha fatto tutto tranne una cosa, che è poi la chiave del suo ininterrotto fascino: parlare troppo di sé. Attenta a non esporsi e fedele al motto "mai lamentarsi, mai dare spiegazioni" insegnatole dall’allora fidanzato Johnny Depp, Moss ha lasciato che fossero gli altri a definirla. Si tiene alla larga da Twitter, ha un profilo Instagram anonimo, non scrive libri di ricette. In un mondo di gente che urla per farsi notare, Kate è rimasta in silenzio, ha fatto parlare la sua faccia, ha fatto sì che fossero gli altri dedicarle articoli, saggi, opere d’arte.
"Per essere una cattiva ragazza, è molto ben educata" ha detto di lei Keith Richards. Nel ruolo di musa silenziosa, si è limitata a fare sempre, in modo straordinariamente professionale, ciò per cui è pagata: mettersi in posa, farsi fotografare, diventare la tela bianca sulla quale gli altri potessero scrivere. Una dimostrazione di umiltà così forte che non può che nascondere una grande intelligenza. Neanche l’arrivo dell’altra Kate, quella Middleton madre del futuro Re d’Inghilterra, l’ha offuscata. Ai tempi del matrimonio reale, nell’aprile 2011, Londra fu invasa da foto di Moss nuda con il velo da sposa, il bouquet e una scritta: "C’è solo una Kate". Ieri, come oggi, alla vigilia di un compleanno così importante è chiara solo una cosa: 25 anni di carriera non si possono improvvisare. E non esiste una ricetta per diventare Kate Moss. Bisogna nascerci.

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Simona Siri