Giulia Di Quilio: "Vi svelo tutti i segreti del burlesque"
(Ufficio Stampa)
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Giulia Di Quilio: "Vi svelo tutti i segreti del burlesque"

"Il burlesque? E’ un finto strip, una performance che ha più a che fare con la sensualità e la femminilità"

Per qualcuno è una sfumatura di seduzione. Per altri è una sottile forma di potere – è il gioco del concedersi o negarsi, senza mai svelare tutto o troppo. La moda del burlesque non accenna ad arrestarsi perché, in fondo, calarsi nel ruolo dell’inarrivabile femme fatale regala sempre un piacere gustoso. Sia a chi si spoglia, mai del tutto, sia a chi assiste alle performance dai sapori anni ’40. Giulia Di Quilio, attrice di teatro e cinema – ha recitato anche ne La grande bellezza di Paolo Sorrentino – e regina italiana del burlesque, svela a Panorama.it i segreti le curiosità del genere di spettacolo che profuma di fascino e mistero. 

Giulia, sei considerata una delle regine italiane del burlesque. E dire che hai iniziato per caso, a trent’anni, in un momento in cui la tua carriera era in fase di stallo.

E’ stato del tutto casuale. Ero ferma come attrice e pure in crisi sentimentale. Su internet ho scoperto una collega che faceva burlesque e mi sono documentata: guardando un po’ di video sono rimasta stregata e ho pensato subito che si trattava di una cosa adatta a me. 

Una folgorazione. Il fattore nudo non ti ha intimorito?

Mi ha aiutato il mio background teatrale e avendo fatto la modella per molti anni il nudo non è mai stato un tabù. Di fatto mi è servito a rilanciare la mia carriera: prima ho partecipato a Lady Burlesque, il talent di Sky Uno, poi ho fatto il musical Burlesque con Gino Landi – dove ho cantato per la prima volta nella mia vita – e mi si sono aperte nuove opportunità che non immaginavo.

Il burlesque per te è più un lavoro o un’intrigante forma di arte?

E’ una terapia (dice ridendo). Aiuta a recuperare un certo tipo di rapporto col corpo e la femminilità. Pur avendo fatto la modella, ad esempio, avevo i miei complessi: il burlesque abbatte i canoni di perfezione e giocando con l’ironia insegna che non bisogna essere a tutti i costi strafiga. Io ad esempio ho fatto pace con la mia timidezza: sul palco devo interpretare la femme fatale, la donna dei sogni, non posso avere timori o paure. 

Il gioco erotico è fortissimo.

Certo, ma nel burlesque si osa molto meno che in un calendario o in un servizio fotografico. In realtà è un finto nudo, è più un pretesto per giocare allo spogliarello: ci si spoglia ma la mutandina non si toglie mai e il seno rimane sempre parzialmente coperto. E’ un finto strip, una performance che ha più a che fare con la sensualità e la femminilità.

Regina di sensualità raffinata in salsa burlesque è Dita Von Teese: la consideri un modello a cui ispirarti?

Sì. Ha una femminilità molto elegante e si rifà al mondo classico del burlesque – penso alla danza con i ventagli e al richiamo alla coppa di champagne – chi mi piace molto. Da performer internazionale è diventata un mito. Lei è la regina dei corsetti, io invece non li uso in tutti i numeri e quando li indosso non stringo tanto perché grazie a Dio ho un punto vita molto definito.

Chi vedresti come ballerina di burlesque tra le attrici italiane?

Beh, ho visto Claudia Gerini che lo faceva in un film di Fausto Brizzi: lei è perfetta perché ha un’immagine molto burlesque, ha una fisicità morbida che si presta bene per le performance. Vedrei bene anche Valentina Cervi.

Hai mai ricevuto qualche richiesta bizzarra?

Tra le cose più particolari che ho fatto, c’è stata la festa di compleanno di un milionario a Nizza: sono stata scelta per la serata e mi sono esibita in una villa pazzesca in Costa Azzurra. Cose strane no, anche perché il circuito burlesque ha un pubblico di habitué molto settoriale: spesso sono feste in maschera in cui anche chi partecipa è vestito a tema, spesso anni ’40 e ’50.

Ti scrivono molte donne per chiederti consigli?

Parecchie. E alla fine di ogni spettacolo mi avvicinano per domandarmi se tengo corsi: il burlesque è un one woman show assolutamente femminile.

Svelaci i segreti per una perfetta esibizione.

Più ci metti del tuo mondo, più il numero è riuscito. La performance deve contraddistinguersi per mood, gusto e un certo tipo di musica. Non è semplice esercizio di stile ma dentro c’è tutto un linguaggio espressivo e una parte del mondo di chi lo mette in scena. 

Dal burlesque alla corte di Paolo Sorrentino. Ti abbiamo visto di recente nel cast de La grande bellezza. Che esperienza è stata?

Meravigliosa. Non capita spesso di lavorare su un set così importante, sia per produzione che per direzione. Mi sono sentita coccolata come una star, pur non essendo una big. Paolo è stato meticoloso e mi ha aiutato nelle mie scene: mi sono trovata a mio agio nonostante un set così importante potesse incutere un certo timore.

Come ci sei arrivata al provino?

Tramite una mia amica che era appena stata al provino. Mi ha detto che Sorrentino cercava attori per il suo prossimo film così ho sguinzagliato il mio agente e dopo una decina di giorni, quando mi ero persino scordata della cosa, ho ricevuto una chiamata dalla responsabile del casting. Il primo impatto è stato fortunato perché hanno voluto subito farmi vedere da Paolo. Io avevo un impegno importante ma sono rimasta perché sentivo che quell’occasione me la sarei dovuta giocare fino in fondo. 

In effetti, poi è andata bene.

Paolo non è uno che parla molto e non mi ha subito detto che andava bene, ma ho intuito che ci potevo stare in quel personaggio. La mia intuizione era giusta tanto che sono poi stata confermata. 

La tua amica invece è stata presa o no?

No, non è stata presa.

Un classico insomma. A fine luglio invece torni a teatro e riprendi il Miles Gloriosus di Plauto, con Edoardo Siravo.

Interpreto un’esilarante peripatetica. Porteremo la commedia plausina nei teatri antichi italiani. Poi ci saranno delle piccole cose in tivù, tra cui un episodio in un film horror di Sergio Stivaletti, un maestro del genere, che andrà in onda su Italia 1. Ma aspetto nuove occasioni per altri film: è un momento particolare anche per il cinema, ma dopo La Grande bellezzaci sono state delle chiamate che spero si concretizzino presto.

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Francesco Canino