#dontjudgechallenge, la catena boomerang che "salva" solo i belli
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#dontjudgechallenge, la catena boomerang che "salva" solo i belli

Doveva essere una sorta di campagna di sensibilizzazione per imparare ad accettarsi per quello che si è, ma i veri "brutti" non hanno aderito

E' facile dire "Brutto è bello" se dietro al trucco c'è un viso da modella e modello. E' questo il senso della polemica scatenata dalla challenge #dontjudgechallenge, una catena Instagram nata col nobile scopo di smitizzare il valore dell'estetica invitando gli adolescenti a condividere via social un breve video o foto nella quale ci si mostrava volutamente "imbruttiti" senza vergogna.

Dopo la foto "da brutti" ne doveva seguire una seconda "Al naturale". Peccato che dietro a baffi finti, monociglio e brufoli posticci ci fossero dei visi di ragazzini da copertina con occhi azzurri, lineamenti sottili e sorriso da star. Da qui la polemica.

A lanciare la challenge era stata la beauty blogger Em Ford e soprattutto in Inghilterra ed America, in una settimana, sono stati un milione e settecento mila i ragazzini che hanno aderito al tormentone.

L'incongruenza tra il "Non giudicare dalle apparenze" e l'effetto dello svelamento della bellezza dei ragazzi che hanno "sposato la causa" ha fatto imbufalire i "veri" brutti che hanno risposto a suon di hashtag e commenti: "Come potete aspettarvi che le persone diventino più sicure di loro se con questi tweet vi prendete gioco di loro e delle loro insicurezze - chiede qualcuno - Sapete davvero cosa significa essere brutti?. Questa sfida è la cosa più stupida che esista. Persone attraenti che si dipingono la faccia e che ti dicono: vedi sono bello".

In Italia la challenge non ha avuto successo e gli adolescenti italiani si sono mostrati compatti nel non sposare questa iniziativa che, come chiosa qualcuno: "E' solo fatta da gente bella che finge di vergognarsi del proprio aspetto per sentirsi dire che è bella"

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#dontjudgechallenge

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Barbara Massaro