Cucina fai da te: gli italiani mettono le mani in pasta
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Cucina fai da te: gli italiani mettono le mani in pasta

Gli italiani passano sempre più tempo davanti ai fornelli. Tra riviste, programmi tv, blog...

Tempi duri per la tavola di primavera: Papa Francesco ha chiesto ai fedeli di fare a meno di agnello e capretto pasquale e per altri prodotti tradizionali, come le uova di cioccolato e le colombe, le vendite sono scese del 10 per cento. Colpa della crisi, certo, ma anche di un nuovo modo di consumare degli italiani, che invece di acquistare prodotti industriali al supermercato preferiscono mettere le mani in pasta e prepararli. Una nuova autarchia della tavola che è stata fotografata da una recente indagine Coldiretti-Swg da cui emerge che un italiano su tre (il 33 per cento) cuoce più spesso rispetto al passato la pizza in casa, il 19 per cento prepara il pane, il 18 marmellate, sottoli o sottaceti, il 13 la pasta e l’11 per cento i dolci.

Gli italiani, che acquistano riviste di cucina, affollano i corsi enogastronomici e si scambiano ricette su blog specializzati, passano in media davanti ai fornelli 56 minuti al giorno, 69 la domenica e i giorni festivi. "C’è una ritrovata voglia di stare in casa e soprattutto di mettersi alla prova attraverso i fornelli" conferma a PanoramaChiara Maci, giovane e affermata food blogger che riceve quotidianamente centinaia di email sui suoi due blog, Chiaramaci.com e Sorelleinpentola.com. "La crisi c’entra fino a un certo punto, fare la spesa e acquistare materie prime di qualità ha un costo comunque elevato, però la soddisfazione di vedere lievitare la propria colomba in forno non ha prezzo".

Sarà per questo che i consumi di ingredienti hanno preso il volo: lo scorso anno le vendite di farina sono salite dell’8 per cento, quelle di uova del 6 e quelle di burro del 4. "Stiamo assistendo alla nascita di un nuovo consumatore, meno interessato ai lustrini e ai gadget su cui le grandi marche hanno costruito il loro vantaggio competitivo" sostiene Mauro Ferraresi, docente di sociologia dei consumi e direttore del master in made in Italy dello Iulm di Milano. "Tutto questo si sostanzia in nuovi comportamenti: per esempio, la fase di scelta e d’acquisto dei prodotti è più lunga e si va alla ricerca del miglior rapporto qualità/prezzo, mentre sono crollate le vendite dei piatti pronti a favore di quelle dei singoli ingredienti".

Un cambiamento che sta spingendo molte aziende alimentari a rivedere le politiche di marketing e comunicazione, dando la preferenza a prodotti meno elaborati. "È un po’ come se andassimo al supermercato con gli occhi delle nostre nonne" continua Ferraresi.

Alla riscoperta della cucina e delle materie prime di qualità è legato anche il successo del Bimby, robot che consente di cucinare direttamente nel suo boccale e che dopo 35 anni di onorato servizio fa bella mostra di sé in 2 milioni di cucine italiane. Un record per un utensile che costa oltre 1.000 euro ed è venduto solo attraverso un piccolo esercito di 6.500 persone incaricate di fare dimostrazioni direttamente a casa. «Il nostro è un successo che nasce dalle persone che acquistano il prodotto e poi ne diventano ambasciatori» dice Francesco Marchese, presidente della Vorwerk Contempora, la società che commercializza il Bimby, "ed è legato a tre vantaggi: il risparmio di tempo nella preparazione dei cibi, la possibilità di scegliere le materie prime e gli ottimi risultati".

Decine di libri e siti specializzati spiegano a giovani spose, madri in crisi e cuoche provette come preparare una bavarese alle fragole in 15 minuti piuttosto che i canederli in 10. Eppure il Bimby o lo si ama o lo si odia. "È vero, però, che pure gli chef stellati lo usano nelle loro cucine per accorciare i tempi di preparazione..." rivela Maci. E lei lo utilizza? "Io ancora no, ma mia mamma, bolognese e grande cuoca, non può farne a meno e il suo purè Bimby è il più buono del mondo".

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