Coffee design, emozioni da gustare
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Coffee design, emozioni da gustare

Quando il caffè da miscela si trasforma in idee regala sensazioni uniche

Il cibo è sempre meno una necessità, un bene di sussistenza e sempre più un’esperienza sensoriale. Sì, perché oggi il vero lusso non è sfoggiare una borsa da “lista d’attesa” oppure un capo firmato, ma è dedicare del tempo a se stessi. Ecco perché i viaggi, anche quelli che coinvolgono i cinque sensi, sono ciò per cui si è disposti a spendere. Ed ecco perché, da qualche anno a questa parte, il food design è diventato perfino un corso universitario che insegna l’arte (perché è di questo che si tratta) di trasformare il cibo in vere opere di design.

E’ cambiato il modo di approcciarsi al cibo, di assaporare le diverse pietanze e di gustare quei sapori tipici della tradizione. Il food design vuole riunire tutto ciò sotto uno stesso manifesto che non tocca solo l’argomento cibo, ma anche una parte di psicologia, un pizzico di sociologia e infine una spolverata di tecnologia: così, anche gli chef si sono visti costretti ad allargare le proprie competenze e a portare l’architettura in cucina e dietro i fornelli.

Fino a un decennio fa nessuno chef si sarebbe mai immaginato di dover far uso di tecniche di disegno industriale per la realizzazione di un piatto. Invece non solo si è dimostrata una buona strategia (anche di vendita) ma insieme alle opere d’arte commestibili, sono nati via via, tutta una serie di accessori che ruotano intorno al cibo,  linee di produzione che restano nel tempo per aiutare tutti noi, comuni mortali, a realizzare piccoli capolavori in cucina. Un piatto, oltre ad essere buono, deve anche essere bello a vedersi, salutare, ricco di sapori e, perché no, culturalmente rilevante.

Tanti gli chef che hanno fatto del food design il proprio cavallo di battaglia e tanti i brand che si sono divertiti e sbizzarriti ad arricchire le loro gamme con prodotti prettamente culinari. E chi avrebbe mai detto che dal food design scaturisse un boom, prima in America e poi in Italia, del cake design per  arrivare oggi a quello è invece identificato come il coffee design.

Lavazza, uno dei marchi di caffè più conosciuti nel nostro Paese, da anni sperimenta, grazie alla collaborazione con noti chef del panorama nazionale ricette di coffee design: il caffè non solo in tazzina e quindi nella sua tipica consistenza liquida, ma anche solido, gassoso, sferificato… insomma imprevedibile, proprio come non esiste solo il gusto nell’assaggio del prodotto più consumato al mondo, ma anche olfatto, vista e tatto.

E così, Massimo Bottura, Antonio Cannavacciuolo, Davide Oldani, Ferran Adrià, Carlo Cracco e ultimamente Giovanni Grasso, Igor Macchia e Matteo Baronetto hanno sperimentato e creato emozioni da gustare. Alcuni esempi? L’Espesso, il primo caffè solido della storia che si ottiene versando in un sifone caffè, gelatina alimentare e zucchero; il caviale al caffè che si ottiene grazie alla tecnica della sferificazione: un’esplosione di piacere per il palato; e ancora il lecca-lecca e il pop corn al caffè, oppure lo zucchero filato al caffè, o l’uovo caldo al caffè, la nuova interpretazione del “bicerin” torinese; e come dimenticare le lenti a contatto al caffè, un gelée servito nel tipico astuccio portalenti per un'esperienza di food design. E di nuovo la granita nitro al caffè decorata con perle di panna e infine, per non farci mancare nulla il coffeekrice, una galletta al caffè dal sapore dolce-salato ottenuto dalla macinatura di pop corn e il rapissino, una mousse dolce di sedano rapa alla nocciola guarnita con un grissino al caffè.

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Alessia Sironi