Audio sex toys, tra il dire, il fare e lo strafare
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Lifestyle

Audio sex toys, tra il dire, il fare e lo strafare

Nel clima di popolarità che l'erotismo sta vivendo in questo periodo, un'idea interessante. Che, tuttavia, mostra qualche limite

L’8 marzo sono andato alla presentazione della prima linea di "audio sex toys".

Naturalmente, a Milano. Naturalmente, zona Navigli. Naturalmente, un’idea femminile (come l’aperitivo, chicchi d’uva e lamponi da piluccare insieme a cocktail al melograno, femminile al 100%).

Evento e prodotto destinato a donne, per la perplessità degli uomini.

Sexion Privée è il nome del marchio, Audio Sex Toy, la sua innovativa linea di giocattoli erotici, che in parole povere significa “voci maschili che sussurrano alle orecchie delle ascoltatrici racconti audaci e disinibiti”.

L’idea, a prescindere dell’enfasi con cui viene pubblicizzata ("Un team di sceneggiatori, attori e registi dà voce alle fantasie trasformandole in vere e proprie storie da ascoltare, in modo privato, dal proprio smartphone") è il brillante parto di un’imprenditrice ex bocconiana, che sulla scia della grande diffusione di erotismo chic, tra libri che una volta avremmo definito Harmony che diventano trilogie erotiche da ostentare, tentativi di emulazione in ogni angolo, fa i conti con un dato incontrovertibile: le donne acquistano più giocattoli erotici degli uomini.

Un business che incontra le fantasie di un pubblico di consumatori vasto e importante come quello femminile è un business, sulla carta, vincentissimo.

Tra il dire e il fare

Quel che lascia perplessi è la realizzazione. Aldilà dell’insopportabile clima fighetto Milano/Navigli (che magari è insopportabile solo per chi scrive e non per chi legge) i testi scritti hanno un’alluretroppo anni ’80, e si rivolgono a donne in tailleur o a donne in grembiule che sognano il tailleur, col risultato che la finta brutalità messa in scena fa più sbadigliare che eccitare.

Le voci degli attori, che sarebbe più corretto definire doppiatori, hanno lo stesso impatto erotico di una pubblicità del Dixan, con la sola differenza che tutto avviene col sottofondo di un ansimare coatto, simile ai peggiori film porno vecchio stile in cui abbronzati gladiatori incontravano siliconatissime biondone che oggi non intrigherebbero più nessuno.

Troppo perfettini

Questi audio toys, così come sono, potrebbero soddisfare solo le fantasie di pudicissime “sciure” avvizzite da anni di insoddisfazione sessuale, vittime di mariti remissivi e noiosi, sostituiti da amanti di carta o di cellulosa d’accatto, che non produrrebbero nemmeno un gemito di piacere in una donna che abbia conosciuto, almeno una volta nella vita, un uomo capace di accendere i suoi desideri reali, e non solo quelli presunti, che non la rappresentano più. Per l'ansia di fare, e non solo di dire, queste registrazioni in streaming strafanno, finendo a essere troppo perfettini, quindi irreali e ridicoli.

La fantasia verosimile

Se una strada realistica verrà trovata, in sintonia con la pornografia che abbandona via via i tristi set cartonati per farsi “amatoriale”, o fintamente amatoriale, producendo quegli inciampi inevitabili, quelle sporcature che rendono le immagini e le scene verosimili e quindi eccitanti, solo apparentemente più grezze e in realtà più raffinate, l’idea degli audio sex toys potrebbe rivelarsi davvero vincente.

Potrebbe perfino rivelarsi nobile, restituendo alla mente il primato erotico che le spetta, essendo il cervello, ben più che le pudenda, la parte anatomica più erotica di cui la natura ci ha dotato, ed essendo le donne, creature sublimamente più mentali della metà del cielo più vicina alla terra, cioè gli uomini, le destinatarie migliori di prodotti che, invece di inibirla, stimolino la pratica più erotica che ci sia: la fantasia.

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Marco Cubeddu

Nato a Genova nel 1987, vive a Roma, è caporedattore di Nuovi Argomenti e ha pubblicato i romanzi Con una bomba a mano sul cuore (Mondadori 2013) e Pornokiller (Mondadori 2015). Credits foto: Giulia Ferrando

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