Roma Capitale dell'ipocrisia amministrativa
ANSA/MASSIMO PERCOSSI
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Roma Capitale dell'ipocrisia amministrativa

Le ordinanze comunali, come le leggi, valgono per tutti o solo per alcuni? Cronaca semiseria di un verbale salato dal retrogusto amaro


L’altra sera sono andato a fare una passeggiata nel quartiere di San Lorenzo a Roma con una ragazza che, a detta dei venditori di rose, diventerà la mia futura moglie.

Dopo aver parcheggiato, mentre raggiungevamo alcuni amici in un locale della zona, ho commesso la grave imprudenza di acquistare una birra da 33cl da un supermercato aperto lungo la strada.

Sono lì che, dopo aver dilapidato una fortuna in rose, medito se non sia il caso di inginocchiarmi e fare direttamente la "proposta" quando in Via dei Volsci veniamo accerchiati da tre volanti della Polizia Locale di Roma Capitale: scendono sette agenti, bloccano la strada, mi chiedono di identificarmi, al che esibisco immediatamente i documenti, gli agenti sorridono, e prima che io abbia il tempo di dire che deve trattarsi di uno scambio di persona (non sarebbe la prima volta che a causa dell'omonimia mi scambiano per il famigerato latitante Cubeddu, quello che in coppia con Farina conquistò una certa notorietà grazie al sequestro Soffiantini) mi comunicano che il mio grave crimine consiste nell’infrazione di un'ordinanza comunale contro l'alcol e mi notificano una contravvenzione da 150 euro.

Genova per noi

Dichiaro le mie perplessità: sono residente a Genova (fatto rilevante, per ragioni etniche percepisco l'importo delle multe come tre volte più alto rispetto al valore reale), non sapevo dell'ordinanza, il supermercato era aperto e mi ha venduto la birra incriminata senza avvisarmi di nulla, un istante dopo avrei buttato la bottiglia nel cassonetto a un metro di distanza. Mi dicono: "Ringrazia il tuo conterraneo", precisano "Volere del Sindaco Marino", si dichiarano "Umanamente comprensivi", aggiungono che "Lui è in vacanza ai Caraibi" e affermano l'incontrovertibile verità di essere dei meri esecutori delle leggi in vigore e di non avere voce in capitolo sulla loro promulgazione.

Non posso far altro che accettare il verbale. Seppur inconsapevolmente, da un punto di vista burocratico, sono in torto.

Certo, con tutto quello che sta succedendo a Roma in questo periodo mi sembra assurdo che la priorità sia scongiurare la libera circolazione del vetro. Ma sebbene lo spiegamento di forze per fermare, controllare e sanzionare un buon diavolo come il sottoscritto mano nella mano con la sua futura (secondo i tanti cupidi bengalesi) dolce metà (che, posso giurarlo, non assomiglia affatto a Giovanni Farina!) mi sia sembrato tanto grottesco e sproporzionato (accertato che non avevamo mai preso parte a sequestri e non ci eravamo mai nascosti in Barbagia mi sarei aspettato meno teatralità) queste persone, mi son detto, fanno il loro lavoro: con un simile esercito di pattuglia, legge e ordine regneranno sovrani.

Legge e ordine un piffero

E invece, salutati cordialmente gli agenti, percorsi pochi metri, ecco diverse persone con bottiglie di birra in mano, per strada, in piedi, seduti, appoggiati a muretti. Sono ovunque, rumorosi e sprezzanti, e nella piazza cuore del quartiere, diventano svariate decine le bottiglie di vetro illegali, mezze piene in mano a illegittimi proprietari, vuote e abbandonate negli angoli lontano dai cassonetti.

Sono perplesso. La scena è da paradigma: ubriachi ammassati per strada, bonghi, musica alta proveniente da chissà quale impianto abusivo, spinelli che girano da una mano all'altra, schiere di sfacciatissimi spacciatori che offrono (anche a noi che passeggiamo) svariati tipi di droghe leggere e pesanti. Ma le pattuglie non sono passate di qua?

Personalmente, trovo ogni tipo di ordinanza poliziesca e repressiva poco efficace e sostanzialmente ridicola. Per quanto questo ammasso di hippy mi indispettisca, la mia vita non ne risulta affatto intaccata, mi basta rifiutare le gentili offerte di sostanze psicotrope (troppo care e di pessima qualità) e girare l’angolo. Sono opinioni discutibili: c’è chi adora questo tipo di accrocchi di fricchettoni, chi al contrario li vorrebbe tutti in galera (e se venisse istituito l’unico corpo paramilitare di cui si sente veramente il bisogno, la Polizia Estetica, non dubito che ci finirebbero in un lampo), ma il punto è: se il lavoro di questa pattuglia della Polizia Locale è quello di pattugliare le strade locali e intervenire laddove si riscontrino illeciti, perché non contrastare i baccanali che avvengono a pochi metri di distanza?

Fanno finta di lavorare?

È questa la domanda che pongo al Centralino della Polizia Locale (la telefonata, mi è stato garantito dall'operatore, è registrata e potrò richiederla alla bisogna), segnalando la mia posizione. Mentre discuto al telefono, ritrovo il terzetto di macchine in via Tiburtina. Al che pongo la stessa domanda alla squadra che mi aveva fermato pochi minuti prima (interrompendo la mia proposta di matrimonio) e non ricevendo alcuna risposta mi permetto di domandare loro se non stiano facendo finta di lavorare invece di lavorare davvero. Ed ecco che l'agente più strafottente e bellicoso, indossati i guanti di pelle, mi dice qualcosa tipo "adesso ti sistemo io, e ti denuncio" (che non sia ancora per la faccenda dei rapimenti?).

L’agente arretra appena si rende conto che sono effettivamente al telefono con il loro centralino e in viva voce. Tento di fare interagire centralinista e agenti in loco, ma a quel punto, rapidamente, tutte e tre le macchine se ne vanno. Sulla strada resta una coppietta di ragazzini, molto giovani, del tutto innocui, anche loro appena multati per la mia stessa ragione (anche a lui i bengalesi suggerivano di chiedere in moglie la ragazza, si stava facendo coraggio con una birretta).

Dal centralino, mi dicono che, essendo verosimilmente troppi i multabili in piazza, "gli agenti sono troppo pochi per intervenire" e suggeriscono che le ragioni del mio sdegno siano da attribuirsi solo al fatto di essere "arrabbiato per il verbale".

Non nego certo il disappunto per la multa (150 euro per una birra li avevo pagati solo in uno strip club francese, e posso giurare che li valeva tutti fino all'ultima goccia) ma, al netto della questione del vetro in sé, la pagherei con meno fastidio se l'applicazione arbitraria delle ordinanze non fosse uno dei tanti sintomi di un'ipocrisia amministrativa diffusa, con multe somministrate solo allo scopo di far cassa e propaganda da vigili urbani nel ruolo di milizia parafulmine, stanca e raffazzonata, a dividere istituzioni e cittadini.

Gli agenti che ho visto al lavoro sembravano solo degli esecutori svogliati e pavidi, impotenti e calcolatori (col piffero che vanno ad affrontare i bellicosi gruppi nelle piazze principali, molto più comodo limitarsi al compitino fermando pochi, innocui e ignari e innamorati contravventori nelle vie laterali).

E questo tipo di conveniente "vedo non vedo", è un protocollo comportamentale ipocrita che sembra all'origine delle spirito di corpo. Perfino il più giovane della brigata, mentre mi lamento al telefono con il loro collega centralinista dicendo "non capisco perché scappino", prima di sgommare via insieme agli altri mi corregge con un moto d'orgoglio più appropriato a uno scafato parassita pubblico prossimo alla pensione che a un giovanotto quasi imberbe: "non usi termini impropri, ci stiamo allontanando per eseguire altri interventi" (immagino ci fossero altre pericolose coppiette da affrontare a muso duro, hanno fatto bene ad andare via a tutta birra).


Senza entrare nel merito della sensatezza di questo tipo di ordinanze, in generale, davvero non si rendono conto le istituzioni cittadine, dalle massime cariche all’ultimo degli impiegati, che l’insofferenza verso di loro deriva anche da questo tipo di aggressiva indolenza?

Che i cittadini normali di fronte alle anormali contraddizioni cittadine vengono spinti a sentimenti che, se tradotti in immagini assomiglierebbero a un commovente murale che vidi anni fa nei pressi di Orgosolo (giuro, mai fatto parte dell’Anonima Sarda!) che rappresentava una folla inferocita con forconi e fiaccole in rivolta contro i tutori dell’ordine?

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Marco Cubeddu

Nato a Genova nel 1987, vive a Roma, è caporedattore di Nuovi Argomenti e ha pubblicato i romanzi Con una bomba a mano sul cuore (Mondadori 2013) e Pornokiller (Mondadori 2015). Credits foto: Giulia Ferrando

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