Gli Yuccie non esistono (e neanche gli Hipster)
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Gli Yuccie non esistono (e neanche gli Hipster)

Si parla tanto della nascita degli Yuccie. Ma non esistono, così come gli Hipster. Il mondo si divide in cicale e formiche. Non è difficile scgeliere da che parte stare

Recentemente, giornali, giornalini e giornaloni italiani si sono fatti prendere dal fenomeno culturale del momento: la morte degli Hipster e la nascita degli Yuccie.
Dopo qualche giorno di dibattito serrato sull’argomento, analisi di tratti distintivi, differenze di provenienza e ambizioni, significato del nome etc, etc, iniziano a sorgere i primi dubbi sulla loro effettiva esistenza.

E, di nuovo, ci ritroviamo a leggere  articoli che sconfessano la nascita di un nuovo movimento estetico, accettando le regle di ingaggio del dibattito: analisi e argomentazioni sul nulle per dimostrare il nulla.

Ora, chi volesse avere delucidazioni, o semplici informazioni su come riconoscerli (e magari come fermarli), può anche smettere di leggere questo articolo.

Chi scrive è decisamente convinto di una cosa: non solo non sono mai esistiti gli Yuccie (né mai esisteranno) ma non sono mai esistiti nemmeno gli Hipster (né mai esisteranno).

E la stessa cosa vale per gli Emo, e tutte le altre categorie sociologico/estetiche che ogni tanto afferrano o sembrano afferrare le giovani generazioni (talvolta contagiando anche gli adulti), compresi i cosiddetti "new normal" o come diavolo si chiamano, cioè quelli che si vestono normalmente ma te lo vogliono far pesare.

Sono tutti hippy

In realtà dovremmo smetterla di dare dignità culturale a questi fenomeni, legittimarli indagandone usi e costumi, sforzarci di rendere al meglio tutte le particolarità temporali e le abitudini consumistiche, gli stati emotivi a cui sentono bisogno di dar sfogo e altre baggianate.
Generalizziamo: sono tutti hippy.

Anche quelli che c’erano prima degli hippy, chiamiamoli comunque hippy.

Cosa sono di preciso gli hippy?

Se ne occupino gli scienziati, quelli che sanno i nomi scientifici degli insetti, per esempio, quelli a cui serve sapere che i ragni non lo sono, ma sono aracnidi.
A noi, che non facciamo ricerca e non compiliamo voci di enciclopedie, non serve affatto sapere niente del genere.

L'unica cosa che ci serve sapere dei ragni, a noi, è che sono cose schifose da schiacciare, quindi insetti (così come i delfini, giriamoci intorno quanto ci pare, sono pesci).

Tutto questo precisare e specificare ci porta fuori strada, ci costringe e venire a patti con qualcosa con cui non dovremmo venire a patti, che dovremmo solo contrastare o, al massimo, isolare, invece di farcene affascinare.

Gli hippy, banalmente, sono una massa di consumatori come tutti gli altri, omologati tanto quanto, se non più, ma con la convinzione di essere alternativi, di non essere consumatori, o essere consumatori particolari.

Per loro le kefiah sono alternative (e anche se le indossano a milioni, e sono prodotte in Cina come tutto il resto, per loro sono sempre alternative), come le All Star, o la cannabis.

Sto generalizzando e banalizzando? Assolutamente sì. Gli hipster non indossano le kefiah? E chissene importa. Cambi la kefiah e aggiungi un risvoltino, e il risultato non cambia.

Sento già montare altre obiezioni, precisazioni, distinzioni: “Ma mentre per gli hippy il mercato era il male per gli yuccie…”, "In realtà sono altre le droghe che...", "Affondano le radici nel quartiere X che è molto diverso dal quartiere Y perché...", "Il lavoro creativo..."

Ma chi diavolo se ne importa?

Pensiamo semplicemente una cosa: i nostri nonni, che ne avrebbero pensato? Cosa ne penserebbero, loro che andavano dal barbiere per igiene, rispetto e tradizione, di queste maledette barberie contemporanee che fanno il verso alla normalità chiamandola "vintage", dove sculettanti fannulloni impomatano altri fannulloni spendaccioni e stanno a massaggiarsi le barbe come un tempo stavano a infilarsi fiori tra i capelli cercando di metterli nei cannoni di qualcuno (peraltro, con che risultati!)?

C’è un solo modo di vedere questi presunti alternativi: sono dei perdenti, vagabondi, privilegiati, sconsiderati. Sono inoperosi e fighetti, tutto quello che fanno non fa che essere contro la virilità (o la femminilità), i valori, la sensatezza, la pianificazione, il darsi da fare, il produrre.

Sono palle di pelo di emotività, sono l’espressione peggiore del benessere (e tra le principali cause sovrastrutturali della sua fine), schiavi del peggior individualismo parassitario.
Discriminiamoli, multiamoli, puniamoli.

O almeno ignoriamoli.

I nostri nonni, quando l’Italia era un Paese in crescita, li avrebbero guardati con sospetto. E anche in America, che ora produce in massa queste bande di pericolosi parassiti, pensiamo a come sarebbero stati trattati questi individui ai bei tempi della corsa all'Ovest, nei saloon. Immaginiamoli entrare con il loro bel calumet della pace insieme ai loro amici indiani con le loro trecce e i loro talismani, e immaginiamo se i minatori, dopo una giornata di duro lavoro, avrebbero voluto ritrovarsi quei depensanti seduti accanto al bancone a gozzovigliare.
Pensiamoli in Cina, oggi. O pensiamo ai cinesi in Italia. Purtroppo anche tra loro, alcuni figli del benessere iniziano a conciarsi in modi decisamente troppo gioiosi. Ma, di base, lavorano, da sera a mattino, per dare un futuro migliore a sé stessi e alle loro famiglie.
Sono formiche.

Questi Yuccie, Hipster, Emo, sono hippy, cicale.

Le cicale frignano tutta la notte.

Le formiche mandano avanti il mondo.

Non mi sembra difficile scegliere da che parte stare.

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Marco Cubeddu

Nato a Genova nel 1987, vive a Roma, è caporedattore di Nuovi Argomenti e ha pubblicato i romanzi Con una bomba a mano sul cuore (Mondadori 2013) e Pornokiller (Mondadori 2015). Credits foto: Giulia Ferrando

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