Fedez, tutto chiacchiere dietro i distintivi?
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Fedez, tutto chiacchiere dietro i distintivi?

Un conto è contraddirsi, un conto è essere privi di identità. L'hip hop non è un genere musicale per fifoni

Dopo l’incidente al Just Cavalli a Milano, Fedez è di nuovo sulla bocca di tutti.

Una delle principali caratteristiche del suo protagonismo mediatico è rivendicare il diritto a contraddirsi (per cui critica la televisione ma la fa, rivendica la provenienza da centro sociale ma si gode gli eccessi in Corso Como, etc, etc).
In questi anni di carriera Fedez ha scritto l’inno dei 5 stelle e si è fatto posterizzare per una campagna di vestiti mentre limona con la sua fidanzata, è apparso tutto tatuato sulle copertine dei giornali come un duro e si è commosso come un bimbo davanti alle telecamere.

Come Caravaggio

Onestamente, ho sempre trovato il personaggio, a pelle, indigeribile.
Poi leggo alcune sue dichiarazioni che prendono a modello Caravaggio e qualche dubbio mi viene: "Chi più incoerente di uno che prendeva soldi dalla Chiesa e usava delle prostitute come modello per dipingere la Madonna?". E aggiunge: "L’apoteosi di quel che si suole definire 'sputare nel piatto in cui si mangia'. Ogni grande artista è incoerente, ogni grande artista prima o poi sputa nel piatto in cui mangia".

Il ragazzo, evidentemente, è più sveglio di quello che a prima vista si potrebbe pensare.

E allora, le sue contraddizioni assumono un senso preciso, perseguire il successo, precetto rispettabilissimo.

Come i rapper americani

D'alra parte, anche tra i ceffi più brutti dell’hip hop americano, le contraddizioni non sono mai mancate.

Il trampolino di lancio dipende dalla "credibilità": è hip hop, non lo Zecchino d'oro, la salita al successo passa per l’appoggio della gente di strada (devi saper menare, devi avere giri illegali, devi essere duro e puro). Ma poi, giustamente, una volta arrivati? L’esercizio del successo fa si che dalla rivendicazione dell’uscita dal ghetto a crogiolarsi nel lusso dello star system il passo sia breve.

Vale per tutti, perché non dovrebbe valere per Fedez?

Credere di “smascherarlo” è il tipico atteggiamento di due categorie socialmente improponibili: i puri di cuore (mediamente al limite della demenza) e gli ipocriti (quelli che visto che nessuno li compra danno a chi viene comprato del venduto).
Lo spazio dell’arte sta nel mezzo, nell’integrazione e nel suo sprezzo, nell’emarginazione e nella sua monetizzazione.

Chiedere a un artista di essere puro significa non sapere niente della vita di un artista, che non ha niente a che fare con la purezza ma con la deflagrante mole di contraddizioni interne ed esterne con cui si deve confrontare per produrre e promuovere il suo lavoro.

Buon artista o pessimo artista che sia, il suo mestiere consiste nel dare una forma alle proprie contraddizioni, raffinare (cioè, spesso, pervertire) il suo sguardo sul mondo fino dubitarne costantemente, pur rimanendo in equilibrio per non cadere.

Basta aggiungere i soldi e la fama - e tutto quello che soldi e fama possono significare in termini di soddisfazioni materiali e spirituali - per capire che si tratta di un equilibrio mostruosamente precario.

Puntare il dito contro un venticinquenne di successo diventa l’ultima cosa da fare da parte di chi non voglia passare per un parruccone o per un rosicone.

C'è un limite alle contraddizioni

C’è però un limite alle contraddizioni anche nella vita di un artista.

Se fai l’antagonista, se vieni da un certo ambiente e sostieni certe posizioni, poi non chiami le "guardie" per difenderti e non cerchi di fare arrestare chi ti attacca. Se sei contro la legge per statuto estetico (i testi storici dell'hip hop parlano chiaro), e inneggi a droghe e sommosse, poi non denunci la polizia che non è stata abbastanza diligente dall’aiutarti a risolvere le difficoltà che la tua fama, ottenuta sulle note dell’antagonismo, ha prodotto, finendo poi ad abbassare le orecchie come un cucciolotto.

Se fai questo, obiettivamente, rischi di essere solo un quacquaracquà (Fabri Fibra e Marracash, che pur nelle loro contraddizioni artistiche hanno un altro pedigree, lo sfottono alla grande). Rischi di essere tutto chiacchiere protette dai distintivi, di non essere manco più un rapper, ma una starletta patinata qualunque, anche piuttosto piagnona, e l’apparente acume contraddittorio con cui difendi il tuo diritto a smentirti diventa solo essere senza arte, né parte.

p.s.
Se Fedez volesse dimostrarsi un vero gangsta e venire a chiedere "soddisfazione" per le mie considerazioni, sarei lieto di ritrattare tutto e ammettere di essermi sbagliato.

Nel caso le cose dovessero degenerare, e lui avesse la peggio (se basta un presunto bicchiere addosso a spaventarlo, forse dovrebbe andare a suonare La canzone del sole attorno a un falò di boyscout e lasciar perdere l'hip hop nei locali), prometto di non fargli troppa bua. E, comunque, potrebbe sempre chiamare la polizia.





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Marco Cubeddu

Nato a Genova nel 1987, vive a Roma, è caporedattore di Nuovi Argomenti e ha pubblicato i romanzi Con una bomba a mano sul cuore (Mondadori 2013) e Pornokiller (Mondadori 2015). Credits foto: Giulia Ferrando

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