"Chi" ha 20 anni (e mi assomiglia)
(Ufficio Stampa Mediaset)
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"Chi" ha 20 anni (e mi assomiglia)

Alfonso Signorini celebra i due decenni del primo settimanale italiano di gossip, che dirige dal 2006. Spiega com’è cambiato il "pettegolezzo". E perché si confessa ogni 15 giorni

Alla fine della lunga chiacchierata resta impresso un dettaglio che sembra davvero minimale. Quei pochi millimetri di capelli che circondano il lucido cranio sono bianchi. Ben più pacato e morbido rispetto al divisivo cliché che si è fin qui costruito, Alfonso Signorini accoglie la cronista per parlare dei 20 anni del settimanale "Chi", magazine Mondadori di gossip e costume, uscito nelle edicole (sotto la direzione di Silvana Giacobini) il 3 marzo 1995 e da lui guidato a partire dal 2006.

Difficile per Signorini scindere il suo percorso da quello del giornale con il quale, per sua esplicita ammissione, ha voluto creare un’identificazione totale dal momento stesso in cui, nel 2005, telefonò ai vertici della casa editrice per candidarsi alla direzione, riuscendo a strappare, ma solo per poco, un contratto da vice: «Fu una sorta di apprendistato, avevo già in testa il modo in cui avrei dato la mia impronta» racconta.

Come descrive il giornale che dirige?

Divertente e reale. Racconta la realtà attraverso figure note, dello spettacolo o della televisione, grazie alle quali è possibile parlare anche di altro. Avendo cominciato in tv, con Chiambretti c’è, avevo capito che questo mondo era legato a quello dell’imprenditoria, della politica, della finanza più di quanto si potesse pensare… Prima, anche su "Chi", non era così: si scriveva di principi e principesse, gabbie dorate e mondi sognati, si offriva un servizio più lontano.

Un gossip più vicino alla realtà, dice: vale anche, per citarne uno, per personaggi tipo Belén Rodríguez?

Certo. Queste figure toccano vari mondi. Penso all’esclusiva del matrimonio di Anna Falchi con Stefano Ricucci, primo "cadeau" che portai, nel 2005, per dare la mia impronta al giornale. In quel momento, quella storia raccoglieva tutti gli ingredienti dell’attualità.

La copertina di cui va più fiero?
Quella per il matrimonio di George Clooney e Amal Alamiddin, criticatissima da tutti i concorrenti. È vero, come ammesso all’interno del servizio stesso, usammo, ritoccata, una loro foto già uscita. Vanity Fair, col servizio fotografico in esclusiva pagato 300 mila euro, uscì di giovedì. Noi, invece, avendo lavorato durante il week-end, eravamo già in edicola il lunedì. Quel numero fece l’esaurito totale. E pazienza se avevamo ritoccato un papillon.

Un servizio di cui si pente?

Quello di Marianna Madia con il gelato. Una caduta di stile allucinante per cui era doveroso scusarsi. A mia discolpa, dati anche i miei gusti sessuali, non avevo colto quanto fosse offensivo alludere a certe abilità…

Nessuna scusa ad Ambra Angiolini, pubblicata mentre tradiva il compagno Francesco Renga?
Posto che, se non le avessi pubblicate io, lo avrebbero fatto altri, mi chiedo: anziché lamentarsi dopo, non poteva preoccuparsi della cosa prima di tradire il suo compagno?

Ragionamento poco cristiano per chi si dichiara cattolico praticante.
Infatti corro a confessarmi ogni 15 giorni.

È stata criticata la pubblicazione delle foto di Veronica Lario, ex moglie di Silvio Berlusconi, fuori forma. Perché l’ha fatto?
Perche è un soggetto mediaticamente rilevante. Finché la sua immagine era protetta dallo scudo del marito, anche grazie a Miti Simonetto che se ne occupava, non si trovavano foto così. Per chi fa questo lavoro, però, certi scatti sono notizie. Detto questo, ho pubblicato volentieri quelle che testimoniano, dodici chili dopo, l’avvenuta "remise en forme" sulla spiaggia di Santo Domingo con la moglie di Marcello Dell’Utri.

Giustifica se stesso ma non chi il gossip lo ha usato contro di lei dando notizia della sua relazione con Paolo Galimberti, oggi senatore di Forza Italia.
Non me la prendo per chi ha detto che l’ho raccomandato per quel seggio, dato che non aveva bisogno di me. Ho trovato violento sbandierare sulla prima pagina di un giornale ("Il fatto quotidiano", ndr) l’omossessualità di un uomo che non aveva mai fatto "coming out", nemmeno in famiglia.

Il suo percorso alla guida di "Chi" è una storia di successo: la critica che le è pesata di più?

Quella di averne fatto l’"house organ" di casa Berlusconi. Racconto chi fa notizia e con loro si fa l’esaurito. A ogni modo, ho dato spazio a Matteo Renzi quando ancora era solo il sindaco di Firenze, diedi la copertina a Romano Prodi e consorte in piena campagna elettorale, o raccolsi la prima e unica intervista alla signora Monti, appena suo marito s’insediò a Palazzo Chigi, peraltro grazie al fatto che anni prima ero stato l’insegnante dei loro nipoti all’istituto Leone XIII di Milano.

Ha tentato di normalizzare le figure di Noemi Letizia e Ruby Rubacuori.
Mi accusarono di avere "inventato" il fidanzato di Noemi. Nessuno ricorda che lo scoop lo fece Oggi con i due sulla spiaggia di Riccione. Io arrivai dopo, con un servizio posato, dopo essermela presa col fotografo che mi aveva dato il "buco". Quanto a Ruby, nell’intervista con me disse le identiche cose che raccontò due anni dopo a Michele Santoro, a fronte delle stesse domande. Brava lei…

Dichiara simpatie renziane: voterà Pd?
No. Voterò Forza Italia finchè ci sarà Silvio Berlusconi, che è l’essenza di quel partito.

Tra i personaggi della cover che celebra i 20 anni c’è anche il rapper Fedez: è un omaggio perché le ha dedicato una canzone?

Una storia divertente: mi segnalarono quel pezzo consigliandomi di querelarlo per le offese. Finì che ho fatto da protagonista nel video: mi sono scelto per l’occasione una tutina bella aderente, che evidenziasse i miei attributi, senza nessuna imbottitura.

Com’è che un timido professore di lettere è diventato il re del gossip?

Per tanti anni, in gioventù, non ho avuto contatti diretti con la realtà. Spiavo il mondo dello spettacolo da cui ero affascinato e ho fatto di tutto per inserirmici, fino ad ubriacarmene. Ora, infatti, ne ho il rifiuto.

Ha molti amici nell’ambiente?
Tutti quei "tesoro", "amore" che ci diciamo non sono certo amicizia. I miei amici sono il mio compagno Paolo Galimberti, Aristide Malnati, in arte "Mummy", nel banco con me al liceo, Marina Berlusconi e Giorgio Mulè.

Talmente amici, con Marina Berlusconi, che la mise in copertina in topless…

Ricordo ancora le urla furibonde di quando la avvisai che erano arrivate quelle foto. La regola è sempre la stessa: le avrebbero prese altri. Feci l’esaurito in edicola. E vissi di rendita per tutta l’estate.

Chi vuole ringraziare per il successo?

In assoluto, davvero nessuno. Ai miei genitori devo l’esempio dell’onestà. A Carlo Rossella il gusto per la leggerezza intelligente. A Pietro Calabrese il suggerimento di imparare l’amore per il sacrificio.  

Mai stato raccomandato?

Sì, da un alunno. Da buon ficcanaso, quando insegnavo, avevo assegnato un tema sulla famiglia, scoprendo di avere in classe il figlio di Pierluigi Ronchetti, allora direttore di TV Sorrisi e Canzoni (testata che poi ha diretto, ndr). Ottenni una minirubrica in cui scrivevo di musica classica. Tutto il resto, e vale per tutti, arriva solo se c’è talento.

Di recente, nel suo libro L’altra parte di me, ha parlato della leucemia, da cui si sta curando.

La considero una benedizione. Tre anni fa, quando me la hanno diagnosticata, mi davano poche speranze. Trovarsi con un ago nel braccio obbliga a fare bilanci. Ho lasciato molti impegni di lavoro e tagliato molti rami secchi con una vita sociale troppo superficiale: basta stare ore e ore al telefono per sentire i fatti di tutti. Voglio più tempo: per viaggiare, suonare il piano e andare in montagna. Ho proposto a Fabio Fazio la scalata del Monte Bianco.

Il rigetto per la mondanità e la gita con Fabio Fazio: sembra una geniale operazione di riposizionamento. O no?

Ho sempre apprezzato Fabio Fazio, che ha fatto del dialogo una bandiera. La recente campagna di linciaggio verso di lui, strumentalizzando le sue interviste a Madonna, Sabrina Ferilli e Noel Gallagher, è assurda e serve solo
a generare traffico sui siti internet.

Ha detto che tra qualche anno lascerà "Chi": per che cosa?

Sicuramente continuerò la tv. In squadra.

Cosa pensa delle posizioni di Domenico Dolce, contrario alla fecondazione eterologa per le coppie gay?

Infelice l’espressione "sintetici" usata per definire i bimbi nati con quella tecnica. Sul principio, però, sono totalmente d’accordo: ci ho pensato spesso, anche a me manca un figlio. Ma è giusto così.

Alla vigilia dei 51 anni, con qualche capello bianco, dà l’idea di essere un uomo sereno. La cosa migliore che ha fatto?

Probabilmente questo giornale, perché è un gran bel giornale.

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Lucia Scajola

Nata e cresciuta a Imperia, formata tra Milano, Parigi e Londra, lavoro a Panorama dal 2004, dove ho scritto di cronaca, politica e costume, prima di passare al desk. Oggi sono caposervizio della sezione Link del settimanale. Secchiona, curiosa e riservata, sono sempre stata attratta dai retroscena: amo togliere le maschere alle persone e alle cose.

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