Twiplomacy 2013, ecco perché Twitter sta diventando la piattaforma politica per eccellenza
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Twiplomacy 2013, ecco perché Twitter sta diventando la piattaforma politica per eccellenza

I più seguiti sono Barack Obama e il Papa, ma i più connessi e reattivi sono i leader delle nazioni in via di sviluppo. Negli ultimi 5 anni Twitter è diventato uno strumento indispensabile per i leader mondiali. Ma l'Italia ancora una volta è il fanalino di coda

La prima cosa che dovrebbe balzare all’occhio, per un italiano che si trova a scorrere la classifica dei 50 leader politici mondiali più seguiti su Twitter, è la disarmante assenza di un rappresentante del nostro paese. Davanti a Enrico Letta , che pure a differenza dei suoi colleghi su Twitter si è dimostrato piuttosto attivo, si accalcano leader di ogni parte del mondo, dal premier inglese David Cameron, a quello turco Recep Tayip Erdogan, fino includere un numero insospettabilmente alto di leader del cosiddetto "terzo mondo". Per capire quanto poco peso abbia l’Italia negli equilibri di una piattaforma che sta diventando uno strumento imprescindibile nella comunicazione politica internazionale, basti pensare che con i suoi 155.000 follower, il nostro premier conta 80.000 follower in meno di Uhuru Kenyatta , Presidente della Repubblica del Kenya.

Quello riguardante l’Italia è solo uno dei dati che emergono dal nuovo rapporto Twiplomacy 2013 , uno studio pubblicato in queste ore che esamina nel dettaglio la progressiva adozione di Twitter da parte dei leader politici mondiali, come piattaforma di riferimento per comunicare quotidianamente con cittadini, elettori e altri rappresentanti diplomatici. Gli analisti di Twiplomacy sono andati a confrontare i 505 account Twitter corrispondenti a leader politici ed esponenti governativi, i risultati sono piuttosto interessanti.

Il primo dato interessante ermerge studiando la sopracitata classifica degli account politici più seguiti. A fare da capofila, come era lecito attendersi, spiccano gli account di Barack Obama (@BarackObama, 33,5 milioni di follower), quello di Papa Francesco (@Pontifex, 7,2 milioni di follower), quello della Casa Bianca (@whtehouse 4 milioni) e quello del premier Turco Erdogan (@RT_Erdogan, 3,7 milioni di follower). Man mano che si scorre la classifica ci si rende conto che tra i 50 account politici più seguiti, ben pochi appartengono a leader o uffici governativi europei.

Non è un caso. Dal report Twiplomacy 2013 emerge infatti come Twitter stia diventando uno strumento preferenziale per tutte quelle piccole nazioni che hanno interesse ad accrescere la propria visibilità sul palcoscenico internazionale. Per averne conferma è sufficiente consultare un’altra classifica, quella dei leader mondiali più connessi, ovvero quelli che tendono a seguire a loro volta i propri colleghi stranieri su Twitter. In questa classifica, quelli che facevano da capofila tra i leader più seguiti scivolano verso le posizioni più basse, e certe volte nemmeno figurano nella top50. È il caso di Barack Obama che pur essendo seguitoda 148 politici internazionali, ne segue a sua volta solo 4. Insomma, il leader più seguito del mondo è anche il meno connesso.

Diversi governi hanno riconosciuto il potere delle relazioni su Twitter, e cercano di mantenersi attivamente in contatto con i propri colleghi in tutto il mondo” si legge nel report “Il governo croato (@VladaRH) segue 195 altri account politici. Il ministro degli Esteri islandese, che ha cominciato a utilizzare Twitter il 18 marzo 2013, segue 142 colleghi. I ministri degli Esteri di Norvegia, Svezia e Kosovo, seguono più di 80 altri leader e ministri nella speranza che questi ricambino la cortesia.

Un altro parametro importante è la quantità di retweet e risposte twittate da ogni account. Anche in questo caso, gli utenti più reattivi sembrano concentrarsi nei paesi più insospettabili. Basti pensare che il leader mondiale più incline al dialogo su Twitter è il Primo Ministro dell’Uganda (@AmamaMbabzi): il 96% dei suoi tweet sono risposte ad altri utenti. Tra i leader più attivi e reattivi figurano anche il Presidente del Rwanda (@PaulKagame), il Presidente dell’EcuadorRafael Correa (@MashiRafael) e il ministro degli Esteri svedese, Carl Bildt, che grazie al suo account @fragaCarlBildt , esplicitamente creato per chi volesse porgli domande sul suo lavoro, è diventato una sorta di star di Twitter.

Purtroppo, chi usa Twitter lo sa bene, non basta essere degli utenti attivi e attenti per risultare anche influenti. Prova ne è che l’account “politico” più influente è quello di Papa Francesco (è pur sempre un capo di Stato), il cui account è allo stesso tempo il secondo più seguito e il meno connesso di tutti (non segue alcun altro utente se non le versioni nelle varie lingue di Pontifex). I tweet in lingua spagnola del Papa vengono retwittati in media 11mila volte, una cifra sconcertante se si considera che i tweet di Barack Obama vengono retwittati in media “solo” da 2mila altri account.

I numeri che emergono dallo studio Twiplomacy di quest’anno rivelano un dato di fatto ormai incontestabile: in tutto il mondo Twitter sta diventando uno strumento d’eccellenza per gestire la comunicazione politica e diplomatica, sia interna che internazionale. Ormai il 77% dei leader mondiali ha un account Twitter attivo, e anche se molti ancora si limitano a gestire account ben poco attivi e disponibili al dialogo, l’enorme successo che la piattaforma sta riscontrando nei paesi in via di sviluppo dimostra quanto sia ampio il ventaglio di possibilità aperto da una gestione attiva della comunicazione politica attraverso i social network.

Purtroppo, l'Italia sembra essere ancora destinata a mantenere la posizione di fanalino di coda. Per farsene un’idea approfondita è sufficiente dare un’occhiata ai dati specifici raccolti da Twiplomacy sull’attività dei cinque account politici di riferimento per il nostro paese: @QuirinaleStampa, @EnricoLetta, @EmmaBonino, @Palazzo_Chigi e @FarnesinaPress. Partendo da questi dati è possibile studiare il successo riscontrato dai singoli tweet dei nostri ministri. E farsi un’idea piuttosto esaustiva degli errori da evitare quando si usa Twitter a fini politici.

 

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Fabio Deotto