Oculus: ecco perché Facebook vuole la realtà virtuale
ROBYN BECK/AFP/Getty Images
Tecnologia

Oculus: ecco perché Facebook vuole la realtà virtuale

Dietro alla startup che ha inventato uno dei più stupefacenti gadget per i videogiocatori c’è soprattutto la ricerca di nuove forme di accesso al mondo digitale. Qualcosa che a Mark Zuckerberg piace parecchio

Dopo il gigantesco affare WhatsApp, l’acquisizione di Oculus da parte di Facebook  avrebbe potuto produrre lo stesso fragore di una miccetta dopo i fuochi d’artificio. Eppure, l’operazione che ha portato il social network di Mark Zuckerberg ad accaparrarsi per la cifra di circa 2 miliardi di dollari una delle più interessanti startup del mondo dei videogiochi non è certo passata inosservata. Per tutta una serie di ragioni. Innanzitutto perché quando c’è di mezzo Facebook, ormai lo abbiamo capito, non c’è operazione che possa essere definita banale (per spiegazioni chiedere ad Andrea Vaccari ). Ma anche perché questa volta il social network più ricco e popoloso si è buttato in un’avventura decisamente estranea rispetto al suo background, quella della realtà virtuale.

Oculus, per chi non lo sapesse, è la società che ha portato sul mercato Oculus Rift, un prototipo di visore da mettere davanti agli occhi e che permette di essere catapultati in una realtà virtuale e immersiva nella quale tutto ruota intorno allo sguardo dell’utente. Più facile a guardarsi che a spiegarsi.

Un video come quello che avete visto vi fa capire perché il progetto Oculus non sia passato inosservato agli occhi dei videogiocatori incalliti (che da anni si sentono ripetere che un giorno potranno immergersi, letteralmente, all’interno dei videogames), aggiudicandosi fra le altre cose il premio dell’innovazione al recente CES di Las Vegas. Quel che invece potrebbe sfuggire è cosa se ne faccia Facebook di un oggetto del genere. La società californiana vuole entrare nel mondo dei videogiochi o c’è dell’altro?

Per capirne di più occorre togliersi i visori dagli occhi e cercare di astrarre la tecnologia dalle sue possibili applicazioni. Come ha sottolineato lo stesso Mark Zuckerberg in occasione dell'annuncio dell’operazione, l’interesse di Facebook per Oculus va al di là di tutto ciò che riguarda il mondo del videogame interattivo (settore peraltro ben presidiato da realtà del calibro di Sony e Microsoft) ma attiene più in generale alla costruzione della migliore piattaforma di computing del futuro. Gli utenti, ha spiegato il guru di Menlo Park, passano il 40% del loro tempo a giocare e altrettanto nel comunicazione sociale. In questo senso Oculus potrebbe essere l’anello di congiunzione fra i due mondi.

Si potrebbe quasi dire che Oculus abbia per Facebook ha lo stesso valore che aveva Android per Google nel 2005: una nuova piattaforma su cui scommettere per il futuro. Difficile per il momento immaginare cosa ne uscirà da questo grosso grasso matrimonio americano. Se Facebook pensa di costruirsi in casa un’alternativa ai Google Glass o se – più "semplicemente" – stia meditando di realizzare un percorso di avvicinamento che porterà sempre più videogiocatori a utilizzare Facebook come second screen per le interazioni sociali. 

Per il momento accontentiamoci di sapere che Facebook ha fatto un salto a pié pari all’interno di un'area – quella della realtà virtuale – che un giorno potrebbe essere qualcosa di più di un semplice vezzo per giocatori flippati. Il monitor del nostro PC, lo abbiamo capito almeno da quando è scoppiato il fenomeno smartphone, è solo uno dei tanti supporti sui quali “gira” il nostro mondo virtuale. E l'hi-tech spinge per "regalarci" nuove opportunità di accesso ai contenuti digitali. Sempre più sofisticate e, soprattutto, vicine ai nostri occhi.

 

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Roberto Catania

Faccio a pezzi il Web e le nuove tecnologie. Ma coi guanti di velluto

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