Perché Facebook dovrebbe comprare WhatsApp
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Perché Facebook dovrebbe comprare WhatsApp

Con l'applicazione di messaggistica - che gira su tutti i sistemi operativi - arriverebbe facilmente a una posizione dominante nelle comunicazioni dai telefonini: la strada maestra per dominare tutta la rete

Da un lato c’è il social network più popolare (e popoloso) del mondo, ancora alla ricerca di una vera identità nel segmento mobile. Dall’altro c’è l’app telefonica più gettonata dagli utenti, un'autentica killer application per chiamare e scambiarsi messaggi gratis da ogni parte del mondo.

Se è vero che Dio li fa e poi li accoppia Facebook e WhatsApp potrebbero essere destinati a un’unione felice e duratura. Non è un’ipotesi campata in aria, ma qualcosa su cui qualcuno sta ragionando seriamente. Lo rivela TechCrunch che, in base alle consuete fonti non ben precisate, è pronta a scommettere: Facebook, in buona sostanza, starebbe meditando di acquisire WhatsApp.

Al di là delle indiscrezioni, spiega l’autorevole testata americana, c’è più di un motivo per cui il matrimonio è possibile:

1. L’obiettivo di Facebook è arrivare al prossimo miliardo di iscritti e nel mondo ci sono almeno cinque miliardi di persone con un telefonino.

2. WhatsApp non è un’applicazione di nicchia ma è trasversale a tutti i sistemi operativi (iOS, Android, BlackBerry, Nokia S40, Symbian e Windows Phone) e a buona parte degli operatori mondiali (ad oggi l’applicazione viaggia su circa 750 network mobili in 750 paesi).

3. WhatsApp ha una massa crtitica di utenti e di comunicazioni in transito davvero importante: 100 milioni di utenti attivi al giorno, 1 miliardo di messaggi al giorno (praticamente 11,574 messaggi al minuto), solo per avere un'idea.

4.  WhatsApp ha ambizioni di crescita importanti, come dimostra il piano di localizzazione dell’applicazione in altre lingue (italiano compreso).

A conti fatti l’unico vero ostacolo per un possibile sodalizio potrebbe essere quello del modello di business: Facebook, come sappiamo è un social network che utilizza come fonte primaria di reddito la pubblicità sul portale; WhatsApp, invece è un’applicazione a pagamento (0,99 per gli utenti Apple e  Android, con la possibilità per questi ultimi di usufruire di un anno di promozione gratutita) che non ha mai digerito l'ipotesi di integrare banner o annunci promozionali al proprio interno. Anzi, il suo fondatore - Jan Koum – si è sempre espresso in maniera piuttosto critica verso il ricorso a qualsiasi forma di advertising online: "La pubblicità non è solo la distruzione di qualsiasi principio estetico, ma un insulto all’intelligenza e un'interruzione alla nostra linea di pensiero".

Una presa di posizione a dir poco rigida. Che però potrebbe anche ammorbidirsi dinnanzi a un assegno a nove zeri come quello strappato da Mark Zuckerberg a favore di Instagram

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