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Tecnologia

Facebook e Google: così diventano super-intelligenti

C’è un motivo per cui i due giganti del web fanno paura: hanno il potenziale per sopraffare le capacità umane

C’è un’immagine che rimarrà nella memoria del recente Mobile World Congress di Barcellona. È quella di Mark Zuckerberg mentre cammina in mezzo ad una folla assorta nelle fantasiose rappresentazioni dei Gaer VR. Al di là delle visioni utopistiche sulla società che verrà, il motivo dietro i concreti timori circa il prossimo Facebook sono tutti racchiusi tra le righe di un intervento tenuto a Barcellona 24 ore dopo il fatidico scatto.

Il ragazzo, nelle ultime sue uscite, non parla quasi più delle attività del social network in quanto servizio, puntando tutto sulle attività di Internet.org, l’iniziativa con cui intende portare la connessione al web nelle aree meno avanzate del pianeta. Lo ha fatto anche in Spagna, svelando il metodo con cui potrà connettere milioni di abitanti attualmente offline. Zuckerberg vuole che tutti vadano su internet ma per farlo ha bisogno di sapere dove i non connessi vivono, mappando le loro case, i luoghi di lavoro, gli ambienti più frequentati.

Intelligenza artificiale in volo

Il problema è che oggi non esiste mappa al mondo (almeno non di quelle disponibili pubblicamente) che contiene un così alto livello di dettaglio, in grado di individuare non solo la quantità di case presenti in una zona ma anche la densità della popolazione. E così Facebook ha deciso di realizzarne delle proprie, utilizzando i suoi droni e i software avanzati di machine learning, ovvero di Intelligenza Artificiale. Con questi strumenti Zuckerberg può non solo conoscere il posizionamento geografico delle persone ma anche i trend che si svilupperanno in un determinato contesto, come la crescita demografica, lo sviluppo urbano, gli spostamenti quotidiani di vasti gruppi di individui.

Chiamatelo pure stalking

Il motivo, mettendosi nei panni del social network, è anche giustificato. Per rendere Internet.org davvero utile, i tecnici devono conoscere il percorso migliore da farli seguire per raggiungere il più alto numero di utenti. Se al mattino molti cittadini si spostano dai villaggi alle aree urbane verso est, i droni Aquila viaggeranno su un tracciato coerente con tale cammino, per restituire un’esperienza di navigazione priva di interruzioni. Ma non è tutto, perché Mark renderà le mappe, attualmente in costruzione, disponibili a tutti, per tanti altri progetti.

“Crediamo che questi dati possano avere un impatto importante su varie applicazioni, dalle ricerche socio-economiche alle valutazione dei rischi per i disastri naturali” – dicono dal sito. E qui arriva un bel problema: la privacy. Qualcuno ha già cominciato a parlare di una nuova era dello stalking online, con Mark in grado di propinarci i suoi servizi in ogni dove, magari anche sui cartelloni pubblicitari lampeggianti mentre siamo in auto sulla tangenziale. Fin troppo catastrofico? Forse, ma il potenziale per farlo Mr. Zuck lo ha sempre avuto e con la conoscenza data dalle mappe può andare molto oltre.


I super-poteri di Google

Ma non è solo Facebook a creare preoccupazione circa le capacità di monitoraggio a cui potrà dar vita. Negli ultimi giorni Google ha svelato PlaNet (qui lo studio completo), una rete neurale artificiale, basata su modelli matematici che imitano le interconnessioni del cervello umano, in grado di riconoscere il luogo di qualsiasi foto scattata sulla Terra, con una capacità di accuratezza molto superiore a quella dell’uomo. 

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La rete neurale

Per crearla, il team guidato da Tobias Weyand ha utilizzato un archivio di oltre 91 milioni di immagini prese dal web, tutte dotate di un tag di localizzazione, ovvero di quell’informazione che contiene le coordinate dello scatto, che è possibile inserire, in automatico, anche quando si cattura una foto con lo smartphone. In realtà il software è ancora lontano dalla perfezione. Su un campione di 2,3 milioni di foto, ha riconosciuto il luogo esatto nel 3,6% dei casi, la città corretta nel 10,1%, la nazione giusta il 28,4% delle volte e il continente nel 48%. Si tratta di risultati non impressionanti, ma largamente superiori a quelli ottenuti dalle persone utilizzate come tester, tutte con una certa esperienza in fatto di viaggi.

Da una parte i droni e le mappe di Facebook, dall’altra il software di Google che sa riconoscere i luoghi da una semplice foto. Dovesse scoppiare una guerra robotica sarà davvero difficile nascondersi e non farsi trovare.

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Antonino Caffo

Nato un anno prima dell’urlo di Tardelli al Mondiale, dopo una vita passata tra Benevento e Roma torno a Milano nel cui hinterland avevo emesso il primo vagito. Scrivo sul web e per il web da una quindicina di anni, prima per passione poi per lavoro. Giornalista, mi sono formato su temi legati al mondo della tecnologia, social network e hacking. Mi trovate sempre online, se non rispondo starò dormendo, se rispondo e sto dormendo non sono io. "A volte credo che la mia vita sia un continuo susseguirsi di Enigmi" (Guybrush Threepwood, temibile pirata).

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