Ecco perché Apple ha acquisito Topsy, una società specializzata in Twitter
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Ecco perché Apple ha acquisito Topsy, una società specializzata in Twitter

Apple ha comprato una società specializzata in analisi di tweet, hashtag e trending topics, ma non sembra avere intenzione di diventare più social. Dietro l'acquisizione c'è piuttosto l'interesse a conoscere le tendenze del web

Per alcuni buontemponi del web, prendere di mira Google+ e i suoi continui tentativi di agganciare Facebook è diventato un vero e proprio sport. Ma in realtà, tra i giganti del Web, ce n’è uno che sul fronte social ha preso molti più granchi di Big G, fallendo praticamente ogni tentativo di mettersi al passo con il Web 2.0. Sto parlando di Apple, naturalmente.

Qualcuno si ricorda di Ping ? Si trattava di una sorta di social network basato sulla condivisione di brani musicali su iTunes. A sentire i più quotati tra i presaghi del web, Ping doveva essere destinato a surclassare i tradizionali social network offrendo all’utenza qualcosa che chiunque mediamente consuma: la musica. Ma poi è arrivato Spotify e, incapace di reggere minimamente il confronto, Ping è franato a raggiungere i peggiori flop del mondo hi-tech.

Per questo motivo, la notizia secondo cui Apple ha comprato Topsy Labs , una società specializzata in Social Media Analitics ha sollevato non pochi scetticismi. Insomma: Apple ci vuole davvero riprovare? Non ha cose più fruttuose a cui dedicarsi? Sarebbero anche perplessità condivisibili, se non fosse che dietro l’acquisizione di Topsy si nasconde qualcosa di diverso da una riedizione di Ping.

Ma andiamo con ordine, parliamo di Topsy Labs. Si tratta di una research company che si è specializzata nell’indicizzazione di tweet, hashtag e trending topics, con un livello di accuratezza talmente elevato da riuscire a catalogare e rendere reperibili in tempo reale il mezzo miliardo di tweet postati ogni giorno, insieme a tutti quelli postati dal 2006 a oggi. Grazie a questo strumento così collaudato Tpsy viene comunemente utilizzato dai brand, dalle media company e da Twitter stesso come cartina tornasole degli argomenti di maggior tendenza, della performance di un marchio o un di una campagna mediatica, e per ottenere la conta esatta di particolari tipologie di tweet. Non bastasse, da qualche mese Topsy ha lanciato un vero e proprio motore di ricerca per i tweet.

Pur avendo confermato l’acquisizione, Apple non ha minimamente spiegato cosa intenda farsene di una società specializzata nell’analisi dei tweet. Per avere un indizio è però sufficiente andare a dare un’occhiata al sito di Topsy: in basso a destra si trova un pulsante che offre una prova gratuita dei servizi Pro, che però oggi conduce a una pagina vuota dove l’utente viene informato che le prove gratuite sono state interrotte. Come a dire: qualunque cosa Apple abbia deciso di fare con Topsy, vuole essere l’unica a poterla fare. Il servizio di motore di ricerca per i tweet è ancora attivo, ma c’è chi è pronto a scommettere che presto Apple blinderà anche questa funzionalità all’interno del suo giardino murato.

Nel frattempo, le previsioni attorno all’acquisizione di Topsy si sprecano. Qualcuno immagina che Apple abbia bisogno di un sistema per valutare la “viralità” di prodotti multimediali (canzoni, show TV, film etc.) in modo da presentare all’utenza iTunes, iTunes Radio e, in futuro, a quella AppleTV, un’offerta costantemente sul pezzo. Ma è anche possibile che ad attrarre Apple sia stato un esperimento condotto da Topsy sull’iPhone 4S: mentre i critici si sprecavano a enumerare gli aspetti deludenti del prodotto, Topsy certificò una tendenza totalmente opposta su Twitter, preconizzando un successo di vendite che poi si è puntualmente realizzato. Apple dunque potrebbe utilizzare Topsy per finalità interne, al fine di calibrare meglio la propria strategia di marketing grazie a un feedback costante sulle proprie mosse.

Poi, chiaro, c’è qualche fanboy che ancora spera che Apple possa uscirsene con un proprio equivalente di Google+, dimenticandosi che i termini Apple e social appartengono a due vocabolari diversi. Ma è anche vero che da poco Tim Cook ha deciso di aprire un proprio account Twitter e – udite udite – si è pure messo a cinguettare. Insomma, un primo timido passo fuori dal giardino murato è stato fatto, se proprio ci tenete, aggrappatevi a questa piccola speranza.

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Fabio Deotto