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Marco Morello
Tecnologia

Samsung Galaxy S7 e S7 edge, le cose da sapere

Display da 5,1 e 5,5 pollici, prestazioni e fotocamera migliorate, resistenza ad acqua e polvere. I punti di forza dei nuovi top di gamma

da Barcellona

La sfida, palese, era restare fedeli al proprio passato e allo stesso tempo innovare; limare sbavature non proprio convincenti delle generazioni passate, sfruttare meglio e al meglio potenzialità appena accennate. È questa la sfida raccolta, se vinta o meno lo dirà il tempo, dei Galaxy S7 e S7 edge, i due nuovi top di gamma della casa coreana appena svelati nel corso dell’evento-antipasto del Mobile World Congress di Barcellona.

Il design non ha subito particolari stravolgimenti e sconvolgimenti, anzi è allineato con l’eredità che raccoglie. Un bene, vista la sua gradevolezza al tatto e alla vista. Due i tagli dei display, definitivi dopo la ridda di voci contrastanti: 5,1 pollici, quindi quasi mezzo in più dell’iPhone 6S e 5,5 pollici, come il 6S Plus. Entrambi Quad HD Super Amoled.

L'urlo sotto il cofano

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Migliorate le performance: 30 per cento in più sul fronte delle prestazioni, 60 per cento in più nel recinto grafico. Numeri appesi a sé stessi, che acquistano senso a un primo contatto: il passaggio tra un menu e l’altro è fluido e armonioso, non ci sono singhiozzi e incertezze, almeno nelle unità di prova.

Mostra i muscoli la batteria: 3.000 mAh per l’S7, 3.600 mAh per il fratello maggiore. Abbastanza e oltre per un giorno da smanettoni senza fiatone, per un diluvio di notifiche, scatti e riprese; dei giochi più avanti si dirà. Fotocamera per i selfie da 5 megapixel, principale da 12. Troppo pochi? Samsung rintuzza ogni critica preventiva e invita, spavalda, alla prova pratica: promette immagini del 95 per cento più luminose rispetto alla generazione precedente, anche e soprattutto in condizioni di luce ridotte all’osso. E un’ottimizzazione che fa valere quella dozzina di megapixel ben il doppio, fino a 24, diciamo così, percepiti. Anche qui è lecito sospendere il giudizio.

Sguardi ininterrotti

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Materiali: siamo sempre a un crocicchio tra metallo e vetro. Ma è nell’incrocio tra esterno e interno che scoccano interessanti migliorie. C’è la resistenza alla polvere, soprattutto all’acqua, fino a un metro e mezzo di profondità per mezzora. Se non per tuffi in piscina, quantomeno per non separarsi dal proprio gemello di chip in bagno e in cucina. Lo guardiamo 85 volte al giorno, ricorda il top management di Seul, tanto vale non sacrificarsi e imparare a regolarsi da soli, non per un limite endogeno, nativo, del dispositivo.

La sua memoria non è proprio da elefante, a bordo ci sono 32 giga, ma c’è spazio per l’agognata slot microSD per salire fino a 200 e ubriacarsi di musica e contenuti multimediali. Bravi i designer di Samsung, che hanno integrato tutto in un unico alloggiamento doppio, uno spazio minimo in cui convivono la piccola sim e la schedina.

L'arrivo subito

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Per rispondere subito al quesito principale, costo e disponibilità, ci sono già certezze. È possibile preordinarli entrambi da subito, a partire dal 22 febbraio e saranno consegnati da metà marzo. Il Galaxy S7 costa 729 euro, 100 in meno dell’Edge che andrà a listino a prezzo intero a 829 euro. La frenesia dell’averlo nell’immediato per una volta premia perché chi lo prende subito riceverà in omaggio il Gear VR. Nella confezione troverà un codice da inserire in un sito: tempo una settimana e il visore per la realtà virtuale arriverà a domicilio.

Si diceva prima degli errori da correggere, vedi la fotocamera un po’ sporgente che sembra ritrarsi, assecondando le sinuosità ergonomiche del prodotto. Vedi la possibilità di sfruttare con più sagacia lo spazio curvo del display dell’edge. Ecco che una sua porzione sulla destra può essere richiamata a ogni occorrenza e dare accesso a strumenti come una bussola o una torcia. Un coltellino svizzero con un cervello digitale.

L'esperienza Galaxy

«Il Galaxy S7 è un grande telefono, ma anche molto di più», ripetono con l’enfasi del caso gli uomini di Samsung. Puro marketing a parte, c’è l’esigenza di rispondere alle richieste degli under 25, che non vedono il telefonino come un oggetto isolato, ma lo immaginano inserito in un ecosistema più ampio. Non è la scoperta dell’America, innominabili rivali californiani ci stanno costruendo la loro fortuna, ma il cerchio della Galaxy Experience si va progressivamente chiudendo e infoltendo.

Con la doppietta S7, è evidente, con gli smartwatch, la nuova videocamera per girare i video a 360 gradi, con il servizio Pay che intende digitalizzare la carta di credito (sbarcherà in Inghilterra e Spagna, per l’Italia ancora non ci sono novità), o Knox, per la sicurezza e cifratura dei dati, per giocare di sponda contro chi stigmatizza la permeabilità agli attacchi esterni del sistema operativo.

Tanto con poco

Ma due sono gli effetti speciali degli S7 standard ed Edge che più sono rimasti impressi durante la presentazione. La prima è la modalità «always on» del display. No, per carità, lo schermo non rimane sempre acceso. Sarebbe una Caporetto per la batteria. A essere sempre visibili sono però le informazioni per noi più rilevanti: l’ora, la data, gli impegni, le notifiche. Così da non dover bloccare e sbloccare lo smartphone senza sosta. Una somma virtuosa di tanti istanti risparmiati che, vista la nostra inguaribile deriva compulsiva, ci donerà qualche attimo in più con gli occhi rivolti verso il mondo. Senza troppi sacrifici sul piano dell’autonomia: il costo è meno dell’1 per cento. Vince senz’altro il beneficio.

Divertimento tascabile

Infine, i giochi. L’85 per cento dei guadagni delle app arriva dal gaming. Tradotto, significa che consumare i polpastrelli sul display ci piace. E tanto. Dopo le incertezze della prima ora, questi piccoli computer che teniamo in tasca garantiscono prestazioni e rese grafiche degne di una console da salotto. Ma i titoli in alta definizione sono oltremisura energivori, bevono batteria con la foga di un assetato dopo una traversata nel deserto.

Samsung ha pensato a una soluzione intelligente al problema per prolungare il piacere quando non c’è una presa a portata di mano o siamo banalmente incastrati in un treno lumaca o in un volo infinito sull’oceano: un sistema di comandi intuitivi attivabili con un tocco che regolano la risoluzione e abbassano il numero dei frame a seconda del nostro piacere. O, persino, della qualità del titolo. Perché, è evidente, non serve a nulla una nitidezza abbacinante o un dettaglio sublime dei colori nell’ennesimo match a Candy Crush. Per una corsa automobilistica a velocità estrema, invece sì.

Ci sono anche chicche mutuate dalle saccheggiate console casalinghe: la possibilità di scattare una foto del gioco o registrare una partita e condividerla con gli amici sui social network per farli schiattare d’invidia di fronte alla nostra manifesta superiorità. C’è anche una modalità mista, un ibrido giocoso: si filma il videogame e in un pallino che compare in alto sullo schermo, ecco la nostra immagine catturata dalla fotocamera frontale. Per postare i video su Facebook o improvvisarci Youtuber senza videocamere e montaggi.

Eppure, sminuendoli, continuiamo a chiamarli soltanto smartphone.

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Marco Morello

Mi occupo di tecnologia, nuovi media, viaggi, società e tendenze con qualche incursione negli spettacoli, nello sport e nell'attualità per Panorama e Panorama.it. In passato ho collaborato con il Corriere della Sera, il Giornale, Affari&Finanza di Repubblica, Il Sole 24 Ore, Corriere dello Sport, Economy, Icon, Flair, First e Lettera43. Ho pubblicato due libri: Io ti fotto e Contro i notai.

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