Perché le Pixel Buds cambieranno il modo di comunicare
Roberto Catania
Tecnologia

Perché le Pixel Buds cambieranno il modo di comunicare

Gli auricolari di Google sono i primi che realizzano il sogno dell’uomo: tradurre le conversazioni in tempo reale tra 40 lingue diverse

Un prodotto magico, non c’è che dire. Google, durante la presentazione dei nuovi Pixel 2 e Pixel 2 XL ha portato sul palco anche i Pixel Buds, un paio di auricolari dalle capacità sorprendenti.

Il motivo? Questi piccoli aggeggini possono tradurre, in tempo reale, conversazioni tra 40 lingue diverse, abbattendo per sempre le barriere linguistiche principali.

Come funziona

I Buds funzionano in questo modo: una volta indossati e accesi si collegano via Bluetooth allo smartphone e contemporaneamente ai server cloud di Google. Quando il telefono riceve un comando di traduzione, gli auricolari inviano automaticamente il suono alla piattaforma Google Translate, che effettua la conversione nella lingua preferita restituendo un feedback vocale all’utente.

Tutto grazie al cloud

Dietro non c’è alcuna magia ma un’ottimizzazione del processo di ricezione e di elaborazione dei dati ottenuti rispetto a ciò che facciamo oggi con l’app Traduttore sul telefonino Android o iOS, con tempi di attesa superiori. Il punto è proprio questo: utilizzare la banda internet per velocizzare il passaggio di informazioni dallo speaker agli auricolari, per dar vita a una comunicazione effettivamente semplificata tra idiomi differenti, senza dover attendere interminabili secondi tra una risposta e l’altra.

Cosa non va

Il problema è che i Pixel Buds, per loro stessa natura, funzionano solo quando c’è una connessione internet disponibile. Ciò vuol dire che in cima a un grattacielo in Giappone, dove non c’è rete che tenga, oppure in un vagone di un treno tra le lande dell’Africa subsahariana ci fate ben poco. Ma il punto di partenza è un ottimo spunto per il futuro.

Ad esempio nel loro padiglione, gli accessori potrebbero integrare una propria intelligenza artificiale capace di gestire almeno le parole semplici delle 40 lingue promesse da Google, riducendo al minimo la necessità del collegamento al web. Compagnie come Nvidia stanno lavorando proprio a un hardware del genere, in grado cioè di recepire i dati del mondo circostante in modalità passiva, mischiando le informazioni già in possesso del cervello fatto di chip.

Non in Italia

Per il momento le Buds si acquistano solo in USA e Canada al prezzo di 159 dollari, decisamente meno delle concorrenti AirPods di Apple e IconX di Samsung, oggetti più semplici e comodi, vista l’assenza di cavetti. Come loro però, anche le Pixel devono essere caricate per attivare l’abbinamento via Bluetooth: autonomia di 5 ore e alimentazione direttamente dalla custodia nella quale sono inserite.

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Antonino Caffo

Nato un anno prima dell’urlo di Tardelli al Mondiale, dopo una vita passata tra Benevento e Roma torno a Milano nel cui hinterland avevo emesso il primo vagito. Scrivo sul web e per il web da una quindicina di anni, prima per passione poi per lavoro. Giornalista, mi sono formato su temi legati al mondo della tecnologia, social network e hacking. Mi trovate sempre online, se non rispondo starò dormendo, se rispondo e sto dormendo non sono io. "A volte credo che la mia vita sia un continuo susseguirsi di Enigmi" (Guybrush Threepwood, temibile pirata).

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