I videogiochi escono dallo smartphone
Tecnologia

I videogiochi escono dallo smartphone

Sony presenta Project Field, una tavoletta NFC che fa da ponte tra i giochi di carte e le app su cellulare e tablet. Il debutto in Giappone

Alzi la mano chi non ha mai fatto una partita a Brivido, Magic: The Gathering o Cluedo. Con le dovute differenze, ognuno dei precedenti rappresenta un’era del gioco da tavolo. Da un lato i classici, come Monopoli, dall’altro declinazioni decisamente più nerd e intriganti, in grado di sopravvivere alle mode e alla digitalizzazione dei contenuti.

La storia che lega i “board game” all’evoluzione dell’intrattenimento è singolare e, per certi aspetti, unica. Nonostante la tendenza al divertimento “liquido”, sono ancora migliaia gli appassionati che si riuniscono per lunghe sessioni di gioco, sia singolarmente che all’interno di tornei ufficiali, durante le quali carte e dadi danno vita sul campo a scontri fantastici, lanci di magie e incantesimi, per conquistare terre e nemici.

Il boom di internet e dei videogame ha favorito la nascita di declinazioni decisamente più futuristiche dei tavolati, con la trasposizione delle carte su smartphone e tablet. Arrivate come passatempo mordi e fuggi mentre si aspettano treni e metro, oggi i cardgame sono categorie che vanno molto forte, sia su Android che iOS.

Come funziona

Non è un caso se Sony abbia deciso di cogliere la palla al balzo, presentando Project Field, una piccola base rettangolare dotata di connessione NFC e Bluetooth con cui connettere vere carte da gioco con le app mobili, per restituire un’esperienza ludica innovativa. Funziona così: si piazzano sulla superfice delle carte ad-hoc, dotate di un chip che, quando inserito nella tavoletta, viene riconosciuto dal sistema e messo in relazione con quelli delle altre. A quel punto, il giocatore può agire direttamente sul videogioco, muovendo e azionando le figure che sta usando sul Field, così organico e virtuale diventano facce della stessa medaglia.

Evoluzione integrata

La cosa interessante è che, a seconda dei giochi, ogni utente può migliorare le informazioni contenute all’interno del chip univoco, così da far crescere le potenzialità dei personaggi o delle abilità rappresentate. Nella pratica, l’oggetto resta sempre fisicamente lo stesso ma la sua valenza nel mondo digitale cambia con il tempo e l’evoluzione.

Non è una vera novità

In realtà, una tecnica del genere non è per nulla nuova nel mondo dei videogiochi. Con fortune alterne ci aveva provato in passato Nintendo con Amiibo, carte da connettere alla console Wii U ma anche i personaggi Disney Infinity per PlayStation e Xbox o gli Skylanders di Activision.

Cosa cambia? Con Project Field è tutto portatile, dalla tavoletta alle carte, sino al fatto che la piattaforma di battaglia è sul piccolo schermo di un cellulare, al massimo dell’iPad, e non sul televisore da 40 pollici di casa. I videogiochi stanno letteralmente uscendo dalle tasche dei ragazzi per invadere spazio concreti e Sony vuole assumere un ruolo di primo piano in quello che pensa possa diventare un settore rimunerativamente molto interessante. La prima mossa la farà in Giappone, madrepatria, dove lancerà presto il primoboard digital game: un episodio di Yo-Kai Watch

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Antonino Caffo

Nato un anno prima dell’urlo di Tardelli al Mondiale, dopo una vita passata tra Benevento e Roma torno a Milano nel cui hinterland avevo emesso il primo vagito. Scrivo sul web e per il web da una quindicina di anni, prima per passione poi per lavoro. Giornalista, mi sono formato su temi legati al mondo della tecnologia, social network e hacking. Mi trovate sempre online, se non rispondo starò dormendo, se rispondo e sto dormendo non sono io. "A volte credo che la mia vita sia un continuo susseguirsi di Enigmi" (Guybrush Threepwood, temibile pirata).

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