Google brevetta il tatuaggio elettronico, uno smart-microfono attaccato alla gola
rielaborazione di un'illustrazione originale del brevetto depositato da Google
Tecnologia

Google brevetta il tatuaggio elettronico, uno smart-microfono attaccato alla gola

Skin Tatoo 200 è un dispositivo rimuovibile dotato di sensori e microfoni che consente di comunicare con il proprio dispositivo mobile anche in condizioni estreme. Ma può funzionare anche da macchina della verità

Non ti piacciono i tatuaggi, vero? Sei uno di quelli che quando vede i propri amici presentarsi con una garza sul polpaccio o una scritta sotto il petto, storci il naso, chiedendoti quanto ci abbiano pensato prima di incidersi la pelle a vita? Fossi in te comincerei comunque a prepararmi all’idea di averne uno stampato sul collo, perché se davvero Google è in possesso di quella sfera magica che permette di indovinare (e imporre) i trend tecnologici futuri, nel giro di qualche anno potresti dovertene fare uno anche tu.

Niente paura, sto parlando di un tatuaggio che non richiede aghi né inchiostro, un tatuaggio elettronicobrevettato dalla divisione Motorola di Google che può essere appiccicato alla pelle e rimosso in maniera non invasiva. Il dispositivo, chiamato per ora Skin Tatoo 200, è dotato di un microfono, sensori e della connettività necessaria ad accoppiarlo con un dispositivomobile.

L’obiettivo principale dichiarato di questo insolito congegno è quello di permettere a un utente di impartire comandi vocali al proprio dispositivo (o anche semplicemente di portare a termine una telefonata) senza bisogno di doverlo estrarre dalla tasca o dalla valigietta, persino in condizioni che di solito rendono complicato utilizzare la voce come un comando (ad esempio quando si è in ambienti affollati o rumorosi).

Il vantaggio più lampante di avere un tatuaggio elettronico sulla gola è la possibilità di captare l’intonazione, il timbro e le parole espresse direttamente dalle vibrazioni della pelle. Il che può tornare utile anche per sviluppare sistemi più avanzati che consentano di riconoscere la voce dell’utente (e in caso contrario bloccare l’impartizione di comandi), o ancora peggio, di riconoscere quando una persona stia mentendo.

Quest’ultima eventualità, che potrebbe suonare eccessivamente fantascientifica, è in realtà espressa in modo esplicito nel brevetto, che parla di un sistema di misurazione della conduttanza cutanea che potrebbe essere utilizzato come una vera e propria macchina della verità. Nel brevetto si fa cenno a possibili applicazioni nel campo delle missioni sotto copertura, nelle quali un agente potrebbe trovarsi nell’impossibilità di comunicare con la base utilizzando sistemi tradizionali.

Tuttavia, poiché l’età dell’innocenza è da tempo finita sotto gli scarponi chiodati dell’NSA, c’è già chi teme che un simile sistema venga utilizzato per avvicinare ancora di più la lente di ingrandimento sugli internauti.

Già è difficile non sentirsi spiati mentre si telefona o si cercano facezie su Google, se poi dobbiamo temere che qualcuno prenda ogni nostra parola e la passi sotto il setaccio di un rilevatore di sincerità, la paranoia diventa fermata obbligatoria.

 

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Fabio Deotto