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Tecnologia

Google Daydream View: le cose da sapere

L’evoluzione dei Cardboard è un visore di stoffa che si comanda anche con un telecomando. Ecco tutte le novità

Il destino dell’intrattenimento è nella realtà virtuale. Non lo scopriamo oggi, ma grazie a Google ne abbiamo un’ulteriore conferma. Se colossi come Oculus Rift e HTC Vive sono gadget molto costosi destinati a un pubblico consapevole, i nuovissimi Daydream View di Google, come gli attuali Gear VR di Samsung, rappresentano la vera chiave di volta per aprire a tutti il mondo magico del tridimensionale, veicolato semplicemente da uno smartphone.

Big G, assieme alla nuova famiglia di telefonini Pixel, ha svelato i suoi visori, compatibili con qualsiasi cellulare Android in grado di far girare la piattaforma software Daydream VR, che consentirà ai dispositivi con Nougat (e una serie di altri che verranno aggiornati per supportare le funzionalità di base) di godere di contenuti virtuali in maniera semplice, veloce e soprattutto globale. Non a caso, il limite più grande dei principali concorrenti, i Gear VR, è quello di relegare le esperienze immersive a una manciata di smartphone del marchio coreano, mentre a Mountain View sono convinti che il successo passi per un concreto allargamento delle frontiere.

Cosa c'è da sapere sui Google Daydream View? Scopriamolo insieme!

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Come funzionano

Eredi dei Google Cardboard in tutto e per tutto: si prende lo smartphone compatibile (per ora i Pixel e Pixel XL, poi vedremo), lo si inserisce nello scomparto ed ecco partire la piattaforma di gestione delle app e giochi. Sono più di una decina quelle disponibili, con Wall Street Journal, CNN, New York Times, USA Today, Netflix, Hulu, HBO e la Major League Baseball al lavoro per portare le loro iterazioni digitali sugli innovativi visori.

Un nuovo design

I gadget presentati da Google riprendono un’idea già vista, quella dello smartphone nella plancia principale ma con linee e materiali di costruzione unici. L’uso della microfibra li rende più belli da vedere e più comodi da indossare, anche per diverse ore. Il lavoro svolto assieme a esperti di design e abbigliamento, ha permesso a Big G di realizzare un oggetto del 30% più leggero di quelli di pari categoria presenti sul mercato e capace di far respirare maggiormente la pelle.

Disponibili in tre colori

Daydream View arriverà a novembre in ardesia, mentre più in avanti lo vedremo anche in rosso e bianco neve. Tutte le sfumature godono di una restituzione estetica particolare, che su Twitter qualcuno ha già paragonato ai pantaloni di una tuta. E non è mica un’offesa.

Hanno il telecomando

Qui il primo vero punto di rottura con la concorrenza. Laddove è possibile interagire con il mondo rappresentato solo attraverso il puntamento dello sguardo o al massimo del gamepad, i Daydream View permettono di usare un telecomando in dotazione, che alloggia sul lato destro dei gadget e che, all’occorrenza, può traformarsi in tanti strumenti (ad esempio una bacchetta magica). Avete presente i controller di HTC Vive? Beh, la versatilità non è la stessa ma si tratta comunque di un ottimo compromesso.

Buoni per tutto

Certo, i videogiochi sono il terreno più fertile per aggeggi come questo, ma non ci si ferma qui. Secondo quanto affermato da Google, entro la fine dell’anno ci saranno almeno 50 applicazioni di varie categorie disponibili sui View, come quelle per guardare film sentendosi al cinema (Netflix), dedicate all’educazione, alla scoperta del mondo (Street View) e allo streaming (YouTube, HBO, Hulu). Insomma, un centro di intrattenimento a 360 gradi.

Quanto costano

In Italia arriveranno a 69 euro, un prezzo inferiore ai Gear VR di Samsung e decisamente più basso degli Oculus di Facebook. Ovviamente l’esperienza è un filino diversa, ma pur sempre consigliabile a chi decide di catapultarsi nel mondo VR anche solo per qualche minuto e da qualsiasi posto. Come detto, li vedremo a novembre, a partire dai paesi della prima fascia: USA, Germania, Canada, Australia e Regno Unito e poi tutti gli altri.

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Antonino Caffo

Nato un anno prima dell’urlo di Tardelli al Mondiale, dopo una vita passata tra Benevento e Roma torno a Milano nel cui hinterland avevo emesso il primo vagito. Scrivo sul web e per il web da una quindicina di anni, prima per passione poi per lavoro. Giornalista, mi sono formato su temi legati al mondo della tecnologia, social network e hacking. Mi trovate sempre online, se non rispondo starò dormendo, se rispondo e sto dormendo non sono io. "A volte credo che la mia vita sia un continuo susseguirsi di Enigmi" (Guybrush Threepwood, temibile pirata).

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