Gli smartphone del futuro verranno dagli alberi
Keoni Cabral, Flickr
Tecnologia

Gli smartphone del futuro verranno dagli alberi

Un gruppo di scienziati spiega come realizzare microchip fatti di legno invece che di silicio e metallo. Un vantaggio per la sostenibilità

La tecnologia può essere amica della natura. Tra città intelligenti, domotica e risparmio energetico, le soluzioni per impattare in misura minore sull’ambiente cominciano ad essere tante e non solo dal punto di vista del consumatore. Il tema della sostenibilità è sentito più che mai ma è dall’alto che bisogna avere le risposte maggiori, da quelle aziende la cui produzione è in grado di influenzare in maniera decisiva il ciclo della Terra.

Chip al naturale

Per questo risulta di vitale importanza lo studio di alcuni scienziati dell’Università del Wisconsin e del Dipartimento americano per i prodotti agricoli e forestali da laboratorio che dimostra i risultati di una ricerca su come realizzare un nuovo tipo di semiconduttore informatico quasi totalmente in legno. Il lavoro è stato pubblicato sulla rivista Nature Communications e spiega i passaggi con cui i ricercatori sono riusciti a sostituire un chip fatto di strati non biodegradabili con livelli costituiti di materiale derivato dal legno conosciuto con il nome di “nanofibra di cellulosa”.

Ecologia 2.0

Stando a quello che per il momento è solo un esperimento, i chip sarebbero fatti di una sostanza flessibile e in grado di degradare biologicamente dopo lo smaltimento, quando il dispositivo che li contiene non è più in uso; nel caso di un telefono cellulare basterebbe smontare l’apparecchio ed estrarre il chip biodegradabile che a quel punto non sarebbe più un rifiuto inquinante.  

Come è possibile

Gli eco-chip sono realizzati riducendo la corteccia dell’albero in fibre individuali, il cui prodotto più comune è la carta. La dimensione di ogni fibra è di un micrometro, ovvero  un milionesimo di metro, quanto basta anche per i fogli di carta anche se gli scienziati sono riusciti a dividere ulteriormente lo strato ottenendo un materiale forte e trasparente e più sottile, ancora in grado di fare da semiconduttore. L’obiettivo è quello di ridurre sempre di più l’utilizzo di materie non rinnovabili e potenzialmente tossiche in dispositivi moderni come smartphone e tablet. Che fine faranno i nuovi chip? Di certo non inquineranno, ne è certo Zhenqiang Ma che ha guidato la ricerca: “Se ne staranno nelle foreste, nascosti tra i funghi, pronti a degradare quasi fossero fertilizzanti”. 

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Antonino Caffo

Nato un anno prima dell’urlo di Tardelli al Mondiale, dopo una vita passata tra Benevento e Roma torno a Milano nel cui hinterland avevo emesso il primo vagito. Scrivo sul web e per il web da una quindicina di anni, prima per passione poi per lavoro. Giornalista, mi sono formato su temi legati al mondo della tecnologia, social network e hacking. Mi trovate sempre online, se non rispondo starò dormendo, se rispondo e sto dormendo non sono io. "A volte credo che la mia vita sia un continuo susseguirsi di Enigmi" (Guybrush Threepwood, temibile pirata).

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