Così lo smartphone ti dirà quanta fila c'è in aeroporto
Un sistema di sensori già attivo in 20 scali rileva le connessioni Bluetooth e Wi-Fi per calcolare le attese ai controlli
Ci sono gli ansiosi, che arrivano ore prima anche se devono prendere un volo nazionale da Milano a Napoli o da Roma a Catania. I rilassati e un filo temerari, che aspettano l’ultimo secondo, raggiungono il gate trenta secondi prima della sua chiusura definitiva. Entrambi, incluse le normali vie di mezzo tra i due opposti, devono comunque fare una scommessa, una stima di quanta fila troveranno ai controlli di sicurezza in aeroporto. E non è detto che ci prendano. Anzi.
Presto, però, non sarà più così: potremo sapere in tempo reale sul nostro telefonino quanti minuti servono per raggiungere il metal detector e accedere all’area degli imbarchi. Di più: sarà possibile conoscere quanta gente è in coda per prendere un caffè o alle casse del duty free. Tutto merito di un meccanismo che, senza violare la privacy degli utenti, monitora le connessioni Wi-Fi e Bluetooth attive in un'area e, di conseguenza, capisce quanta gente si sta concentrando in un determinato punto.
A sviluppare questa tecnologia chiamata BlipTrack è una società danese, la Blip Systems, che l'ha già installata in una ventina di scali europei e internazionali, inclusi quelli di Amsterdam, Ginevra, Dubai e Toronto. Ha appena fatto il suo debutto negli Stati Uniti, nell’aeroporto di Cincinnati, e non è per niente invasiva. Non «entra» nei dispositivi, non registra quali siti visitano, a chi appartengono o altri dettagli sensibili: si limita a censirli. Si calcola che a oggi siano circa il 50 per cento gli smartphone e i tablet che viaggiano con una connessione senza fili attivata, una quantità congrua per avere stime attendibili, e questa cifra continua ad aumentare.
Al momento i sensori di BlipTrack, racchiusi da una scatoletta con due antenne identica a un router, mostrano le loro conclusioni sui monitor interni degli scali, ma nulla esclude che le loro informazioni possano essere diffuse su una app, per esempio quella ufficiale o di terze parti, per essere consultabili in ogni momento. Anche da casa o dall'auto, dal treno o dal taxi mentre si viaggia verso l'aeroporto, per farsi un'idea di che situazione si troverà all'arrivo. Inoltre i sensori possono essere applicati ad altri snodi cruciali, come le dogane o i banchi per l’immigrazione dove, specie negli Usa, le attese superano i sessanta minuti. Dando modo alle autorità di conoscere sempre il traffico dei passeggeri e aprire nuove postazioni per sfoltire gli ingorghi.
In prospettiva, il sistema potrà essere esteso ai negozi presenti nei terminal, così potremo sapere quanto margine di tempo extra conviene considerare per comprare gli ultimi souvenir. E, magari, dare un'occhiata ai bagni. Per scegliere quelli più tranquilli ed evitare di ritrovarsi di fronte un serpentone di passeggeri che attendono scocciati il loro turno.
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