Sergio Ligato: la comunicazione è tutto
Sto per presentarvi una persona molto speciale: non è un dj, non fa il produttore, ma parlando con lui ho provato subito il desiderio di presentarvelo, racchiude due categorie di lavoratori molto particolari: il primo è il Vigile Del Fuoco …Leggi tutto
Sto per presentarvi una persona molto speciale: non è un dj, non fa il produttore, ma parlando con lui ho provato subito il desiderio di presentarvelo, racchiude due categorie di lavoratori molto particolari: il primo è il Vigile Del Fuoco e il secondo è il Tassista. Lui è Sergio Ligato e in questa piccola intervista ho cercato di farvi interessare a chi nel proprio lavoro ci mette l’anima. Spero vi piaccia, da domani torniamo con i dj, promesso.
Stai vivendo la tua seconda vita, per vederla in modo simpatico, prima il pompiere e poi il tassista. Cosa ti ha portato a voler fare il pompiere?
Da bimbo sognavo di fare tre cose da grande, e la prima era il pompiere. Ricordo che quando passavano i Vigili del Fuoco in sirena, prendevo la bici e li seguivo, pedalavo così forte che le mie anche rischiavano di svitarsi. Siccome sono nato sul Naviglio Grande, ricordo che di sovente intervenivano i Vigili del Fuoco Sommozzatori, perché un giorno sì e un giorno no finiva un’auto nel Naviglio, la ringhiera di protezione non esisteva, quindi appena passava un’autopompa o un’autogrù li raggiungevo e mi gustavo l’intervento. Già a 10 anni sapevo come si sollevava un’auto dal Naviglio con la grù, o come si indossava un autorespiratore. Quando nel quartiere succedeva qualcosa, mi precipitavo lì, guardavo, prendevo informazioni, insomma ero e sono assetato di eventi, di quello che succede. Poi ho fatto il servizio di leva nei Vigili del Fuoco e da li è scoppiato l’amore vero e proprio. Mi sentivo bene, forte e stimato, aiutare le persone in pericolo è la soddisfazione più bella del mondo, i bimbi che ti salutano, un anziano che ti ringrazia è da pelle d’oca .
E cosa ti ha portato a voler fare il tassista?
Il tassista era il secondo lavoro che volevo fare da bambino dopo il pompiere, e grazie a Dio ci sono riuscito. Sono diventato tassista perché sono innamorato di Milano, conosco la storia della città, sono assetato di storie del passato, ma anche del presente, mi informo su tutto quello che accade, gli eventi, ma sopratutto comunico con la gente, con i miei clienti che adoro, perché senza di loro non potrei crescere. Ad esempio, non avrei mai immaginato che sul taxi a Milano, dopo l’italiano la lingua più parlata è l’inglese, adoro le lingue, la comunicazione, quindi tutti i giorni, sopratutto quando ci sono eventi internazionali, sul mio taxi sembra di essere in territorio internazionale. Ho appeso sul cruscotto un cartello : “I speak english, hablo español , falo portugues”, quindi la conversazione continua con i clienti stranieri, ma anche italiani che mi parlano in queste tre lingue. Il taxi è una scuola di vita, se sei curioso la noia non esiste.
La tua passione è la comunicazione, sei sempre stato in prima linea per portare alla luce i problemi del tuo lavoro (sia il pompiere prima, che il tassista ora) com’è nata quest’esigenza?
Penso che la comunicazione sia tutto, saper comunicare ed essere informati sia fondamentale per il confronto con chiunque. Un po’ di tempo fa senza la rete eravamo tutti imbavagliati, non potevamo esprimere il nostro pensiero, non potevamo crescere e confrontarci. Non a caso il sistema tradizionale di comunicazione sta implodendo su se stesso, adesso qualsiasi cittadino attraverso la rete può smascherare qualsiasi cosa che prima veniva coperta dai media di regime. I sistemi occidentali e quelli di regime hanno il tempo contato, la crisi sarebbe stata coperta dai governi, le loro ladrate e le loro malefatte sarebbero state coperte, adesso lo sputtanamento lo può fare chiunque .
Hai scoperto subito che la rete dà una mano incredibile alla divulgazione di notizie, come la usi tu?
Essendo più sul taxi che a casa, vengo a conoscenza di fatti che avvengono in diretta, esempio: se deraglia un tram in Porta Ticinese, lo so in diretta attraverso i miei colleghi che lo segnalano alla centrale taxi che lo comunica a tutti i radiotaxi live per evitare il traffico della zona. Oppure incrocio quotidianamente degli eventi che avvengono e d cui i media tradizionali non ne sono neanche a conoscenza. Allora, se ne ho voglia, scendo, filmo, faccio foto, a volte commento, e carico in rete, attraverso l’Iphone, sulla mia pagina di Youreporter, che nell’ ultimo anno ha raggiunto mezzo milione di visite. So che cliccano sulla mia pagina anche i media di comunicazione tradizionali per impossessarsi di notizie, che a loro forse arriverebbero dopo qualche ora, oppure mai, quindi alcuni di loro mi seguono quotidianamente. Io utilizzo Youtrporter per dire quello che mi pare, quello che penso, quello che vedo, quello che scopro da tassista e da cittadino innamorato di Milano.
La tua più grande battaglia vinta?
Più che battaglia è una grandissima soddisfazione, quella di fare dedicare una piazza di Milano ai Vigili del Fuoco. Ricordo di aver rotto le scatole in continuazione al Sindaco di Milano, al tempo Gabriele Albertini, e al prefetto Ferrante per avere nella nostra città una piazza o una via che potesse ricordare per sempre l’operato e il sacrificio dei Vigili Del Fuoco. Ci sono riuscito in breve tempo. Ricordo che il giorno della votazione della mozione del Consiglio Comunale per intitolare una piazza di nuova costruzione nel quartiere di Lambrate, c’è stata all’unanimità l’approvazione da parte di tutti gli schieramenti, che di solito non vanno mai d’accordo, questo perché i pompieri sono amati da tutti, balordi compresi. (ride)
Come tassista vuoi sfatare i miti negativi che si hanno su questo mestiere a causa di pochi furbi?
Ecco questo è un altro esempio di come la comunicazione senza la rete potesse fare il bello e il cattivo tempo su una categoria che ha, ne più e ne meno delle altre categorie, lavoratori furbi (che io chiamo stronzi) o brave persone. In fin dei conti dietro un tassista c’è sempre una famiglia, una persona, un lavoratore che vive a volte nel posto più maleducato del mondo che si chiama strada.
Sicuro che non avresti voluto fare il giornalista?
Si sono sicuro (ride), almeno non nel passato. Sicuramente molti anni fa tanti giornalisti hanno dovuto subire pressioni, e penso che in molti casi il loro pensiero sia stato anche censurato. Se penso al presente invece ti direi di sì, ora con la rete credo sia tutto cambiato, il giornalista è più tutelato. Ma faccio il tassista, non è un po’ troppo tardi cambiare lavoro ormai? (ride)
Hai mai caricato qualche dj famoso sul tuo taxi?
Si certo, il più simpatico è stato Andrea Pellizzari, l’ho accompagnato a Malpensa a prendere un volo per Napoli, dove andava a smascherare un cieco che ci vedeva benissimo. Abbiamo chiacchierato molto, è stato un viaggio divertente.
Sei felice?
Si, perché nonostante tutto sono sempre riuscito a realizzare i miei sogni.
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