Serendipità

Ieri mattina, come d’altronde oggi, ho fatto per lavoro un viaggio in treno assai più lungo del solito. Ora, forse perché non avevo niente da leggere, o forse perché il tempo autunnale è giustamente quello che è, o magari perché …Leggi tutto

Ieri mattina, come d’altronde oggi, ho fatto per lavoro un viaggio in treno assai più lungo del solito. Ora, forse perché non avevo niente da leggere, o forse perché il tempo autunnale è giustamente quello che è, o magari perché avevo dormito poco, o sarà invece che non sono più abituato a pensare e basta per due ore, fatto sta che i miei pensieri sono andati a rivangare eventi futili ma spiacevoli del mio recente passato.

Pare infatti certo, adesso lo scrivo con tranquillità e quasi con distacco, che il me stesso di qualche mese fa abbia compiuto dei piccoli errori che il me stesso attuale non è più in grado di riparare; posso solo guardarli grattandomi la testa. Sicché mi sono ritrovato a girare intorno a quegli errori – roba minima, in realtà – come un musulmano in pellegrinaggio alla Mecca gira attorno alla Pietra Nera. E a forza di guardarli parevano anche grossi (sarà che su quel treno, con me, c’erano solo loro); né la stazione di Imola, a cui eravamo fermi in attesa del Freccia Bianca che doveva sorpassarci, possedeva distrazioni di sorta o apposite attrezzature anti-recriminazione.

Ero incastrato, in sostanza, fra la mia forzata immobilità mentale e la frustrante immobilità del passato.

Allora mi è venuto in mente Putin, che ha recentemente messo Angela Merkel nella stessa situazione di immobilità, quando la cancelliera tedesca gli ha chiesto notizie delle Pussy Riot, ritenendo (a ragione) che due anni di condanna siano ampiamente troppi per quel genere di reato. Al che Putin ha replicato che le Pussy Riot sono antisemite; questo, de facto, ha impedito alla Merkel ogni ulteriore rimostranza.

Il fatto che io e una donna pubblica così importante ci trovassimo in una situazione per certi versi simili non mi ha spinto alla solidarietà, devo ammettere; anzi, mi ha fatto sorridere e mi ha divagato.

Forse il mio psicoterapeuta potrebbe trovare strano che io leghi a Vladimir Putin pensieri gradevoli e leggeri; ma non ho psicoterapeuti e dunque campo tranquillo e penso a quel che voglio, come voglio.

Entrando in Emilia mi sono addormentato, e quel sonno mattutino ha portato con sé le benedizioni dell’oblio e del fatalismo, tanto care a noi orientali.

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Tommaso Giancarli

Nato nel 1980, originario di Arcevia, nelle Marche, ho studiato Scienze  Politiche e Storia dell'Europa a Roma. Mi sono occupato di Adriatico e  Balcani nell'età moderna. Storia e scrittura costituiscono le mie  passioni e le mie costanti: sono autore di "Storie al margine. Il XVII  secolo tra l'Adriatico e i Balcani" (Roma, 2009). Attualmente sono di  passaggio in Romagna.

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