Sanremo 2019 prima serata
Musica

Sanremo 2019: le pagelle della prima serata

Nella serata inaugurale della kermesse canora si sono esibiti tutti i 24 concorrenti in gara. Bene Cristicchi, Arisa, Bertè, Silvestri e Negrita

Ha preso il via la prima serata di Sanremo 2019, il secondo festival targato Claudio Baglioni, che anche quest'anno si dividerà nei tre ruoli di presentatore, performer e "dirottatore artistico".

Il cantautore romano, apparso leggermente teso per le polemiche di "Striscia la Notizia" , è affiancato dai comici Virginia Raffaele e Claudio Bisio, che avranno il compito di alleggerire e rendere più frizzanti le lunghissime serate sanremesi.

La Rai trasmetterà 27 ore di diretta in cinque giorni, cui si sommano altre 40 ore "collaterali" sulla gara canora, con 263 artisti sul palco tra artisti, cantanti, performer e ospiti, oltre all'orchestra di 55 elementi.

I superospiti, quest'anno, saranno tutti italiani, a meno di sorprese dell'ultima ora (si vocifera il nome di Ariana Grande, ma la presenza della popstar americana appare improbabile per motivi di budget).

Spazio, nella prima serata, ai nostri Andrea Bocelli con il figlio Matteo e alla voce senza confini di Giorgia.

Nei prossimi giorni si esibiranno Luciano Ligabue, Riccardo Cocciante, Eros Ramazzotti, Fiorella Mannoia, Antonello Venditti, Elisa, Giorgia, Alessandra Amoroso e Marco Mengoni.

Ieri Baglioni ha dichiarato in conferenza stampa: “Dovrebbe essere il Festival dell’armonia, anche se abbiamo avuto giornate complicate: ma l’armonia non è un dato di partenza ma una conquista”.

La giuria d'onore, che giudicherà le canzoni il venerdì e il sabato sera, sarà presieduta da Mauro Pagani e ne faranno parte Ferzan Özpetek, Camila Raznovich, Claudia Pandolfi, Elena Sofia Ricci, Beppe Severgnini, Serena Dandini e Joe Bastianich.

Dopo aver sciorinato il machiavellico meccanismo di voto, più complesso dei requisiti per ottenere il reddito di cittadinanza, alle 21 è iniziata la gara canora.

Ecco le nostre pagelle delle 24 canzoni in gara. 

Francesco Renga - Aspetto che torni

Dopo aver vinto Sanremo nel 2005 con la tenera Angelo, Renga si trova ormai a suo agio sul palco del Teatro Ariston come nel tinello di casa sua: sorride, ammicca a favore di telecamera, si avvicina alle prime file con la disinvoltura di un navigato crooner, però sembra vocalmente più trattenuto e meno esplosivo del solito, con un'interpretazione senza troppi sussulti emotivi. La canzone, scritta da Bungaro, è una ballad sui sentimenti, le attese e il ritorno. «Il mondo si perde, tu invece rimani». Voto 6.

Nino D’Angelo e Livio Cori – Un’altra luce

Un curioso mix tra il rap di Livio Cori (è lui Liberato?) e la voce melodrammatica di Nino D'Angelo, con atmosfere a metà strada tra "Gomorra" e i film di Mario Merola. Il testo in napoletano, spesso incomprensibile a chi abita sopra Firenze, potrebbe renderlo uno dei brani più "esportabili" e apprezzati all'estero, anche se la canzone non spicca mai il volo. Emblematico il verso «Famme vedè addo arriva sta luce». Voto 5,5.

Nek – Mi farò trovare pronto

Dopo il successo sanremese di Fatti avanti amore, Nek, lo Sting di Sassuolo, abbraccia ancora una volta l'electropop, il bene-rifugio per gli artisti che vogliono darsi una svecchiata nel sound, con una canzone energica e motivazionale scritta con Paolo Antonacci (figlio di Biagio). «Sono pronto a non esser pronto mai, per essere all’altezza dell’amore». Voto 6,5

The Zen Circus – L’amore è una dittatura

Un brano forte e per nulla sanremese, quello proposto dai Zen Circus, campioni dell'alternative rock italiano. L'incipit è ispirato vagamente a Time dei Pink Floyd, poi la canzone acquista un ritmo dritto, per crescere via via di pathos e di suoni, imbracciando sentieri musicali tortuosi e davvero originali per il Teatro Ariston. Insieme a Motta e Silvestri, L’amore è una dittatura è la canzone più politica di Sanremo 2019, un'accorata analisi della società di oggi su una struttura musicale spigolosa e sghemba. Voto 6,5.

Il Volo – Musica che resta

I tre piccoli bocellini de il Volo si affidano anche nel 2019 alla formula usato-sicuro dell'enfatica Grande Amore, vincitrice di Sanremo 2015, con un profluvio di archi e di fiati, ma avere tra gli autori del brano anche una certa Gianna Nannini ha aggiunto un inedito tocco rock nel ritornello di Musica che resta. Una canzone molto vintage, forse anche troppo a un orecchio abituato a suoni più contemporanei. “Amore abbracciami/Voglio proteggerti/siamo il sole in un giorno di pioggia/stanotte stringimi/Baciami l’anima/siamo musica che vera che resta”. Voto 5.

Loredana Bertè – Cosa ti aspetti da me

Look in stile Derelict, capelli turchini, trucco marcato alla Robert Smith dei Cure, Loredana Bertè, grintosa e diretta come nei suoi anni migliori, berteneggia di prammatica con il suo inconfondibile mood rock-reggae, ma la sua interpretazione, anche se con qualche imprecisione, è carismatica ed efficace. La canzone, ben costruita nelle pause e nel crescendo finale, ha un ottimo potenziale radiofonico. "Che cosa vuoi da me, cosa ti aspetti dentro te?". Voto 7.

Daniele Silvestri - Argento vivo

Argento vivo, con il suo clima cupo ed epico al tempo stesso, realizzato attraverso archi e fiati, è una delle canzoni più sorprendenti del festival, dove il cantautorap diretto e arrabbiato di Daniele Silvestri, con un testo torrenziale su un ragazzino di 16 anni che da 10 è in carcere, incontra il rap conscious del talentuoso Rancore. Una potente metafora sull'autoreclusione del web, una gabbia costruita inconsapevolmente da noi stessi, che strappa applausi convinti. Voto 8

Federica Carta e Shade – Senza farlo apposta

Lo schema è lo stesso, ben collaudato, di tanti duetti tra una cantante r&b e un rapper. Peccato solo che Federica Carta non sia Beyoncé e Shade non è Jay-Z. Canzone insipida, che non lascia traccia. Voto 5

Ultimo – I tuoi particolari

In un solo anno, il giovane Ultimo, una sorta di Ramazzotti 4.0 senza le adenoidi, è passato da talento semisconosciuto a cantante pop tra i più amati in Italia, con vendite record e palasport sold-out, bruciando tutte le tappe grazie alle sue canzoni dirette e ricche di pathos. Non fa eccezione I tuoi particolari, incentrata sulla mancanza d’amore, una canzone classicamente sanremese che ha ottime possibilità di vincere il festival, oltre alla gara dei passaggi radiofonici.«Se solamente Dio inventasse delle nuove parole potrei scrivere per te nuove canzoni d’amore». Voto 6,5

Paola Turci – L’ultimo ostacolo

Una delle poche certezze della vita di oggi, precaria e costantemente a termine, è la presenza di Paola Turci al Festival di Sanremo, dove torna per l'undicesima volta. L'ultimo ostacolo è una canzone poetica e ben costruita, ma la voce, in alcuni passaggi, è meno pulita del solito. “Fragili ma sempre in verticale…Ma è bellissimo pensare di cadere insieme”. Voto 6

Motta – Dov’è l’Italia

Reduce da due anni ricchi di premi, tra cui la Targa Tenco per il migliore album, Motta porta a Sanremo un brano dove affronta di striscio il tema evergreen dell'immigrazione, in cui si domanda retoricamente "Dov’è l’Italia, amore mio? Mi sono perso". La strofa, vocalmente, è un po' piatta, d'altra parte non è certo il virtuosismo vocale la specialità della casa. Molto meglio il refrain, assai efficace, che entra subito in mente. Una canzone che farà faville sul palco del Primo Maggio. Voto 6

Boomdabash – Per un milione

Ritmi in levare e mood estivo per i Boomdabash, la cui reggaeggiante Per un milione, anche se non originalissima, è seriamente candidata a tormentone della bella stagione, oltre che canzone più ascoltata dagli under 25 nelle vacanze estive in Salento. «Ti aspetterò perché sei tu che porti il sole». Voto 6,5

Patty Pravo con Briga – Un po’ come la vita

Patty Pravo e Briga sono la coppia peggio assortita dai tempi di C1-P8 e C-3PO di "Guerre Stellari", ma Un po' come la vita è una bella canzone sanremese. Patty Pravo è sembrata fin troppo spaesata e sopra le righe, molto meglio Briga, che ha accostato al rap una convincente anima cantautorale. Un duetto singolare, che va rivisto per giudicarlo meglio. «E la fine è l’unica cosa che non vedo». Voto 5,5.

Simone Cristicchi – Abbi cura di me

La bravura, la comunicativa, la poesia e l'autorevolezza di Simone Cristicchi, che ormai si divide equamente tra musica e teatro, dovrebbero garantirgli almeno uno dei premi della critica per la splendida Abbi cura di me, un brano delicato, emozionante e teatrale nel senso migliore del termine. «Abbracciami se avrò paura di cadere / Che siamo in equilibrio sulla parola insieme». Voto 8.

Achille Lauro – Rolls Royce

Rolls Royce è un brano che non ammette mezze misure: o la si amerà o la si odierà. La canzone, che strizza l'occhio al Vasco di Vita spericolata e al Jovanotti de La mia moto, è una scanzonata ibridazione di rock e rap in autotune, con un testo infacito di citazioni di personaggi famosi. Diventerà sicuramente un tormentone radiofonico, oltre che uno dei momenti più attesi dei concerti di Achille Lauro. Pur preferendo il rap old school, apprezziamo comunque l'originalità e il coraggio di portare una canzone così fuori dagli schemi sul palco ingessato dell'Ariston. Voto 6,5.

Arisa – Mi Sento Bene

Insieme a Mina, Giorgia e Simona Molinari, Arisa è senza dubbio una delle migliori voci femminili in Italia, come conferma la gioiosa Mi sento bene, a metà strada tra la colonna sonora di un film Disney e un brano pop-disco anni Ottanta, un irresistibile invito a vivere con leggerezza, senza perdere di vista le cose importanti. “Se non ci penso più, mi sento bene, mi sveglio presto il lunedì e mi sento bene” diventerà un tormentone di qualità di Sanremo 2019. Brava. Voto 7,5

Negrita – I ragazzi stanno bene

I Negrita, una delle migliori live band italiane, fanno ciò che sanno fare meglio, un robusto rock, addolcito da una bella linea melodica, contro i limiti e le imposizioni, in cui non mancano alcuni riferimenti all'attualità politica, impreziosito da atmosfere retrò da spaghetti western. “Non mi va di raccogliere i miei anni dalla cenere, voglio un sogno da sognare voglio ridere”. Voto 7

Ghemon – Rose viola

Ghemon è un talento perfettamente calato nella contemporaneità, che ha fatto tesoro della lezione di artisti americani come D'Angelo, Frank Ocean e Anderson.Paak: sa cantare, sa rappare e scrive testi intelligenti. L'intenso pop-soul Rose Viola, in cui conferma la crescita di consapevolezza nei suoi mezzi vocalipotrebbe essere una delle sorprese di Sanremo 2019. Convincente. Voto 7

Einar – Parole nuove

Nonostante la giovane età di Einar, che sembra il nome di un ente parastatale, Parole nuove è la classica ballad sanremese che, se non fosse ravvivata da qualche suono più contemporaneo, potrebbe essere stata scritta 50 anni fa. Impalpabile. Voto 5

Ex-Otago – Solo una canzone

I genovesi Ex-Otago si candidano a raccogliere il testimone dei Thegiornalisti con il pop mailinconico di Solo una canzone, brano dolceamaro e radio-friendly, che però non emoziona quanto dovrebbe. “Non è semplice restare complici/un amante credibile quando l’amore non è giovane. E’ solo una canzone abbracciami per favore”. Voto 6

Anna Tatangelo – Le nostre anime di notte

Una ballad classica, elegante e autobiografica, su un amore in crisi che, dopo numerose peripezie, si ritrova. La canzone, nonostante la buona interpretazione vocale della Tatangelo, ha il difetto di essere poco originale e di non "bucare" lo schermo. Voto 6

Irama – La ragazza con il cuore di latta

Si apre con l'inconfondibile suono del carillon e si chiude con un coro gospel questa originale canzone sulla violenza domestica, di cui è protagonista una ragazza di nome Linda. Peccato per le imprecisioni vocali di Irama. «Fare l’amore è così facile, credo. Amare una persona fragile, meno». Voto 6

Enrico Nigiotti – Nonno Hollywood

Nigiotti interpreta con trasporto e con la giusta autorevolezza un brano dedicato al nonno scomparso e alla vita di un tempo a Livorno, più semplice e genuina rispetto a oggi: "Nonno mi hai lasciato dentro un mondo a pile / centri commerciali al posto del cortile / una generazione con nuovi discorsi / si parla più l'inglese che i dialetti nostri». Voto 6,5

Mahmood – Soldi

Mahmood propone un brano urban, tra rap e pop, in cui fa i conti con il suo difficile rapporto con il padre. La sapiente produzione di Dardust e di Charlie Charles, il padrino della trap italiano, è garanzia di successo presso il pubblico più giovane, grazie anche a un ritornello accattivante che si stampa subito in testa: “Io da te non ho voluto soldi/è difficile stare al mondo quando perdi l’orgoglio/lasci casa in un giorno/Tu dimmi se volevi soldi soldi soldi”. Voto 6

Sanremo 2019
Ufficio Stampa Tim
Virginia Raffale, Claudio Baglioni e Claudio Bisio

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