Rivoluzione YouTuber
Andrea Amato e Matteo Maffucci per la prima volta mettono assieme le testimonianze di 12 tra gli youtubers italiani più famosi
"La rivoluzione è sempre per tre quarti fantasia e per un quarto realtà", così la pensava Michail Bakunin durante l'Età delle Rivoluzioni per eccellenza, il XIX Secolo. Ma nel caso dell'irrompere sulla scena del popolo di YouTube, gli Youtubers, possiamo pensare che l'aforisma sia pure fin troppo prudente e che di fantasia, nella rivoluzione che ha portato un terremoto nel sistema della produzione e distribuzione dell'audiovisivo digitale, ce ne sia stata anche fino al 99% con solo l'1% di senso di realtà.
A riguardare gli esordi dei primi pioneri del canale YouTube, nelle loro prime autoproduzioni tutte "webcam e cameretta", con la sfrontatezza da adolescenti e nessun rudimento cinematografico alle spalle, è difficile pensare che loro stessi pensassero di fare davvero una rivoluzione ne tantomeno (come invece spesso succede ai rivoluzionari della prima ora) di cogliere quel 25% di pragmatica realtà bakuniniana e assicurarsi una forma di professione stabile, una carriera, dei soldi a fine mese.
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Nei lavori della prima e della seconda ondata di Youtubers, i vari Willwoosh, Daniele Doesn't Matter, iPantellas, Nirkiop, ilvostroCaroDexter, Gordon, quasi nomi di combattenti partigiani, emerge la Fantasia dirompente come spunto della creatività, accoppiata alla voglia di fare, di partire verso qualche destinazione sconosciuta, la voglia di sfogare un talento, non ancora pienamente percepito. Partire, poi si vedrà. Prima di pensare al futuro si doveva rompere lo schema produttivo classico del cinema e dei media, con la sua trafila produttiva e artistica elaborata e spesso inaccessibile per chi è alle prime armi, in maniera spontanea, anche grossolana, con tanti errori e molta "ignoranza" ma con una freschezza e un'immediatezza che alla fine, come i loro antenati presentatori TV, buca gli schermi nelle case degli italiani, nel caso degli youtuber nelle camerette dei Millennials e della Generazione Z.
Ma, appunto, chi mai credeva di farci una professione riprendendosi mentre ci si asciuga i capelli, ci si trucca, mentre si gioca ai videogames o si mette una parrucca bionda per fare il verso alle modelle, mentre si prende (amabilmente) in giro la nonna o la famiglia riunita a Natale, o ci si fa il videoclip Karaoke con una app...addirittura guadagnarci dei soldi?
Eppure...nel pieno rispetto della sua natura di rivoluzione tecnologica dai tratti anarchici quello dello Youtuber è diventata non solo una vocazione ma una possibile professione, all'interno di un'industria (Youtube) che ogni minuto carica oltre 400 ore di video in tutto il mondo, che fino a oggi ha pagato almeno 2 miliardi di dollari in "diritti d'autore" e che comincia ad avere in Italia numeri da prime time di RaiUno e Canale5 messi insieme.
Questa rivoluzione sociale, culturale ma anche industriale ce la spiegano bene Andrea Amato e Matteo Maffucci, autori del libro "Rivoluzione YouTuber" (Paper First), che per la prima volta mettono assieme in un colpo solo le testimonianze di 12 tra gli youtubers italiani più famosi - oltre a quelli citati sopra ci sono anche Leonardo de Carli, Luis, Elisa Maino, Francesco Sole, Sofia Viscardi - quelli partiti dal nulla all'alba di YouTube e che ora hanno carriere che dilagano anche in radio, televisione e cinema perché nuovi e vecchi mezzi si combattono ma allo stesso tempo si contaminano ed evolvono insieme. Nel libro gli intervistati raccontano gli esordi, con i primi video amatoriali che rivaleggiano per qualità audio video con i videomessaggi dei rapimenti terroristici ma che video dopo video si evolvono in maniera sorprendente fino a diventare prodotti curati senza perdere la loro freschezza innovativa.
Il volume di Amato-Maffucci non si limita a raccontare in nuovi creativi (sceneggiatori e attori al tempo stesso) ma ospita anche i nuovi produttori del sistema, Francesco Facchinetti, Luciano Massa, Eugenio Scotto che venendo da esperienze diverse (discografia, radio e tv) hanno saputo cogliere lo spirito del tempo rivoluzionario e si sono buttati anche loro inizialmente con solo il 25% di senso di realtà, imparando il "business in progress", mentre lo facevano. Per chi non avesse voglia di lanciarsi nella carriera video come youtuber ma volesse stare dietro le quinte, i tre intervistati forniscono la parte più interessante del libro, con la loro esperienza nel ridisegnare il perimetro tradizionale tra media, agenzia, concessionaria e casa di produzione cinematografica.
E per ricordarci "Come Erano" gli esordi degli YouTuber intervistati nel libro ecco una rassegna del loro video di esordio: