Ringo Starr: l'ex Beatles trionfa a Roma all'insegna di pace e amore
Ringo Starr: l'ex Beatles trionfa a Roma all'insegna di pace e amore
Musica

Ringo Starr: l'ex Beatles trionfa a Roma all'insegna di pace e amore

Il batterista dei Fab Four ha spaziato tra carriera solista, brani dei Beatles e hit di Santana, Toto, Men at work e 10cc

I luogi comuni sono sempre i più affollati, e uno dei luoghi comuni più duri a morire, nella percezione comune ma anche nella critica musicale, è la scarsa considerazione artistica del ruolo (fondamentale) avuto da Ringo Starr all'interno dei Beatles.

Schiacciato dall'ingombrante duopolio John Lennon-Paul McCartney, autori della stragrande maggioranza dei 186 brani originali composti dai Fab Four, e dal talento cristallino di George Harrison, che ha composto poche ma fondamentali canzoni come Here comes the sun, Something e My guitar gently weeps, Ringo è da molti visto semplicemente come un buon musicista, il cui merito maggiore è stato quello di trovarsi nel posto giusto al momento giusto. Errore.

L'importanza di chiamarsi Ringo

Senza dilungarci troppo, ci limitiamo qui a constatare che Ringo ha creato un modo di suonare la batteria, in particolare in alcuni fill e nei groove sempre in funzione della canzone, che è stato copiato da migliaia di epigoni (pensiamo a Dave Grohl, Nicko McBrain,Terry Bozzio e Kenny Aronoff).

Quando è entrato nei Beatles era il musicista più famoso e quotato di Liverpool, senza di lui, il vero collante della band grazie alla sua umanità e alla sua naturale simpatia, fondamentale per disinnescare gli screzi tra prime donne, i Beatles si sarebbero sciolti probabilmente 4-5 anni prima di quel nefasto 10 aprile del 1970.

Inoltre Starr è stato il primo musicista ad avere l’intuizione di registrare la batteria con il microfono vicino ai tamburi o dentro alla cassa, il primo a mettere delle coperte nella cassa (le cosidette sordine) e il primo a portare al grande pubblico l’uso dell’ impugnatura delle bacchette matched, cioè identica per entrambe le mani, lui che era un mancino che suonava quasi da destro.

Ringo ha lanciato la tendenza di tenere lo sgabello molto alto, per interagire visivamente con gli altri musicisti, ha reso leggendario il marchio di batterie Ludwig e ha sempre dimostrato un timing impeccabile, evitando virtuosismi fini a se stessi e lunghi assoli che mal si sarebbero conciliati con i brani dei Beatles, di cui era il regista occulto dietro le pelli.

Dopo questa necessaria apologia del batterista di Liverpool, è maggiormente chiara l'importanza del suo minitour italiano, che si è concluso ieri sera nella suggestiva Cavea dell'Auditorium Parco della Musica di Roma, dopo aver già fatto tappa a Lucca e Marostica.

Il racconto del concerto

Ad affiancare l'ex Beatles sul palco, un supergruppo formato da Steve Lukather (cantante e chitarrista dei Toto), Colin Hay (cantante e chitarrista dei Men at Work), Gregg Rolie (tastierista già al fianco di Santana e Journey), Graham Gouldman (bassista dei 10cc), Gregg Bissonette (che ha suonato le percussioni per Duran Duran, Toto e Joe Satriani) e Warren Ham (ai fiati per i Kansas).

Una all star dello yacht rock, che ha regalato un'ora e quaranta di ottime canzoni dai rispettivi repertori, in una vera e propria festa in musica che ha entusiasmato gli spettatori del Roma Summer Fest.

Vedere dal vivo un ex Beatles a pochi metri di distanza, ancora in grande forma fisica nonostante le 78 primavere, sorridente, energico e prodigo di "peace & love", il mantra che ripeteva praticamente a ogni canzone, è stata un'esperienza da custrodire gelosamente in quel grande diario emotivo chiamato vita.

Chi si aspettava una serata all'insegna della nostalgia per i bei tempi andati, è stato smentito dalla grande carica live della band, una macchina del groove perfettamente oleata che ha macinato note, assoli e aneddoti senza mai un attimo di pausa o un calo di tensione, in cui ogni musicista passava idealmente la palla all'altro, in un perfetto gioco di squadra.

Ringo, che da poco ha pubblicato l'album Give Me More Love, si divide equamente tra il ruolo di maestro di cerimonia e quello di batterista, con un repertorio che pesca dalla sua carriera solista, dai Beatles, naturalmente, e dalle cover suonate dai Fab Four (come Boys o Act Naturally), lasciando molto spazio ai brani più rappresentativi dei suoi eccellenti musicisti.

"Ho scritto tante canzoni quando ero nei Beatles. Peccato, però: me ne hanno fatte incidere pochissime", ha affermato, scherzando, prima di eseguire la prima canzone dei Fab Four, la gioiosa Pass me by, il cui refrain è cantato in coro da tutta la Cavea.

Per chi ama il pop-rock di qualità, è stata una gioia ascoltare uno dopo l'altro brani indimenticabili come Rosanna e Hold the line dei Toto (nelle quali Steve Lukather si è confermato uno dei migliori chitarristi in circolazione), Down Under, Overkill e Who can it be now (con il suo indimenticabile riff di sax) dei Men At Work, tre capolavori latin rock come Evil ways,Black Magic Woman e Oyo Como Va di Santana, le raffinate Dreadlock Holiday, The Things We Do For Love e I'm not in love dei 10cc, una band forse un po' sottovalutata rispetto ai suoi effettivi meriti.

Molto applauditi anche i brani solisti più famosi di Ringo, da It Don't Come Easy fino all'icastica Photograph, forse la sua canzone migliore, scritta a quattro mani con l'amico George Harrison, morto di cancro il 29 novembre 2001, a soli 58 anni, proprio nella villa di Starr a Beverly Hills.

I momenti più coinvolgenti della serata (le cui uniche pecche sono le mancanza nella setlist di Octopus’s Garden e del bis), sono naturalmente a marchio Beatles, con i gioiosi inni Yellow submarine e With a Little Help From My Friends, che fanno scattare l'inevitabile singalong di tutti gli spettatori dell'Auditorium, trasportandoli per alcuni minuti nei ruggenti anni Sessanta, quando il rock non si accontentava di raccontare la realtà, ma voleva cambiare il mondo.

Chissà, forse il rock non ha cambiato il mondo, ma ha sicuramente cambiato, in meglio, le nostre vite. Peace and love, Ringo.

La scaletta del concerto di Ringo Starr a Roma (11 luglio 2018)

"Matchbox"

"It don't come easy"
"Dreadlock holiday"
"Evil ways"
"Rosanna"
"Down under"
"Boys"
"Don't pass me by"
"Yellow Submarine"
"I'm not in love"
"Black magic woman/Gypsy Queen"
"You're sixteen"
"Anthem"
"Overkill"
"The things we do for love"
"Oye como va"
"I wanna be your man"
"Hold the line"
"Photograph"
"Act naturally"
"With a little help from my friends"
"Give peace a chance"

Gabriele Antonucci
Ringo Starr all'Auditorium Parco della Musica

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