Reflex o mirrorless: cosa scegliere?
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Reflex o mirrorless: cosa scegliere?

Le dimensioni contano, certo, ma non solo. Ecco quali sono le piccole e grandi differenze per decidere meglio

A distanza di 7 anni dall’uscita della Panasonic G1 - universalmente riconosciuta come la prima compatta a ottiche intercambiabili per il mass market - possiamo dirlo: le cosiddette mirrorless non hanno ammazzato le reflex. Pur perdendo quote importanti di terreno (soprattutto in paesi come Stati Unite e, ancor più in Giappone) le buone e vecchie Dslr sono infatti ancora molto apprezzate, soprattutto da alcune fasce di utenza.

C’è spazio per tutti insomma, con o senza specchio. Le necessità dei fotografi sono infinite e mai come oggi c’è bisogno di risorse dedicate. Non è più solo una questione di dimensioni. Scegliere una reflex piuttosto che una mirrorless significa prendere in considerazione tutta una serie di specificità che sommate possono fare la differenza. Qui di seguito proveremo ad analizzare le principali.

Dimensioni
Su questo fronte non c’è partita. La mancanza dello specchio - e la conseguente riduzione della distanza fra obiettivo e sensore - consente alle mirrorless di essere mediamente più piccole rispetto alle reflex. La riduzione degli ingombri è evidente anche in lunghezza, dal momento che una compatta a ottiche intercambiabili dispone in molti casi di un sensore più piccolo (ad esempio un Micro Quattro Terzi) che non necessita di lenti monumentali per essere illuminato.

Va detto, comunque, che negli ultimi anni il gap fra i due mondi si è un po’ assottigliato: le reflex, grazie ai progressi della miniaturizzazione, sono riuscite in alcuni casi a contenere gli ingombri (si pensi ad esempio alla Canon Eos 100D o alla Nikon D3300); le mirrorless, dal canto loro, si sono fatte in alcuni casi più massicce proprio per la necessità di integrare ottiche sempre più importanti. In linea di massima su può comunque dire che una compatta a ottiche intercambiabili sia circa la metà di una reflex di pari prestazioni.

Sensore
In linea generale, la resa fotografica è tanto migliore quanto più grande è il sensore. È un concetto che non ha nulla a che vedere con i megapixel (che esprimono invece la risoluzione) ma con la superficie disponibile e quindi con la maggiore o minore capacità di acquisire luce.

Sotto questo profilo le macchine con sensore full frame (equivalenti a un 35x24 mm) sono quelle che sulla carta offrono una migliore qualità, soprattutto in condizioni di scarsa luminosità; seguono i modelli con sensore Aps-C, le cosiddette Quattro Terzi (uno dei formati più diffusi fra le mirrorless) e le fotocamere a formato CX (perlopiù Nikon). Se le reflex si concentrano perlopiù sui primi due formati, le mirrorless vanno sostanzialmente a tutto campo (persino sul full-frame) anche se, per una questione di ingombri generali (corpo macchina più ottiche), il Micro Quattro Terzi sembra essere ancora il “taglio” privilegiato.

Mirino
Dopo la voce “ingombri” è quella che pesa di più a livello di differenze. Il mirino ottico di una reflex è impareggiabile, nel senso che permette al fotografo di immergersi nella scena con un grado di realismo pari a quello dell’occhio umano.

Negli ultimi, anni, tuttavia, i produttori di mirroless si sono attrezzati per offrire una valida alternativa digitale: i cosiddetti EVF - di fatto dei mirini elettronici - non saranno forse realistici come le omologhe unità ottiche ma sono sempre più definiti, reattivi (grazie ai sensori di prossimità si attivano e disattivano con molta precisione all’avvicinarsi dell’occhio) e soprattutto ricchi di informazioni aggiuntive.

Certo, si tratta di un componente in più da alimentare e questo si ripercuote negativamente sui consumi, ma per chi proprio non vuole o non riesce a comporre la scena solo col display si tratta comunque di un prezioso alleato.

Autofocus
Chi ha lo specchio (le reflex) può inviare una parte della luce ai moduli AF. Chi non ce l’ha (le mirrorless) non può sfruttare i sistemi a rilevamento di fase ma deve ripiegare sui più modesti sistemi a misurazione di contrasto (come succede nelle compatte). E lo stesso dicasi per la misura dell’esposizione.

Ciò può rappresentare un handicap, soprattutto per chi ha necessità di fare foto sportive, ma i progressi mostrati dalle mirrorless di ultima generazione sono consistenti, senza contare tutte quelle funzionalità esclusive - ad esempio il focus peaking o l’ingrandimento digitale della porzione di immagine da mettere a fuoco - che fanno di questo segmento, un alternativa piuttosto unica nel genere.

Ottiche
Il campionario delle ottiche reflex è inarrivabile, soprattutto sui marchi più rinomati. Col passare degli anni, però, le mirrorless stanno riducendo il gap. Oggi ci sono alcuni marchi - è il caso di Panasonic e Sony - che possono contare su un parco ottiche davvero completo anche se in alcuni casi le lenti sono piuttosto costose (le ridotte dimensioni di sensori come il Quattro Terzi richiedono obiettivi con un potere risolvente molto elevato al fine di risolvere adeguatamente i 10 o più megapixel stipati in una superficie ridotta).

Grazie agli adattatori, in ogni caso, sia le reflex che le mirrorless possono montare quasi tutte le ottiche vintage, ovviamente perdendo autofocus ed automatismi.

Video
Tutte le considerazioni fatte finora relativamente a dimensioni, sensore, fuoco possono essere mutuate anche sul fronte delle funzionalità video. Di certo, su questo fronte il mirino ottico non è più una discriminante dal momento che le riprese passano sempre da un display digitale. Meglio sicuramente puntare su altri fattori: risoluzione, fattore di compressione, elevato fps, presenza di ottiche motorizzate e ingresso per il microfono.

L’impressione è che negli ultimi tempi le mirrorless si stiano mostrando leggermente più aggressive rispetto al mondo Dslr: macchine come la Panasonic GH4 sono forse la migliore espressione dello stato dell’arte delle macchine compatte a ottiche intercambiabili per il mondo dei videomakers.

Conclusioni
La scelta fra una reflex e una mirrorless non può essere fatta in modo assoluto a aprioristico ma deve essere calibrata in base alle necessità del singolo.

Lo street photographer o in genere chi ha bisogno di un attrezzo compatto, facile da portare in viaggio, sceglierà con molta probabilità una mirrorless, magari dotata di un’ottica fissa supercompatta (i cosiddetti pancake).

Chi vuole un attrezzo per fare fotografia sportiva, ritrattistica, o comunque adatto per tutte quelle circostanze nelle quali autofocus, mirino ottico e sensibilità agli alti ISO possono fare la differenza, prediligerà una reflex, meglio ancora se Full Frame.

Che si vada da una parte o dall’altra, in ogni caso, non si può prescindere dall’innesto di ottiche di buona qualità, oggi come ieri vero valore aggiunto per chiunque voglia cimentarsi nella fotografia di qualità.

Le migliori fotocamere (reflex e mirrorless) oggi sul mercato

NIKON D810 (2900 euro) - Sul pieno formato quest’anno Nikon ha letteralmente surclassato la concorrenza: ben quattro modelli, per tutti i gusti e per tutte le tasche (o quasi). Del quartetto, questa D810 è quella forse più inaspettata, forse perché nessuno pensava che la D800 - una full frame ancora piuttosto giovane - fosse già in aria da pensione. Sotto un corpo macchina sostanzialmente identico a quello della sua progenitrice, c’è un sensore da 36,3 megapixel senza filtro passa-basso che permette di scattare a velocità supersoniche (fino a 5 fotogrammi al secondo in modalità FX) e sempre con una certa sensibilità (fino a 51.200 ISO equivalenti). Frugando fra le centinaia di risorse a disposizione si scopre un’interessante funzione “a gruppi” studiata per migliorare la velocità di messa a fuoco e definire un miglior isolamento dallo sfondo anche in condizioni di scarsa luminosità

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