Italia geniale: Pietro Vassena, il Leonardo del lago di Lecco
Italia geniale: Pietro Vassena, il Leonardo del lago di Lecco
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Italia geniale: Pietro Vassena, il Leonardo del lago di Lecco

Autodidatta ed eclettico, inventò un sommergibile che misurò la profondità del Lario, gli sci per camminare sull'acqua, un catamarano volante e il fuoribordo tascabile

Ad elencare tutte le invenzioni e le decine di brevetti firmati da Pietro Vassena si rischia di diventare prolissi.

Spirito irrequieto e geniale nato sulle rive del lago di Lecco (Malgrate, 21 aprile 1897 - Lecco, 21 maggio 1967), concepì e sviluppò le proprie rivoluzionarie idee in campo ingegneristico non perdendo mai di vistale acque del suo Lario, che amava profondamente e che più volte volle sfidare con le sue invenzioni. Vassena, che ingegnere non era ma semplice perito, aveva l'essenza della meccanica nel dna.

Gli esordi di un genio italiano

Il suo estro cominciò a prendere forma negli anni '20 quando lavorava per le officine meccaniche Faini di Lecco, produttori di biciclette. Per la ditta Pietro Vassena realizzò una macchina speciale per la produzione in serie dei raggi, a cui fece seguito un propulsore ausiliario a due tempi per una bicicletta a motore Faini di 98 cc pratica e leggera (pensata anche per le tonache degli ecclesiastici) con il telaio amaranto come le Guzzi costruite a pochi chilometri di distanza, a Mandello Sul Lario. Il monocilindrico era tra i più economici propulsori in commercio e fu premiato proprio per i ridottissimi consumi (45 Km/Litro). Nel 1923 il genio di Malgrate apriva un'officina sua per la produzione di motoleggere con marchio Vassena, con le quali prese parte alle competizioni del Circuito del Lario.

Gli anni della guerra

Lo spirito geniale dell'inventore lariano si manifestò anche durante gli anni della guerra. Diventato ingegnere honoris causa nel 1940, Vassena fu determinante per lo sviluppo e l'applicazione dei motori a gassogeno di legna, in tempi in cui la benzina era merce rara e destinata unicamente agli scopi bellici. Il propulsore a legna, caratterizzato dalla grande caldaia esterna, permetteva ai motori tradizionali di alimentarsi con il vapore della combustione generata dai vapori del carbone combusto. Durante la guerra, l'inventore realizzò anche il progetto di un micro sommergibile d'assalto, mai realizzato per il precipitare degli eventi verso la fine del conflitto. 

Micromotore fuoribordo Elios

Il piccolo propulsore nautico nacque dalla matita di Pietro Vassena nell'immediato dopoguerra. Per le dimensioni e la praticità, era un progetto veramente rivoluzionario. Il suo inventore lo presentò agli amici (tra io quali c'era l'industriale dei motori nautici Carniti) ripiegato all'interno di una custodia di violino. Siamo nel 1946 quando dall'inventiva visionaria di Vassena nasce il micromotore nautico del peso di appena 6 chilogrammi con un minuscolo motore a due tempi di appena 33cc. che sviluppava la rispettabile potenza di 1,5 cavalli. Dal prototipo dell'Elios (pensato in seguito anche con un motore da 66cc.) trarranno ispirazione i piccoli motori fuoribordo degli anni '50 e '60 che determineranno il successo della piccola azienda lecchese nel campo dei motori nautici.

Immergersi negli abissi: il sommergibile C.3

Il sommergibile sognato e realizzato da Vassena appena dopo la guerra fu il suo capolavoro, grazie al quale riuscirà a stabilire un primato ed a vincere la personale sfida con le acque scure e profonde del Lario. Fin dal 1946 l'inventore si mise all'opera per progettare e costruire un mezzo affidabile e rivoluzionario in grado di scandagliare in sicurezza le profondità del mare (e del lago). Da quel momento iniziò un lavoro incessante fatto di disegni tecnici e lunghe ore nel laboratorio di Lecco, dove decine di idee erano già diventate realtà. Il batiscafo fu realizzato con un acciaio speciale testato con prove di immersione fino ai 2.000 metri e misurava appena 8 metri di lunghezza per 1,20 di diametro. Spinto da un piccolo motore a scoppio della potenza di soli 35 cavalli, il sommergibile tascabile C.3 era in grado di immergersi in tutta sicurezza fino ai 1.000 metri di profondità e viaggiare alla velocità di circa 12 Km/h.

Alle 13.19 del 12 marzo 1948 il sommergibile C.3 si immergeva nelle acque del Lario al largo di Argegno, con Vassena e l'amico Turati stipati nel suo stretto ventre cilindrico, che la miriade di imbarcazioni giunte sul posto videro scomparire tra i flutti. Fu grazie agli strumenti a bordo del C.3 che fu registrata per la prima volta la massima profondità del lago di Como, che al termine dell'immersione segnarono -412 metri. Altre importanti immersioni seguiranno quella del marzo 1948: Genova, Rapallo, Portofino, Napoli, Capri. Il batiscafo delle meraviglie verrà perduto per sempre al largo di Capri durante il tragitto a rimorchio per la scorretta chiusura del boccaporto. Pietro Vassena, che aveva impiegato tutte le sue risorse intellettuali e finanziarie nel sommergibile, scoppiò nell'occasione in un pianto incontrollabile. La memoria del C.3 rimarrà comunque per sempre segnata nei documenti della Marina Militare degli Stati Uniti, che classificò l'opera di Vassena come il primo "sommergibile di pace" mai costruito.

Camminare sull'acqua: gli "Skivass"

Pietro Vassena coltivò e realizzò il desiderio supremo dell'uomo, quello di camminare sull'acqua, sogno coltivato ancora una volta sulle acque del suo lago. Già dai primi anni '30 riempì il laboratorio di Lecco con schizzi e disegni tecnici dai quali si intuivano le forme di due particolarissimi sci d'acqua simili per forma a due minuscoli kayak.

Gli "skivass" (abbreviazione di Ski Vassena) erano equipaggiati da un paio di bastoncini con funzione propulsiva e di equilibrio, che terminavano con due vistose pinne. Gli sci furono ripresi dalle televisioni di tutto il mondo in occasione della tappa del Presidente degli Usa John Fitzgerald Kennedy a villa Serbelloni nel giugno del 1963. In quell'occasione unica le telecamere inquadrarono Pietro Vassena mentre salutava con la mano il Presidente galleggiando sulle acque del lungolago di Bellagio

Volare sopra l'acqua: il "Grillo"

La drammatica perdita del C.3 non bastò a spegnere il genio creativo di Vassena. Siamo nel 1957 quando a Lecco compariva un curioso veicolo a 4 ruote e due eliche, che nella pratica sarebbe un autogiro galleggiante, un ibrido tra un'auto, uno scafo e un elicottero. Montava un motore da ben 220 Cv in lega leggera incastonato in uno scafo che ricordava quello dei moderni catamarani. Si guidava su strada come una normale automobile, la cui spinta orizzontale era generata dall'elica più piccola posta sulla parte frontale che faceva raggiungere al Grillo la rispettabile velocità di 100 Km/h. Il decollo avveniva grazie ad un rotore dotato di elica bipala come negli autogiri, precursori degli elicotteri sperimentati tra le due guerre. Il Grillo ebbe il suo battesimo dell'aria alzandosi dal cortile del laboratorio di via Cavour a Malgrate. Le prove di galleggiamento si svolsero invece nelle acque della Canottieri Lecco, con esito positivo.

Correre sull'asfalto: il motore per la microvettura Volpe, l'automotoscooter "Bersagliera" il bicilindrico per le moto Rumi

Nel 1947 la Anonima Lombarda Cabotaggio Aereo (ALCA) progettò una microvettura (simile a quelle che oggi vengono chiamate "bubble car") con l'ambizione di competere con la Fiat nella motorizzazione degli italiani nel dopoguerra. Pietro Vassena partecipò con il suo estro creativo con la progettazione del piccolo propulsore, un due tempi bicilindrico di 124cc. di derivazione motociclistica che era in grado di spingere la microvettura fino a 75 Km/h. La "Volpe" finirà al centro di una truffa commerciale in quanto la macchina non verrà mai prodotta in serie nonostante le migliaia di caparre per la prenotazione incassate dall'azienda produttrice. Il piccolo bicilindrico di Vassena sopravviverà tuttavia allo scandalo venendo riveduto e in seguito montato sulle moto Rumi, piccoli gioielli nati dall'estro artistico del bergamasco Donnino Rumi.

Il sodalizio tra Vassena e Carniti, proseguito anche negli anni '60, porterà ad un altro prototipo all'avanguardia: l'"Automotoscooter Bersagliera". Nel 1953 il genio di Malgrate progettava uno scooter completamente carenato equipaggiato da un inedito propulsore a tre cilindri di 200cc. Disegnato dalla carrozzeria torinese Ghia, il due ruote di Vassena assomigliava in modo impressionante ai moderni "scooteroni", anche per le soluzioni tecniche oggi largamente diffuse ed adottate con mezzo secolo di anticipo. E'il caso della trasmissione "variomatic" gestita proprio come oggi da un rullo dal diametro variabile e comandata da una vistosa leva sulla scocca del Bersagliera.

Misurare il tempo: la sveglia trasparente che anticipò gli "Swatch"

Anche in questo caso l'inventore anticipò non solo i tempi, ma anche le mode in un periodo in cui lo sviluppo e la diffusione dei materiali plastici era assolutamente embrionale. Il risultato fu una piccola sveglia completamente trasparente dove i coloratissimi movimenti erano visibili attraverso la cassa in plastica.

Pietro Vassena si spegneva il 21 maggio 1967 nella sua Lecco, dopo aver trasmesso la passione per la motonautica al figlio Angelo. Per la cronaca: il genio di Malgrate non sapeva nuotare, e quando morì stava lavorando al progetto di un motore alimentato ad acqua.

Officine Vassena
Documento per la promozione e il finanziamento del sommergibile C.3 del 1948

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