Philips Indoor Positioning, la tecnologia che cambierà il modo di fare la spesa
Ecco come funziona il sistema creato dall'azienda olandese che utilizza la luce per orientare il consumatore all’interno dei supermercati
Supermercato del futuro: se ne parla tanto, e da tanto tempo, ma con risultati tutt’altro che evidenti. Nonostante le promesse, l’esperienza d’acquisto nel mondo retail non è cambiata granché negli ultimi anni. È vero, sono arrivate le casse fai da te, le carte contactless e i volantini digitali, nulla però che abbia davvero rivoluzionato il nostro modo di fare la spesa. Entrare in un supermercato significa - oggi come un tempo - girovagare per le corsie di un grande magazzino alla ricerca dei prodotti di fiducia o, tutt’al più, di quelli in sconto. Un’esperienza tutt’altro che smart, insomma.
Per Philips è arrivato il momento di provare a dare una scossa al modello di interazione con il consumatore. La tecnologia c’è e passa, manco a dirlo, per quel piccolo grande scrigno di risorse che risponde al nome di smartphone: si scrive Indoor Positioning ma si legge come il primo vero tentativo di arrivare a un sistema di geolocalizzazione accurato all’interno degli ambienti chiusi.
L’idea, in parole povere, è quella di superare i limiti della tecnologia Gps - uno standard affidabile sulle grandi distanze ma tutt’altro che preciso quando si tratta di arrivare all’obiettivo con uno scarto di pochi centimetri - per orientare il consumatore all’interno del punto vendita.
Se la lampada LED diventa una bussola
ll sistema di indoor positioning di Philips utilizza la luce per trasmettere un segnale di localizzazione agli smartphone dei consumatori che si trovano all’interno del punto vendita, consentendo così a una comune applicazione mobile di fornire servizi basati sulla posizione. Ad esempio offrire le indicazioni per arrivare in pochi secondi, e con la precisione chirurgica, davanti alla passata di pomodoro rustica segnalata sul volantino degli sconti.
La tecnologia, nello specifico, utilizza delle speciali lampade a LED (basate su protocollo VLC) in grado di interagire con la fotocamera frontale dello smartphone o del tablet. Rinnovando il proprio parco di lampadine, in pratica, il supermercato si ritroverebbe in dote una vera e propria rete indoor di precisione per comunicare con il consumatore.
Dimmi dove sei e ti dirò cosa vuoi
Lo spettro di applicazioni è potenzialmente infinito, ci spiegano i responsabili della casa olandese: un sistema di indoor positioning non serve solo a indicare la retta via al consumatore ma a coinvolgerlo con tutta una serie di servizi a valore aggiunto. L’utente, ad esempio, può godere di promozioni personalizzate oppure inserire il nome di una ricetta ed essere guidato dall’applicazione verso il banco degli ingredienti che la compongono.
Lato retailer le opportunità sono persino maggiori: conoscere l’esatta posizione del cliente all’interno del punto vendita significa mappare le sue dinamiche d’acquisto: quanto tempo passa davanti a un certo prodotto, quali sono i suoi percorsi preferenziali, in altre parole come si comporta dal momento in cui varca la soglia dell’ingresso a quello in cui “molla” il carrello.
Nessun rischio per la privacy
Philips, che già da qualche anno sta lavorando su tutte le opportunità - non solo quelle energetiche - fornite dai sistemi LED, è convinta che l’indoor positioning e le tecnologie di illuminazione connessa rivoluzioneranno a breve il nostro rapporto con gli esercizi pubblici. I supermercati e le grosse catene retail rappresentano in questo senso la punta di un iceberg ben più profondo, che comprende tutti quegli ambienti indoor di grandi dimensioni (si pensi ad esempio ai musei) nei quali il livello di interazione è più spinto.
I timori che questo sia l’ennesimo attentato alla privacy è fugata dalla stessa Philips all’interno del white paper che fa da cornice all’iniziativa: "Abbiamo progettato il nostro sistema per garantire che nessun dato personale venga richiesto, raccolto o conservato. La posizione dei dispositivi mobili viene registrata in forma anonima, senza che nessuna informazione relativa a nome utente o ID venga memorizzata dal sistema".
Basterà per convincere gli utenti, soprattutto quelli più tradizionalisti, a cambiare le proprie abitudini? Non ci vorrà molto per scoprirlo. I primi progetti pilota con i grandi nomi del mondo retail (è il caso di Carrefour) sono già in atto e, da quel che si può vedere, sembrano già piuttosto maturi.
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