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Pavia, 300 libri per una scuola - FOTO

Ecco le lettere degli studenti che hanno vinto il concorso di Panorama d'Italia aggiudicandosi centinaia di testi per la biblioteca

Dopo i libri consegnati nella tappa di Torino, l'iniziativa "100 libri per una scuola" promossa da Panorama d'Italia prosegue e sbarca a Pavia, terzo stop del tour.

Qui, 300 libri sono il premio vinto dagli studenti dell'Istituto Alessandro Volta che nei mesi scorsi hanno inviato le migliori risposte al quesito "Qual è il tuo libro preferito e perchè vorresti lasciarlo in eredità alla tua scuola?".

I ragazzi delle classi vincitrici sono stati ricompensati per il lavoro svolto con centinaia di testi destinati alla biblioteca della loro scuola.

- LEGGI ANCHE: Cos'è il concorso e come partecipare

Ecco, qui di seguito, i testi dei vincitori che hanno ricevuto libri e attestati di riconoscimento dal direttore di Panorama Giorgio Mulè.

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Rebecca Piselli - 4DL - Istituto Superiore A. Volta Pavia

“Cose preziose” di Stephen King è un libro che consiglierei a chiunque stia cercando un libro che sia molo di più di un plico di pagine stampate. La trama principale è molto semplice, nella cittadina di Derrg viene aperto un nuovo negozio: “Cose Preziose”, il proprietario del negozio è un uomo molto gentile ma nasconde un oscuro segreto, il suo negozio non è un luogo comune, chiunque entri trova sempre l’oggetto che desidera di più al mondo, ma potete stare certi che il prezzo da pagare, quello che hai in tasca e un favore, è molto più alto di quello che immagini. Il vero valore di questo libro però è la sensazione che pervade il lettore mentre rimane immerso nelle pagine cercando di districarsi fra mille personaggi differenti, con una psiche profonda che si dirama e articola pagina dopo pagina. Più le righe scorrono sotto il tuo sguardo più hai la sensazione di essere già stato lì dentro, un sentimento che nasce dalla parte più nascosta e profonda della tua anima, e ti rimane addosso anche dopo che hai chiuso il libro, ti assale quando sei distratto, come se quel negozio in realtà fosse nel centro della tua città, come se ti chiamasse. È un libro dalla raffinatezza unica, ti prende fin dalla prima pagina, ne diventi quasi dipendente, e poi alla fine ti lascia con un vuoto incolmabile, soprattutto se sei un lettore appassionato, perché da una parte sei sollevato perché quella parola “fine” sull’ultima pagina ti dà la certezza che nulla di tutto ciò fosse reale; dall’altro hai paura che quelle pagine possano prendere vita, che tu ti possa ritrovare coinvolto in quella stessa vicenda, da un lato lo desideri, dall’altro è il tuo incubo peggiore. Per tutti questi motivi consiglierei a chiunque di provarlo, una volta iniziato non si smette più, per sempre.

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Gaia Andrea Vigo - classe 5DL - Istituto Superiore A. Volta

Il libro che ho scelto è intitolato “Memorie dal sottosuolo” dello scrittore russo Fedor Dostoevskij, pubblicato nel 1864. Questo libro funge da ponte tra il Dostoevskij delle prime opere e quello dei grandi romanzi: è il primo libro in cui si focalizza sul tema del sottosuolo e dell’uomo che in esso vive, il quale sarà poi centrale nelle sue opere successive. Il romanzo è scritto sotto forma di monologo, si tratta di un’indagine che scava nell’essenza del protagonista, nella sua visione della vita ed è suddivisa in due parti. La prima parte è intitolata “Il sottosuolo” e si focalizza sulle contraddizioni che caratterizzano il nostro antieroe, ma tratta anche della condanna che egli volge nel confronti del proprio secolo, il quale non permette all’uomo di sviluppare una coscienza ed essere, contemporaneamente, felice. La seconda parte dell’opera prende il nome di “A proposito della neve fradicia” ed è incentrata su episodi specifici ai quali il protagonista si rifà per giustificare la sua insoddisfazione e nei quali si rivela sempre più maligno e tormentato dalla sua esistenza. Ho scelto di recensire questo libro perché è incredibilmente innovativo rispetto all’epoca in cui è stato scritto, infatti non si conforma affatto al romanzo Ottocentesco, ma bensì precede il flusso di coscienza, nato come tecnica stilistica dopo la formulazione delle teorie freudiane. Dostoevskij, infatti, si dedica al rapporto che il suo personaggio intrattiene con tutto ciò che lo circonda e non solo alla narrazione di fatti oggettivi. Ogni episodio raccontato è rivelatore di uno stato angoscioso del protagonista e non serve a costruire una mera trama dall’intreccio semplice, ma a concentrarsi su ciò che prova lui e sul perché decide di rifugiarsi nel sottosuolo piuttosto che adattarsi alla superficie come gli uomini ragionevoli. Il sottosuolo è una pietosa dimensione onirica, la quale si scontra violentemente con il reale e nella quale il protagonista, l’uomo crucciato, è costretto a rifugiarsi perché non riesce a riscattarsi nella realtà, a dare sfogo alla sua insoddisfazione quando è a contatto con la società che lo circonda, la quale non fa altro che aumentare il suo astio, la sua misantropia e annichilire la sua volontà. È terribile la magistrale messa a nudo che l’autore compie presentando l’animo umano nella sue sfaccettature più temibili e recondite, fa paura realizzare, attraverso queste parole, che ogni singolo essere umano è in grado di creare un proprio sottosuolo nel quale rifugiarsi sino ad alienarsi da ciò che è concreto, da ciò che è reale, da ciò in cui vive perché ha paura del confronto e ha una volontà duttile, solo perché è umano, solo perché desidera un riscatto per il quale non è pronto a combattere. Dostoevkij si mette in gioco sul piano esistenziale ed afferma che è la consapevolezza a generare la tristezza, ennesima riprova della sua lungimiranza. L’autore manifesta nel romanzo la necessità dell’uomo di riflettere in solitudine e quella di sbagliare, di fare del male per sentirsi “vivo” almeno un po’. È un libro in grado di confondere, nel quale ci si immerge intensamente sin dalle prime pagine e col quale sarà facile trovarsi contemporaneamente d’accordo e in disaccordo. In ogni parola, in ogni periodo, in ogni episodio o riflessione è difficile trovare qualcosa di banale o scontato, ma questo non permette al romanzo di essere una lettura facile poiché ogni sillaba ti porta, insieme al protagonista, sempre più in basso, a sprofondare, inesorabilmente, nel sottosuolo… 

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Kasiyanyk Maksym - 2c - Istituto Superiore A. Volta

I libri non sono solo dei fogli con delle parole raccolte insieme, messe dentro una copertina tutta bella e carina. Ci sono molti generi di libri, e ognuno è speciale a modo suo, come l’autore che lo ha scritto. Per qualcuno un libro può diventare un ricordo molto importante, come un totem speciale, tutto tuo, che ogni volta che lo guardi o lo prendi in mano oppure anche pensando solo di quello, ti riporterà in testa tutti quei bei tempi di quando tu lo hai letto, di amici con cui l’hai letto o parlato di esso, ma a volte anche di una persona il carattere di quale hai ritrovato nel personaggio di quel libro. Per me questo libro è Zanna bianca. Mi ricordo la prima volta che io l’ho letto, ed era il mio primo libro. Avevo appena iniziato la quarta elemantare e vivevo nel mio paese di origine, e la prof o come la chiamavamo ancora alle elementari, maestra, ci ha dato come compito di leggere un libro e poi raccontare la sua trama alla classe. Mi sembrava un compito abbastanza facile al confronto delle poesie che ci facevano imparare a memoria e le quali io odiavo tanto. Per me era una cosa nuova, come esperienza, visto che prima di libri non ne ho letti tanti. La scelta del libro era abbastanza difficile ma un libro che aveva un lupo sulla copertina mi è piaciuto e io lo presi. All’inizio non mi interessava molto visto che ero molto pigro di fare qualcosa, leggere compreso. Ma pian piano che avanzavo con la lettura di esso iniziai a entrare in quel mondo scritto da Jack London, quello del libro, e non era tutto fiori e arcobaleni, era crudele quel mondo, era un mondo nostro, nel quale animali hanno più umanità dentro di sé che persone. Mi faceva impressione la forza di quel lupo chiamato Zanna bianca, che nonostante tutte le violenze commesse contro di lui, riusciva a trovare forza per andare avanti e sopravvivere in una delle terre più fredde del mondo, piene di neve, dove la fame e il gelo non ti abbandonavano mai, dove la morte ti camminava dietro aspettando che tu inciampi per prenderti con sé, dove non capivi se potevi o no sopravvivere da solo, dove per fare un passo facevi una fatica tremenda, e tutto questo valeva per tutti coloro che erano là, sia umani sia animali. Ma anche quando Zanna bianca riuscì ad arrivare in città che in confronto a quel mondo in cui si trovava prima sembrava un paradiso, non trovò pace, ma solo persone crudeli alle quali importavano solo soldi e divertimento. Questo libro ti fa vedere la natura del uomo, com’è il mondo in verità, cose l’amicizia vera tra una persona e un animale, ti porterà tantissime emozioni nuove, questa storia ti toccherà il cuore.                                                                                                  

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Il direttore di Panorama Giorgio Mulè premia Kasiyanyk Maksym della 2c, dell'Istituto Superiore A. Volta di Pavia che con il suo scritto ha vinto il concorso "100 libri per una scuola" di Panorama d'Italia, con il libro Zanna Bianca di Jack London

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Chiara Degl'Innocenti