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Tecnologia

Patente e carta di identità digitali arrivano sugli smartphone Android

Qualcomm e Google sono impegnati a definire un servizio che porta i documenti in formato digitale all'interno dei telefoni. Si parte il prossimo anno

Immaginate la scena di un poliziotto che chiede di fornire carta di identitàpatente e libretto dell’auto su cui viaggiamo e, invece di cercare il portafogli, gli porgiamo lo smartphone per dimostrare le nostre generalità. Sembra uno spezzone di un film, e in effetti potrebbe esserlo fino al prossimo anno, quando la finzione diventerà realtà. Il merito è di Identify Credential, sistema svelato nei giorni scorsi da Qualcomm nel corso dell’annuale Tech Summit che l’azienda statunitense organizza alle Hawaii, o per essere più precisi del chip Snapdragon 865, il più potente mai realizzato dal gruppo, compatibile con le reti 5G, che per la compagnia di San Diego sarà l’elemento di rottura del 2020, poiché metterà le basi per l’accelerazione alla base dell’avvento dell’Internet of Things su larga scala.

La fine del portafogli?

Ma andiamo per gradi e torniamo allo smartphone che sfoggerà i documenti, perché il piano di Google è lanciare il servizio per patente, passaporto e carta di identità entro il prossimo anno mediante l’arrivo di Android 11, nuova versione del sistema operativo che dovrebbe essere rilasciato in versione beta nell’autunno del 2020. E se è probabile che col tempo proprio portafogli e portadocumenti finiranno nel dimenticatoio, seguendo la scia delle macchine fotografiche, sono ancora incerti i tempi necessari per disporre di un simile sistema poiché, parlando di documenti, ci sono in ballo una serie di questioni legate alla sicurezza e alle decisioni dei singoli paesi che rendono impossibile stabilire una tabella di marcia. Tutto ciò senza trascurare la conseguente necessità di avere sempre lo smartphone acceso, cioè l’obbligo di spostarsi muniti di powerbank per non rischiare di restare a corto di energia, ovvero senza documenti.

Battesimo in Usa, poi l’Europa

Del resto, come anticipato dagli stessi dirigenti di Qualcomm, il traguardo del prossimo anno è riferito in particolare agli Stati Uniti, sia perché entrambi le compagnie interessate dal progetto risiedono in California, sia perché gli americani sono i più preparati e flessibili a varare norme per accogliere e lanciare nuovi servizi digitali. Con un dettaglio in aggiunta: in principio il servizio dovrebbe essere disponibile soltanto sugli smartphone top di gamma che disporanno del nuovo chip. Di sicuro maggiori informazioni su come funzioneranno le diverse fasi del servizio saranno rese note nel corso del prossimo Google I/O, la conferenza annuale degli sviluppatori di Big G in scena nel corso della prima decade di maggio. Impossibile, quindi, indicare una qualsiasi tempistica per l’Italia, ma più in generale per l’Europa, anche perché è molta l’attenzione riservata dall’Unione Europea agli sviluppi del comparto digitale, incluse le novità da introdurre su scala continentale.

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Alessio Caprodossi