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Silvia Morara

Vittorio Pellegrini, IIT: "Ricerca e business, un modello vincente"

A Genova oggi, o altrove domani, il concetto è lo stesso: fare ricerca, ai giorni nostri, non più prescindere dalla finalità del mercato

Lucchese, 47 anni appena compiuti, un diploma in fisica alla Normale di Pisa e un curriculum di tutto rispetto tra i Bell Labs del New Jersey, negli Stati Uniti e il Cnr.

Ricerca pura in salsa nostrana e hi tech d'Oltreoceano, quindi, confluiti, due anni e mezzo fa, nello stato dell'arte italiano a cavallo tra i due mondi, l'Istituto Italiano di Tecnologia (IIT).

Sbarcato a Genova, Vittorio Pellegrini sposta il focus delle sue attività dal silicio dei semiconduttori al carbonio del grafene - uno dei materiali multipurpouse su cui l'alta tecnologia dei nostri tempi ha messo gli occhi per una miriade di applicazioni - diventando il direttore dei Graphene Labs, il centro di evvellenza dell'Iit che si occupa di tutto ciò che ruota intorno a questo nuovo, "miracoloso" elemento.

Lo abbiamo intervistato in coda al suo intervento sul presente e sul futuro dell'imprenditoria italiana che Panorama d'Italia ha organizzato nella sua tappa genovese.

Un ricercatore che parla di business, di strategie aziendali, di imprenditorialità… Come la mettiamo?
La mettiamo bene (ride, ndr). Chi dirige un istituto di ricerca, oggi, deve compiere tutti i passi necessari a sviluppare una tecnologia, certo, ma al contempo deve mettere a punto e guidare le strategie che trasformano questa tecnologia in un prodotto, o in un ecosistema produttivo.

Il discorso fila, a patto, però, di ammettere che siamo in presenza di un paradigma nuovo
Proprio così. A me piace definirlo un modello inedito, un cerchio che si apre con l'individuazione delle tecnologie su cui lavorare e si chiude con tutte le iniziative necessarie a portarlo sul mercato

Business oriented model, direbbero gli americani
Esattamente, con tutti gli elementi del caso: obiettivi, scadenze, stipendi fissi con quota variabile a seconda dei risultati raggiunti

E il modello che per anni ha guidato l'evoluzione della ricerca tradizionale?
Non esiste più. Non deve più esistere, è obsoleto, superato. La ricerca fine a se stessa che nelle Università e nei centri statali comincia e finisce non ha più senso.

Tornando al business, i suoi lab, come del resto tutto l'IIT, si ispirano a un modello imprenditoriale classico, che da più parti viene reputato al tramonto, ormai in via di superamento da altre formule economiche. Crede che sia possibile che un centro di ricerca ad altissimo tasso di innovazione possa osare anche la sperimentazione di nuove modalità di fare affari?

Certamente sì. Come avrà intuito, l'individuazione del modo più corretto per convertire l'innovazione in prodotti destinati ad arrivare nella vita quotidiana delle persone per noi è importante tanto quanto i processi tecnologici in senso stretto.

Pertanto, la nostra attenzione alle dinamiche del mercato è fondamentale e siamo attrezzati ad assecondarne l'evoluzione, sotto tutti i punti di vista.

Anzi, per certi versi, l'aver lanciato delle start up frutto di spin off dai laboratori di ricerca, rappresentano una conferma importante di come stiamo cercando di assecondare il cambiamento nel comparto imprenditoriale.

Può farci qualche esempio?
Il caso di BeDimensional è un caso topico. Si tratta della start up che ho appena fondato, e che nasce proprio da una costola dei Graphene Labs.

Ha a che fare con l'introduzione sul mercato di tutta una serie di prodotti che si basano sui materiali bidimensionali di cui il grafene è il principale esponente, ma non l'unico.

Nella nuova creatura, l'IIT sarà socio al 20%. E una formula simile si applicherà anche ad altre start up, come quella realizzata in collaborazione con l'Inail che produrrà strumenti di riabilitazione di tipo robotico, o come una terza entità, che ha sempre a che fare con i robot, ma nell'ambito dell'assistenza ai malati o agli anziani.

Insomma, la carne al fuoco è tanta e la linea sembra già tracciata con ottime potenzialità. Eppure, c'è ancora una certa resistenza ad accettare modelli ibridi come quello che ci ha raffigurato finora…

Immagino che si riferisca alle polemiche nate attorno ai 150 milioni all'anno che il governo ha previsto di assegnare all'IIT per la realizzazione dello Human Technopole nell'ex area Expo.

Credo che le critiche siano arrivate soltanto da chi non ha capito granché di quello che si vuole fare. E qui torniamo a tirare in ballo il modello di cui sopra: il governo ha individuato nell'Iit il centro più idoneo su cui dirottare gli investimenti che ha previsto nel settore della ricerca, ma lo ha fatto puntando non già alla struttura in sé, quanto piuttosto sul modello con il quale sta gestendo le sue attività, sulla sua visione strategica.

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Luciano Lombardi