Pif: "Farò un film sul maxiprocesso dell'Ucciardone" - FOTO e VIDEO

L'attore e regista, a Panorama d'Italia, racconta i motivi del suo successo e guarda al futuro: "A 70 anni mi candiderò a sindaco di Trapani"

Panorama d'Italia, Trapani - Pif

Se c'è una cosa che nel mondo dello spettacolo non è affatto scontata né per nulla facile, è riuscire a scrollarsi di dosso le etichette, i personaggi, i clichè.

Se c'è uno che ci è riuscito - con una certà fluidità, peraltro, e senza mai rinnegare nulla - questo è Pierfrancesco Diliberto, sgusciato via da Pif e diventato regista vero (quello che dichiara di voler continuare a fare soprattutto), sgusciato via quel dal testimone impertinente che è stato e che lo ha reso popolare al grande pubblico, e divenuto attore, conduttore televisivo e testimonial pubblicitario.

Pif da Palermo, dov'è nato, arriva a Trapani, che definisce la capitale del "Che peccato": "così bella ma, quante potenzialità sprecate... a 70 anni mi candiderò sindaco di Trapani".  Nel frattempo sta per diventare cittadino onorario di Erice, dove è stato girato il suo ultimo film. Stasera, a Trapani, è ospite di Piera Detassis nella tappa conclusiva di Panorama d'Italia 2016.

"Un siciliano vero, un siciliano quattroquarti - lo presenta il direttore di PanoramaGiorgio Mulè - uno che aveva un sogno, un Sicilian Dream, e che con caparbietà lo ha realizzato. E anche parecchio bene".

"Un secondo film, In guerra per amore, che sta piacendo a pubblico e critica, e poi il 22%, oltre 6 milioni di spettatori per la prima puntata della serie tv tratta dal tuo primo film, La mafia uccide solo d'estate. Te lo aspettavi? è la domanda introduttiva della direttrice di Ciak e Presidente della Fondazione Cinema per Roma

"L'incubo della "poltrona vuota" c'è sempre, che si tratti di cinema o di tv. Sono contento perché io nella tv, specialmente generalista, ci credo ancora. Perché nonostante l'abbiano data per morta a più riprese, lei è sempre lì, al centro di se stessa e anche al centro dei social, di Internet, dello streaming, cioè di tutti i suoi presunti killer".

Combatti molto con il tuo ego?
Ha toccato un bel nervetto... Io non mi piaccio quasi mai, ma quando la presenza è funzionale al film devo sforzarmi di mettere da parte il mio ego da attore e far prevalere il regista.

Quindi, ti piace o no fare l'attore? Torneresti ad accettare una proposta? Se sì, da chi?
Direi di sì a Benigni e Tornatore, per esempio. Non so cosa avrei risposto a un'ipotetica richiesta di Fellini di cui riconosco il talento, ma non ho mai amato davvero. Sorrentino sì, non so, forse...

Hai annunciato che vuoi fare un film sul maxiprocesso dell'Ucciardone, tutto vero?
In futuro, ma non sarà il terzo film. Ci sono molti aspetti che mi interessa raccontare.

Tu cerchi sempre il lato comico della vita nelle tue opere, ma come si fa a trovarne uno in un tema del genere?
Di episodi ce ne sono tanti, legati al maxiprocesso. È stato un circo, insomma. Ovviamente non tralascerei la parte drammatica della faccenda.

Pare che tu a scuola non fossi stato un alunno modello... Ma allora quand'è che sei esploso?
Ho fatto sei anni di liceo, ma solo perché volevo approfondire il terzo anno. Tanto che mia madre dichiarò che se fossi arrivato alla maturità avrebbe esposto la bandiera dell'Italia sul balcone. E quando successe lo fece davvero.
Scherzi a parte, tutto cominciò grazie a mio padre che aveva una piccola casa di produzione. Rifiutai un lavoro fisso da assicuratore e la storia ebbe inizio. La mia palestra? I matrimoni. Dove riprendevo quello che volevo io. Poi l'incontro con Davide Parenti, produttore de Le Iene, e lì c'è stata la svolta. E le prime esperienze con Zeffirelli (facevo il dog sitter), nella realizzazione de I cento passi...

Mario Monicelli dichiarò: "La commedia all'italiana è fatta di disperati, però facciamo ridere. Rinunceresti a provocare la risata?
La risata è importante nel mio cinema, ma sono un indignato. Non voglio sentirmi un rassegnato, uno di quelli che si ferma a ridere.

Una delle persone che ti ha fatto più indignare è stata Rosy Bindi...
Rosy Bindi dichiarò "io di antimafia non so nulla". E venne nominata presidente della commissione antimafia. Un paradosso no? Sì, mi sono indignato molto con lei, poi però abbiamo fatto pace e oggi riconosco che, in definitiva, ha fatto bene il suo lavoro.

Hanno mai tentato di farti tacere, di farti omettere qualche nome o il racconto di qualche personaggio?
Incredibilmente no. Sia nel film sia nella serie. Ed è un fatto di grandissima importanza.

Il tuo peggior difetto?
Sono pigro. Gravemente pigro. E abitudinario: ho il mio stile di vita, giusto o sbagliato che sia. Che non cambierò. Perché se dovesse accadere sarebbe finita. Ah sono anche timido e fondamentalmente non brillante, noioso, per nulla ambizioso. Però sono sincero, quello sì.

E l'anaffettività, che hai autodenunciato?
Pure quello. Ma non è che non li provo i sentimenti, non riesco a esprimerli. Ma sto cercando di migliorare.

Progetti per il futuro?
Due progetti in divenire, uno su Tv8 e l'altro, su Rai 3, che sarà una striscia alla Il Testimone in cui racconterò l'attualità a mio modo, un po' ispirata al Portalettere di Chiambretti, ve lo ricordate?

Gran finale con Pif che - alla faccia della timidezza dichiarata - tira fuori l'interprete di razza di se stesso quale è, si alza dalla poltrona rossa nella qualche in qualche momento ha dato segno di poter affondare e intrattiene il pubblico entusiasta con una raffica infinita di aneddoti e sketch. Potrebbe andare avanti per ore. Poi la signora del cinema italiano dice "stop" e si prosegue con la proiezione del backstage dell'ultimo film in sala.

Silvia Morara
Posti esauriti nella chiesa di Sant'Agostino a Trapani per l'incontro con Pif per Panorama d'Italia

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Luciano Lombardi