Se il gioco del Lotto restaura la Cappella degli Scrovegni - FOTO e VIDEO

Se il gioco del Lotto restaura la Cappella degli Scrovegni - FOTO e VIDEO

Al Convegno di Padova, con Lello Arena e Paolo Crepet, Lottomatica racconta il lato buono delle scommesse con investimenti da 60 milioni di euro

“Quando mio padre morì” – dice Lello Arena, e la sua simpatia supera l’allusione triste e non spegnere l’attesa allegra del pubblico per la battuta che si fa presagire, “io vidi mia madre addoloratissima, e mi sembrò naturale. Ma col passare dei giorni, oltre a essere triste, cominciò a sembrarmi arrabbiata, quasi rabbiosa. Allora a un certo punto glielo chiesi: mamma, ma che hai? Capisco che sei triste, ma perché arrabbiata? E lei mi rispose: perché non mi capacito perché tuo padre, da dove sta, non si è ancora presentato in sogno a darmi i numeri giusti per il Lotto!”.

Benvenuti nel mondo, antico e sempre moderno, del gioco del Lotto, protagonista, per una sera a Padova, di un dibattito tra il serio e faceto che ha riunito sul palco il popolarissimoattore comico – bersagliato dai selfie dei fan nel tragitto dall’albergo a Palazzo Moroni - già alter-ego di Massimo Troisi nella Smorfia, il trio cabarettistico più celebre d’Italia, con Paolo Crepet, tra i più affermati psichiatri italiani, Luca Poma, docente in digital strategy econsulente in Reputation management, e con Simone Cantagallo, top-manager di Lottomatica.

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Perché parlare di Lotto proprio a Padova? Non è un caso: qui dal gioco del Lotto sono arrivati circa due milioni di euro per il restauro della meravigliosa Cappella degli Scrovegni, ma anche il Palazzo della Ragione e il Santo sono stati abbelliti e conservati grazie ai fondi raccolti con il Lotto; e in tutto il Veneto, sempre grazie agli ambi, ai terni e alle quaterne, sono stati investiti, per il tramite di Lottomatica, 60 milioni destinati agli interventi di restauro e tutela di 34 opere artistiche e monumentali di valore inestimabile.

“Noi crediamo molto in quest’attività”, spiega Cantagallo, “perché ci sembra molto giusto utilizzare una formula di contatto così capillare e popolare con la gente per raccogliere fondi da destinare anche a scopi sociali”, sottolinea Cantagallo, “Inoltre, sia pur in sordina, da quando la legge ha regolato questo sistema di finanziamento ad oggi, quindi dal ’97, in diciannove anni, dal gioco del Lotto sono arrivati al Ministero dei beni culturali la bellezza di 1 miliardo e ottocento milioni di risorse finanziarie”.

Certo, si sa che le polemiche sul gioco legale non saranno facilmente superabili, o forse non saranno mai superate del tutto, perché può sempre lasciare perplessi il fatto che lo Stati guadagni su un’attività che può sfociare nella cosiddetta “ludopatia”, cioè la mania del gioco spinta da alcuni soggetti fino al livello di patologia psicologica, e queste polemiche non verranno mai abbastanza controbilanciate dalla considerazione dell’utilità sociale degli investimenti in arte e cultura, o in solidarietà sociale. “D’altronde, però, si è sempre giocato, e regolare la materia, legalizzando e quindi controllando il fenomeno, è dimostrabilmente il modo migliore per prevenire i danni sociali e lasciar vivere la componente ludica e innocente del gioco”, sottolinea Cantagallo.

Portando dati: “Per esempio si critica severamente il fenomeno delle slot machine, ma fino a circa quindici anni fa, quando erano illegali e si chiamavano videolottery, se ne contavano in Italia 800 mila, ora le slot sono la metà. Forse sono ancora troppe, ma è in atto un piano per ridimensionarle ancora”.

Qui però Paolo Crepet ha spezzato una lancia a favore di un atteggiamento meno paternalista e più liberale verso chi si dedichi al gioco: “Vittorio De Sica ha speso una fortuna al tavolo verde, ma nessuno discute per questo che sia stato un artista eccezionale oltre che una persona di grandissimo livello. Se qualcuno vuole giocarsi i suoi soldi, anche tanti soldi, ma per quale ragione non dovrebbe poterlo fare? E se il fenomeno del gioco è connaturato con la storia dell’uomo, che senso avrebbe tentare di reprimerlo e proibirlo quando lo si può controllare e, nel frattempo, utilizzare i proventi per opere di pubblico interesse?”. Il proibizionismo, del resto, ha sempre incentivato i fenomeni e li ha resi, semmai, molto più tossici e nocivi di quando vengono incanalati lungo regole e modalità corrette.

Invece, paradossalmente, a volte anche gli utilizzi benefici della massa finanziaria raccolta col gioco vengono talvolta bersagliati di critiche: “Critiche senza senso, però!”, sottolinea Lello Arena: “Questo è un atteggiamento tipico degli italiani. Criticare quello che fa il prossimo senza fare nulla in proprio”, e racconta la storiella di Pulcinella, del figlio e del “ciuccio”, che partono da Acerra per andare a Napoli e, comunque si organizzino per viaggiare – con Pulcinella a cavallo dell’asino e il figlio a piedi, o viceversa, o entrambi in groppa all’animale – i passanti che incrociano li biasimano…

In realtà, spiega Luca Poma, per le grandi aziende spendere risorse in progetti di “Corporate social responsabilty” (Csr, in sigla) sta diventando sempre più un buon investimento, “perché il pubblico e i clienti apprezzano questo tipo di impegno sociale”. Non a caso anche Lottomatica, oltre a rendere possibile con la propria organizzazione la raccolta delle risorse finanziarie che poi per legge vanno al Ministero e vengono impiegate nei restauri, aggiunge ulteriore denaro proprio per migliorare i progetti. “Sta di fatto”, precisa Poma, “che su novanta aziende, monitorate nel corso di 18 anni dalla Harvard Business Review, cioè la più prestigiosa rivista di management del mondo, quelle che hanno avuto risultati economici in termini di ritorno sugli investimenti, sono state quelle che investivano di più in Csr!”.

“Le aziende fanno bene a farsi conoscere nella loro luce migliore”, rincara la dose Crepet, “ed anzi, sarebbe bene che lo Stato permettesse un collegamento più stretto e visibile tra le aziende disposte a investire nell’interesse pubblico e per esempio i monumenti che restaurano. E invece no: A Google, che aveva chiesto di poter usare il Tempo di Segesta per una serata in mondovisione che sarebbe stata anche uno straordinario spot sull’Italia, è stato risposto di no! All’estero non è così: perfino nel mio settore, la psichiatria, alcune tra le più importanti ricerche scientifiche sono state finanziate da aziende private, penso alla Ford Foundation, e nessuno trova da ridire”. E Lello Arena aggiunge un riferimento di stretta attualità: “In Cina, la città di Shangai ha messo a disposizione un’intera isola sul fiume e praticamente tutta se stessa per l’inaugurazione di Disneyland Cina, che sarà di gran lunga il parco di divertimento più grande del mondo. Io non ci trovo niente di male, anzi!”.

Non poteva mancare, nel dibattito, una nota romantica, un nesso tra il gioco del Lotto – un fenomeno che ha cinquecento anni di storia – e i sogni, interpretando i quali molti giocatori sperano di vincere e …molti hanno vinto davvero: “Non trascuriamo l’importanza dei sogni”, conclude sorridendo Lello Arena, “io per esempio ho sognato di fare l’attore fin da quando ero bambino, e ci sono riuscito nonostante tutto e tutti. Mia madre mi diceva sempre: lascia perdere, gli attori non sono fatti come te, e me lo diceva pensando a Cary Grant. E quando con Massimo ed Enzo abbiamo avuto successo, e stavamo in televisione, lei ripeteva: sì, ma oggi. E domani? Ma invece no: i sogni a volte si avverano, è giusto crederci, e me è successo”.


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Sergio Luciano