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Silvia Morara

Simone Riccioni: "Il mio futuro nel cinema? Non soltanto da attore"

Attore, scrittore, ex cestista professionista e, prossimamente, lo vedremo anche sul set nell'inedita veste di produttore

Il Teatro Don Bosco di Macerata Simone Riccioni lo conosce bene. La sua vita da attore è cominciata da qui, proprio dal palcoscenico che sta davanti al camerino in cui ci siamo sistemati per questa intervista.

Ha appena terminato il talk che lo ha visto protagonista assieme a Maria Paola Rosini tra le domande dei due direttori, Alfonso Signorini e Giorgio Mulè.

Del suo ultimo film, della sua città, della sua vita così sui generis e dei suoi sogni ha già detto tutto o quasi, ma il personaggio è interessante e vogliamo saperne di più.

Ripartiamo, allora da qui, da Come saltano i pesci, e da Matteo, il ragazzo che interpreta, uno dei tanti a cui ha prestato la sua carta di identità nei vari film generazionali in cui ha recitato finora. Quest'ultimo, però, è un po' diverso no?

Anche se non si direbbe, questo è invece il più generazionale di tutti. Perché parla dei sogni dei giovani e di come i grandi riescono a spazzarli via in un attimo a suon di errori. E poi ritorna sui giovani, e fa capire loro che ogni difficoltà può essere superata, anche quando sembra così grande da non poter essere scavalcata da niente e da nessuno.

Matteo ha la tua età, ma pensa già da grande. Vale anche per Simone?

Simone sta ancora cercando di capire qual è la sua strada, anche se ormai è del tutto indipendente, ha un lavoro, qualche sicurezza in più della media che gli deriva dal fatto di essere un privilegiato. Ma non si sente già più giovane. E credo che sia giusto così. Alla mia età del resto, un ragazzo africano, tanto per fare un esempio, è un uomo fatto e finito, con un vissuto grande così.

L'Africa è un concetto che ti porti dentro da sempre...

Ci sono nato, ci ho vissuto, i miei genitori hanno fatto pulsare lì il cuore della loro esistenza. Per chi mi vuole bene io sono anche Otim, Nato in una terra lontana.

Difficile ignorare un modello di vita radicale come quello che hanno seguito i tuoi (entrambi medici missionari si sono trasferiti nel cuore dell'Uganda, ndr) .

Molto. E io mi sono chiesto per tanto tempo il perché di una scelta del genere.

E la risposta?

E' arrivata da loro: era quello che bisognava fare per dare un senso alle nostre vite, per farci sentire ricchi.

Un'idea di famiglia tu ce l'hai?

Per me si identifica con quello di amore. E va inteso nel senso più esteso del termine, che è esattamente quello che sta cercando di trasmettere Papa Francesco, che cerca di estenderne i confini fino a trasformarla in comunità mondiale, attraverso la fede, ma forse ancora di più con le sue parole di accoglienza e disponibilità nei confronti del prossimo

Lo sport prima (Riccioni ha giocato a basket in serie A), la letteratura (ha scritto un romanzo, Eccomi, ed è stato co-sceneggiatore di Come saltano i pesci), il cinema. Tra tutto questo c'è un filo rosso?

Mio papà, che mi ha trasmesso prima l'amore per la pallacanestro e poi per l'arte, da cantante e musicista qual è stato.

Se, per assurdo, un giorno dovessi scegliere tra la scrittura e la recitazione?

Io sono prima di tutto un attore e voglio continuare a esserlo, ma il fatto che una mia storia sia diventata un film, senza dubbio ha aperto uno scenario interessante.

Nel senso che questi due talenti si possono combinare in modo virtuoso?

Proprio così, perché scrivere, per un attore è un enorme aiuto. Gli facilita l'ingresso nel suo personaggio, perché la scrittura riesce a renderlo più colorato, ne definisce meglio le caratteristiche.

Ti faccio un esempio pratico: di solito, nei provini ci fanno recitare tre o quattro scene, dalle quali devi dedurre le caratteristiche di chi devi interpretare. E non è sempre così semplice.

Se però, di costui ne hai scritto tu, riesci ad avere un quadro più completo della sua personalità, del suo carattere, delle sue debolezze, dei suoi punti forza, delle sue peculiarità, insomma.

Se guardiamo alla filiera del cinema, a tutto questo mancherebbero due tasselli fondamentali, la regia e la produzione...

Alla regia non penso proprio, non è una cosa che mi interessa, non ho alcuna velleità di questo tipo. La produzione, quella sì, non ti nascondo che mi piacerebbe molto.

E ci stai già lavorando su?

Sì, sono già al lavoro per produrre un nuovo film nelle Marche: sono già pronto con la sceneggiatura e dovrei riuscire ad avere grandi artisti e una buona distribuzione.

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Luciano Lombardi