Panorama d’Italia 2016

Banche: cambiare per tornare a crescere con il Paese - FOTO

Gli istituti di credito possono farcela. Come? Lo spiega a Panorama d'Italia Giovanni Pirovano, vicepresidente di Banca Mediolanum

Le banche sono in crisi ma stanno cambiando. E possono ancora farcela. Anzi: devono farcela, per il bene stesso del nostro Paese. Poi, è chiaro che tra di loro ve ne possono essere di molto diverse, e chi ha la possibilità di scegliere – noi risparmiatori – a quale affidarsi, individua le più solide e punta su di esse. È stato questo il senso di un’affollatissima conferenza che Giovanni Pirovano, vicepresidente di Banca Mediolanum, ha tenuto al Lazzaretto di Cagliari nel corso della tappa di Panorama d’Italia nel capoluogo sardo.

“Le banche non sono un nemico del Paese reale”; ha esordito Pirovano, che è anche membro del Comitato di Presidenza dell’ABI, l’Associazione Bancaria Italiana: “Sono anzi una delle due facce del Paese reale. Se va bene il Paese vanno bene loro e viceversa. Oggi l’Italia soffre per varie ragioni, e le banche oberate da crediti insoluti sono molto più selettive nell’erogazione di nuova finanza alle aziende. Inoltre le nuove norme sui requisiti patrimoniali e di liquidità delle banche non hanno sicuramente facilitato il loro operato. D’altro canto anche la ripresa degli investimenti stenta a farsi vedere.  

C’è appunto una tripla rivoluzione che interessa le aziende bancarie sia italiane che europee, da cui –per anagrafe e soprattutto lungimiranza strategica – Banca Mediolanum si distingue ed ha quindi piena credibilità quando i suoi vertici ne parlano. La prima rivoluzione è quella tecnologica: oggi l’home-banking sta di fatto svuotando le filiali bancarie. Delle 100 operazioni fisiche allo sportello che si facevano 20 anni fa, se ne fanno oggi pochissime, eppure la rete delle filiali non è stata ancora razionalizzata di conseguenza. Nel 2008 c’erano in Italia 35 mila sportelli, oggi circa 29 mila, in fondo pochi in meno. “Noi crediamo che la filiale bancaria non scomparirà, ma cambierà pelle, trasformandosi in luogo di relazione con la clientela”, spiega Pirovano, “Intanto, però, i costi del sistema corrono (per i locali ormai inutili e il relativo personale) e i ricavi necessari per coprire questi costi non sono più sufficienti. C’è poi il tema delle concorrenti aziende fintech che vedono nel sistema bancario ampi margini di efficentamento, con il lancio di soluzioni e servizi a costi bassissimi.
La seconda rivoluzione è quella dei tassi negativi. “Sulla rivista specializzata Euromoney del giugno scorso”, racconta Pirovano mostrandone la copertina che ritrae un teschio svettante su un impeccabile colletto di camicia, “è stata pubblicata un’inchiesta che ha fatto scalpore per la sua chiarezza e che si intitolava: i tassi negativi sono la morte delle banche”. Già, perché con questi tassi non si riesce più a guadagnare a sufficienza dalla differenza tra tassi attivi praticati alla clientela cui si presta il denaro e tassi passivi sostenuti per remunerare i depositi dei clienti. E così anche in Germania molti tedeschi accusano la Bce di Draghi di affamarli, perché con questi bassi tassi, le banche tedesche affannano e le pensioni private rendono sempre meno, impoverendo la popolazione a causa dei rendimenti prossimi allo zero”.
La terza rivoluzione è quella normativa: dopo le severissime norme di Basilea 3 se ne prospetta un’altra infornata (Basilea 4), che rischia di aggravare ancor più le richieste di patrimonio per le banche italiane ed europee.
Ritornando alle vicende del nostro Paese, il Pil ha perso 10 punti dal 2008 anche se ora sta crescendo molto lentamente. Tale perdita è addirittura superiore alla perdita subita dal PIL durante l’ultimo periodo bellico. Su 1300 miliardi di prestiti in essere, quelli deteriorati sono 360, le sofferenze lorde 200, quelle nette circa 90, ma assistite da 122 miliardi di garanzie. Nonostante ciò il pessimismo non deve prevalere, perché sono forti le ragioni per sperare in un futuro sereno. “Innanzitutto le riforme fatte dal nostro governo”, spiega Pirovano: “Quella delle banche popolari, quella delle Bcc, quella delle fondazioni bancarie, la riforma della legge fallimentare con gli  interventi del Governo per ridurre i tempi recupero crediti . Tutte vanno nel segno giusto. Inoltre i milioni di piccoli risparmiatori soci delle banche italiane, negli ultimi anni, hanno continuato a dare loro fiducia ricapitalizzandole con 55 miliardi freschi. E poi c’è la ricchezza che abbiamo accumulato come Paese. I risparmi delle famiglie italiane a fine 2015 ammontavano a ben 4117 miliardi, cui vanno aggiunti circa 6000 miliardi di proprietà immobiliari”.
E’ chiaro, dunque, che la crisi è ancora dura, ma si iniziano ad intravedere i primi spiragli a partire dalle fusioni e dalle aggregazioni in fase di studio tra le banche e dagli annunciati tagli ai costi. “Del resto”, osserva Pirovano, “c’è chi come il Presidente del colosso spagnolo BBVA preconizza che delle attuali 25 mila banche operanti nel mondo tra vent’anni ne rimarranno poche dozzine, questo per effetto della sola rivoluzione tecnologica. ”.
Resta però altrettanto fondamentale rafforzare anche le infrastrutture a livello europeo del sistema finanziario, con il completamento dell’unione bancaria con la garanzia europea sui depositi fino a 100.000 euro e con il lancio del mercato unico dei capitali. In questo scenario, Banca Mediolanum fa davvero eccezione. Ha lo 0,76% di crediti deteriorati, significativamente sotto la media del sistema: perché ha sempre erogato i  propri prestiti con molta oculatezza in mani molto affidabili (“E ora stiamo aumentando gli impieghi alle famiglie, sempre scegliendole con attenzione”). Diversamente da molte grandi banche, negli ultimi anni ha sempre chiuso i propri bilanci in utile. Oggi vanta ben 71,5 miliardi di patrimoni della clientela suddivisi tra depositi, fondi comuni di investimento e polizze vita, frutto della fiducia del milione e duecentomila clienti. Il parametro fondamentale di stabilità di una banca, il Cet1, per Banca Mediolanum è al massimo del sistema, il 20,2%. Inoltre, investe i patrimoni che le vengono affidati, diversificando al massimo i rischi e cogliendo le migliori opportunità, per offrire rendimenti interessanti ai clienti anche in questa fase di tassi bassi o negativi.

 

Silvia Morara
Sergio Luciano, giornalista di Panorama, con Giovanni Pirovano, vice presidente di Banca Mediolanum

I più letti