Cooperativa-Beni-Culturali
Alberto Bevilacqua

Abbiamo messo le mani anche sulla torre di Pisa

Un laboratorio per conservare e restaurare i beni culturali più preziosi

A Santo Chiodo, zona industriale alle porte di Spoleto, c’è un grande laboratorio  climatizzato dove una scultura dorata  che rappresenta un Cristo in croce, uno stendardo originale della giostra della Quintana di Foligno e, tra l’altro, un pezzo di affresco di un palazzo antico di Spoleto stanno ricevendo attente cure. È la  sede della Coobec, cooperativa beni culturali fondata nel ‘76 dal gruppo degli allievi del primo corso spoletino per addetti alla manutenzione e al restauro dei beni culturali e dal ‘95  dotata anche di una sezione dedicata a  libri e manoscritti.

Lavora nel laboratorio ma soprattutto a domicilio, strutturata, «per reggere la concorrenza» spiega  Rolando Ramaccini, socio fondatore nonché direttore tecnico «non come impresa artigianale, ma come azienda autonoma dotata di camion, ponteggi e ufficio  per le gare d’appalto».  Ora ad esempio Coobec è impegnata nel recupero dell’affresco di una chiesa di Santa Maria Assunta  e di una villa romana a Positano.  Tra architetti, restauratori e  tecnici oggi lo staff conta 41 addetti. Fatturano circa tre milioni di euro all’anno,  il 95 per cento dei quali in Italia e  hanno dotato la loro «centrale operativa» anche di una camera ipobarica che, prima delle operazioni di restauro  in dieci giorni di trattamento libera le opere d’arte da tarme e insetti , nonché di un deposito per il ricovero delle opere d’arte. Vantano restauri eccellenti a Spoleto (la «camera pinta» della Rocca albornoziana) e  in tutta Italia: dagli affreschi della manica lunga del Quirinale al portico della gloria a Santiago di Compostela (noto come la Cappella Sisitina locale) passando per i percorsi interni della torre di Pisa e il restauro dei monumenti sepolcrali della cappella della Sindone a Torino.  

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Antonella Piperno