Una pizza bio e politicamente molto corretta
Alberto Bevilacqua
Panorama D'Italia

Una pizza bio e politicamente molto corretta

L'attenzione al sociale dello chef Sorbillo non si esaurisce all'acquisto

Ha partecipato, da ospite star, a tre edizioni di Masterchef, è una presenza fissa a La prova del cuoco, si divide tra le quattro pizzerie di Napoli e l’ultima nata a Milano, collocata dal New York Times tra i locali da non perdere sotto la Madonnina. "Guai a chiamarmi imprenditore, io sono un pizzaiolo" racconta Gino Sorbillo, 40 anni, nella sua casa-laboratorio-museo in via dei Tribunali dove campeggia la foto degli anni ’30 di Luigi e Carmelina Esposito, i nonni che con i loro 21 figli, tutti pizzaioli, hanno dato il via alla dinastia.

Lui che ha frequentato la pizzeria di suo padre Salvatore dalla seconda elementare ("guardavo la preparazione dei crocchè") è ancorato alla tradizione di famiglia mantenendo i tavoli di marmo, senza tovaglie e con le pizze del menu di via dei Tribunali, dove ha fatto tappa pure il sindaco di New York, Bill De Blasio, dedicate alla sfilza degli zii. Da Gino è partita una svolta social-politica grazie agli ingredienti comprati dalla cooperativa Terre di don Peppe Diana, ucciso dalla camorra nel 1994, alle lezioni di pizza nel carcere di Pozzuoli, alle pizze parlanti con la scritte fatte con la mozzarella ("No ai botti di Capodanno") o alla pizza Amnesty International, con l’incasso devoluto all’organizzazione umanitaria. Ma adesso Sorbillo ha dato anche una svolta alimentare alla sua cucina: da tre mesi è passato al biologico, convinto che la farina bio sia più ricca e sana. L' ha ribattezzata "Margheritta" bio, tira molto, nel locale Lievito madre a Milano come a Napoli. Dove impazza però anche la pizza fritta con ricotta, provola, ciccioli e San Marzano.

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