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I 7 ristoranti da non perdere a Pavia

Trattorie storiche, locali tradizionali, indirizzi stellati dove gustare le specialità della zona a cavallo tra tradizione e sperimentazione

Bardelli

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Il fiume scorre proprio di fronte, il Ponte Coperto fa da sfondo, l’atmosfera è di quelle che riempiono gli occhi ancora prima di deliziare palato e narici. Benvenuti in un indirizzo imprescindibile nel panorama della ristorazione di Pavia per la sua raffinatezza e la sua eleganza. Insomma, il classico consiglio che si dà agli amici quando si vuole andare sul sicuro. È disponibile un menu degustazione, oppure si può pescare liberamente dalla carta, cominciando con un tortino d’asparagi con fonduta di padano, proseguendo con i tortelli di taleggio e pere al burro versato o con i tagliolini freschi alle erbette con ragù di pesce. Tra i piatti principali: le lumache trifolate alla contadina con tortino di patate o il filetto di branzino, carciofi e olive taggiasche. La varietà, da Bardelli, è sempre ben presente.

Indirizzo: Via Lungoticino Visconti, 2

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Al Mulino

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Il nome completo è «Locanda Vecchia Pavia “al Mulino”» e si trova nel luogo ideale: a pochi minuti dal vanto dell’area, la Certosa, comunque non lontano dal centro città. Il Ponte Coperto, per dire, dista una ventina scarsa di minuti d’automobile. A certificare la qualità d’ambiente e cucina hanno provveduto gli ispettori della Guida Michelin, che hanno assegnato al ristorante l’ambita stella. Eppure, sarà la complicità rurale del vecchio mulino del Quattrocento (ecco il nome), il clima non è rigoroso e impettito come altrove. Da qui passano abitualmente personaggi di grande rilievo, la cucina è contaminata di creatività, la carta dei vini spazia dal locale all’internazionale per deliziare gli intenditori più esigenti. Insomma, non si viene per mangiare, ma per vivere un’esperienza completa, che molto probabilmente entrerà di diritto tra i ricordi più saporiti.

Indirizzo: Via del Monumento, 5 – Certosa di Pavia

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Antica osteria Del Previ

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Accoglienza calorosa, cordialità, buona cucina. Ecco i punti di forza di questa osteria che mantiene intatta l’atmosfera di un tempo negli arredi, «come quando si servivano gamberi di fiume e vino sfuso, per offrire una sosta piacevole in un clima ospitale», fanno sapere dal ristorante. Il menu è molto gustoso: acciughe al verde con burratina e pomodorini confit o tortino di verdure bardato di zucchine, pesto di basilico e concassé di pomodoro come antipasti; risotto con spinaci novelli e salsiccia o ravioli di formaggio con pomodorini, rucola, mandorle e ricotta stagionata, tra i primi; scaloppa di storione alla borgo tra i secondi di pesce, galletto al forno al profumo di zenzero e carciofi trifolati, tra i secondi di carne. Davvero generoso l’elenco dei dolci e l’abbondanza coincide con la qualità. Lo spazio in sala non è tanto, meglio prenotare.

Indirizzo: Via Milazzo, 65

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Osteria della Madonna

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Gli arredi sono tradizionali, però non improvvisati: la sensazione è che il minimo dettaglio venga trattato con cura, attenzione, passione. Basta guardare la presentazione dei piatti che escono dalla cucina, costruiti come piccole opere d’arte edibili. Come il filetto di maiale di Bettella con riduzione di porto, paté d’anatra e tartufo nero pregiato o la faraona disossata e ripiena di luganega. I pilastri della tradizione ci sono tutti, dall’immancabile risotto col radicchio (più bonarda e castelmagno) alla regina delle cotolette, quella alla milanese. Lo chef pone grande attenzione alla stagionalità dei prodotti, per far uscire dalla cucina proposte fresche, interessanti, non banali.

Indirizzo: Via dei Liguri, 28

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Peo

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Siamo nell’hotel Moderno, una delle strutture più apprezzate in città, ma per certi versi sembra di essere in un salotto di casa. Non uno qualunque, uno di quelli in cui il proprietario ha molto gusto e un estro, un culto del bello, non indifferenti. Punto di forza sono le sculture luminose (a cominciare dall’insegna) firmate dall’artista contemporaneo Marco Lodola. Seconde per rilevanza soltanto alla cucina, guidata da un unico faro: la tradizione lombarda. Ecco allora i salumi dell’Oltrepò pavese, gli gnocchi di zucca o i risotti, passando per gli arrosti e i fondamentali bolliti. «Cucina legata al territorio», con «un buon rapporto qualità prezzo», approva la Guida Michelin.

Indirizzo: Viale Vittorio Emanuele II, 41

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Miccone

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Se non si ha tempo di attardarsi a tavola, è giusto concedersi un momento di gusto presso un indirizzo che sa abbinare velocità e qualità. Miccone lo fa non assecondando troppo gli esotismi ma con proposte che raccontano il territorio, con ingredienti che arrivano da aziende locali. Il nome, d’altronde, è quello del pane pavese ed è tra i protagonisti del menu, con vari deliziosi abbinamenti. In città è ormai un punto di riferimento, anche per la sua capacità di svecchiare la rigidità della concorrenza, di innovare senza dimenticare le sue radici. Con echi da lontano, dalla cucina londinese tanto per dirne una. Per un risultato tutto da assaggiare.

Indirizzo: Via dei Mille, 36

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Erbaluce

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Nato nel 2006, più recente di altri tradizionalissimi ristoranti locali, ma con oramai la solida storia di un decennio alle spalle, è in pieno centro storico, non lontano dal Duomo. Pasta e pane sono fatti in casa, c’è una forte cura di proposte dedicate a vegetariani, vegani e celiaci affinché ognuno possa vivere un’esperienza appagante. Ulteriore punto a favore, i piatti sono ben presentati e le porzioni soddisfacenti, a prezzi ragionevoli. Da provare.

Indirizzo: Via Bossolaro, 21

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Marco Morello

Mi occupo di tecnologia, nuovi media, viaggi, società e tendenze con qualche incursione negli spettacoli, nello sport e nell'attualità per Panorama e Panorama.it. In passato ho collaborato con il Corriere della Sera, il Giornale, Affari&Finanza di Repubblica, Il Sole 24 Ore, Corriere dello Sport, Economy, Icon, Flair, First e Lettera43. Ho pubblicato due libri: Io ti fotto e Contro i notai.

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