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Panorama D'Italia

La manifattura italiana che conquista l'America

Al primo workshop organizzato a New York da Panorama, grandi storie di impresa con radici locali e competenze globali

“Oggi la Jeep Renegade gira per le highway americane, ma è prodotta a Napoli e arriva negli Stati Uniti a bordo di navi napoletane!”: è un felice esempio quello che Costantino Baldissara, direttore commerciale e delle operations del Gruppo Grimaldi, sceglie per indicare il rapporto strettissimo che già esiste, e quindi non può che svilupparsi ulteriormente, tra alcune eccellenze italiane e il mercato degli Stati Uniti; dove però alcune “parts unknown” – parti sconosciute - della realtà economica italiana ancora ci sono e vanno svelate al grande pubbico statunitense.

“È appunto quello che, con This is Italy, noi di Panorama ci siamo riproposti di fare”, spiega Giorgio Mulè, direttore del magazine, aprendo il primo dei quattro workshop che illustrano al pubblico newyorkese la realtà di chi incarna le grandi capacità italiane di affermarsi nel mondo: “Ci siamo chiesti cosa fare di nuovo per promuovere negli Usa la cultura italiana ma non solo, anche il saper fare, le competenze italiane. Ed eccoci qui, a presentarci le grandi storie d’impresa che da sole raccontano il meglio dell’Italia”.

Raccontano appunto come le radici locali e identitarie di un’impresa (e in fondo anche la sede dei workshop, la Downtown Association, club house tra le più antiche degli Usa che rappresenta le radici di New York) possano far germogliare frutti nuovi e diversi e soprattutto globali.

Grandi imprese come Grimaldi Group: 110 navi e altre 30 in arrivo, proprio ieri a Washington primo viaggio della “Grande Baltimora” e a Nanchino, in Cina, varo della “Grande New York”; 13.500 dipendenti, 3 miliardi di euro di fatturato, oltre 280 milioni di utile netto, oltre 3 miliardi di patrimonio.

Grandi imprese come Lamborghini, che tre diverse proprietà straniere, ultima tra le quali l’attuale e definitiva della Volkswagen, hanno voluto lasciare autonoma e identitaria, come ha ben spiegato Alessandro Farmeschi, Coo del gruppo negli States: “E oggi l’altissima qualità che ha sempre distinto le nostre auto è alla vigilia di coniugarsi in modo nuovo con le dimensioni, perché con il SuperSuv Urus dal prossimo anno intendiamo raddoppiare il numero di auto vendute nel mondo”.

Se Lamborghini è a Sant’Agata Bolognese, poco distante – a Borgo Panigale, sempre nella cosiddetta Motor Valley – c’è la Ducati, anch’essa gruppo Volkswagen, anch’essa azienda al 101% italiana per competenze, ricerca, manifattura: “Noi creiamo prodotti speciali”, ha raccontato Francesco Rapisarda, direttore della comunicazione Ducati, “Una Ducati non è soltanto una moto molto bella e prestazionale, una Ducati è un mondo, un’esperienza, un’esperienza ricchissima di risvolti per una comunità di appassionati che condividono e alimentano la nostra identità”; e si è poi diffuso nel ricordare le tappe che hanno scandito la vita del gruppo, fino al rilancio come marchio autonomo della mitica Scrambler.

Tanta identità, però va alimentata con una formazione all’altezza della sfida di non permettere mai che vada dispersa: una formazione rappresentata al tavolo del workshop dal Rettore della Bocconi, Gianmario Verona, che ha sintetizzato le ragioni fortissime per le quali l’università milanese rappresenta un’eccellenza italiana riconosciuta nel mondo.

Mentre l’assessore alla formazione, istruzione e lavoro della Regione Lombardia, Valentina Aprea, ha sottolineato l’importanza del legame, molto forte in Lombardia proprio grazie al lavoro svolto dall’amministrazione, tra il mondo della scuola e quello delle imprese: “Dal 2013 in qua”, ha detto, “abbiamo sempre, continuamente potenziato il canale formativo lombardo, puntando molto sull’ alternanza scuola-lavoro, l’apprendimento attivo e  il problem solving, con particolare riferimento all’inserimento lavorativo precoce dei giovani, e abbiamo favorito apprendistato i tanti settori-chiave della nostra industria, dalla meccanica al turismo, dall’agroalimentare all’Ict alla moda, all’arredamento: insomma, tutta la scuola che forma le risorse del futuro per le tre ‘f’ della produzione italiana nel mondo: food, fashion e furniture. Vi stupiremo ancora!”.

La “digital transformation” rappresenta per le eccellenze italiane una sfida ma anche una grande opportunità, per il Rettore della Bocconi, “perché ha un impatto trasversale su tutte le attività economiche, produttive e non solo. In tutti i settori dell’attività economica si devono fare i conti con big data, per esempio. Ma il nostro impegno è per far sì che i nostri studenti acquisiscano le competenze fondamentali delle moro materie come presupposto per poi approfondire verticalmente le nuove competenze specialistiche indispensabili per i nostri tempi”

Fulminea ma corretta la sintesi di Michelle Caruso Cabrera, la giornalista americana che modera il workshop: “Insomma, l’Italia è un posto perfetto per creare prodotti di alta qualità ed alto margine”. “Il futuro si costruisce”, conclude Mulè, “tenendo ben salde le nostre radici in Italia, ma aprendo la mente a una visione e a un’azione globale”.

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Laredo Montoneri
Il tavolo dei relatori del workshop sul settore manifatturiero italiano alla Down Town Asssociation di New York - 1 novembre 2017

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Sergio Luciano