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Alberto Bevilacqua

Il polo tecnologico delle start-up di Pavia

L'incubatore sorge nell'area abbandonata della Necchi, accoglie 45 start-up e sono state erogate borse di studio per 200mila euro

Quello di Pavia è un polo tecnologico privato e un esempio di come volontà e spirito di iniziativa possano cancellare anni di infruttuosi tentativi pubblici. Nell’area desertificata dalla deindustrializzazione, oggi funziona un polo che sviluppa start up, servizi per le imprese, co-working, mette in palio borse di studio per startupper e ospita l’unica sede italiana di Mind the Bridge, il ponte verso la Silicon Valley creato da Alberto Onetti e Marco Marinucci. “Nel 2000 l’azienda della mia famiglia, l’immobiliare Durabo, ha acquistato l’area industriale ex Necchi” racconta il 33enne presidente Tommaso Mazzocchi “Il mio obiettivo era creare qualcosa che agganciasse il mondo universitario alla città, anche se il percorso non mi era ancora del tutto chiaro”.

Dopo i primi contatti con gli enti pubblici che già stavano inseguendo l’idea del polo tecnologico, l’obiettivo è risultato chiaro “anche se alla fine abbiamo dovuto procedere da soli”. Il Polo è subito partito aprendosi a tutto il mondo professionale e imprenditoriale alimentando una trasversalità che sviluppa idee, contatti e crescita. Qui lavorano oggi 45 aziende start up (Ict, Biotech e Bioscience), e sono state erogate borse di studio per 200mila euro in 4 anni. “Non crediamo alla retorica della start up arrembante  e giovanilista, ma alle idee di impresa capaci di stare sul mercato” Risultato? Due “aziende” agli antipodi: la prima è MyAgonism, società di ragazzi che hanno sviluppato un software per calcolare il rendimento sportivo nel tempo e con esso il reale valore di mercato di un atleta. E la seconda è quella di Lorenzo Costa, 85enne ex ricercatore della Kodak. “Ha brevettato un sistema per lo stoccaggio delle scorie nucleari attraverso un processo di vetrificazione” racconta il direttore Riccardo Ferrari, 38 anni. La sua start up ora collabora con una multinazionale italiana.

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Antonella Bersani

Amo la buona cucina, l’amore, il mirto, la danza, Milan Kundera, Pirandello e Calvino. Attendo un nuovo rinascimento italiano e intanto leggo, viaggio e scrivo: per Panorama, per Style e la Gazzetta dello Sport. Qui ho curato una rubrica dedicata al risparmio. E se si può scrivere sulla "rosea" senza sapere nulla di calcio a zona, tennis o Formula 1, allora – mi dico – tutto si può fare. Non è un caso allora se la mia rubrica su Panorama.it si ispira proprio al "voler fare", convinta che l’agire debba sempre venire prima del dire. Siamo in tanti in Italia a pensarla così: uomini, imprenditori, artisti e lavoratori. Al suo interno parlo di economia e imprese. Di storie pronte a ricordarci che, tra una pizza e un mandolino, un poeta un santo e un navigatore e i soliti luoghi comuni, restiamo comunque il secondo Paese manifatturiero d’Europa (Sì, ovvio, dietro alla Germania). Foto di Paolo Liaci

Scrivimi a: antbersani@alice.it

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