Focus Storia a Torino, tra presidenziali francesi e antichi ricordi

A Panorama d'Italia, la storia dei rapporti tra Torino e la Francia, il futuro di quest'ultima e dell'Europa alla vigilia delle elezioni di maggio

Siamo a Torino, e il primo dei grandi incontri di Focus di questa quarta edizione di Panorama d'Italia è inevitabilmente dedicato alla storia, in una città che, come poche altre in Italia e nel mondo, ha alle spalle un patrimonio importante.

"Torino, la Francia e i francesi: elezioni presidenziali e antichi ricordi" è il titolo dell'evento in cui il giornalista di Focus StoriaFrancesco De Leo orchestrà un panel di solisti di primo piano, che spazierà tra Savoia, Fillon e le sue beghe giudiziarie, la restaurazione, Macron, l'arte, i palazzi, le frontiere, il terrorismo.


Ad aprire i lavori è Jacopo Loredan che del magazine Mondadori dedicato alla storia è il direttore, a partire dalla presentazione della straordinaria location, la Casa di Emanuele Filiberto Pignone, storico a sua volta vissuto nel XV secolo, che dal 2016 ospita l'IQOS Embassy, concept store dedicato alla presentazione e alla vendita dell'omonimo dispositivo elettronico che scalda ma non brucia il tabacco.

Torino e la storia tra presidenziali francesi e ricordi sabaudi

Dopo il videosaluto di Muriel Mayette-Holtz (direttrice dell'Accademia di Francia a Roma), De Leo passa la parola a Valerio Castronovo, che parte dal primo viaggio di Napoleone e poi i 12 anni di dominio francese. Fino all'alleanza cruciale tra i due Paesi per combattere l'Austria.

Torino e la Francia, un rapporto a corrente alternata
"Da allora saranno relazioni amichevoli - racconta lo storico - fatte di scambi commerciali, di flussi migratori 'temporanei', e anche di rapporti di parentela".

"Torino ha insegnato ai francesi a fare la cioccolata - continua Castronovo con un aneddoto - ed è soltanto un esempio dei forti legami culinari che tiene assieme le due realtà".

Presidenziali francesi, termometro d'Europa
La voce successiva è quella di Alberto Simoni, responsabile redazione esteri de La Stampa, che esordisce con una domanda retorica: "Perché sono così importanti le elezioni francesi?". "Per tre ragioni: il destino dell'Europa; il totale sfaldamento del dualismo destra-sinistra; lo stato di salute dei nazionalismi".

La riflessione di Simoni attraversa anche un pronostico che, come tiene a puntualizzare con autoironia, "non si verificherà, come tutti quelli dei giornalisti, del resto": ovvero Mélenchon, l'outsider della sinistra estrema, al ballottaggio.

"Il 2017, dunque - prosegue il giornalista - sarà un anno cruciale per capire come stiamo noi europei. Io credo che la spunterà un politico dell'establishment, ma quanto presumibilmente succederà al primo turno non dovrà essere trascurato dai leader di tutta Europa"

E se Marine Le Pen andasse all'Eliseo? chiosa il moderatore. "Non credo che avverrà, ma se mai dovesse succedere, vedremo molte battaglie politiche in Europa, molti più No alla Markel, un minore legame con la Nato, un Francia più avviluppata su se stessa. Sarebbe un grande scossone per l'Ue. Va detto comunque che lei è molto preparata e ha un programma molto chiaro".

La Francia dei Savoia
Con l'intervento successivo, che porta la "firma" dello storico Gustavo Mola di Nomaglio si torna al passato, con un richiamo alla lingua, il francese, che si parlava a Torino. Ma che cos'era la Francia al tempo dei Savoia? E chi erano i Savoia, i cui tentacoli si estendevano in tutta Europa fin dal XIII secolo?"

Una dinastia sovranazionale, insomma, legata ai cugini d'Oltralpe da un rapporto di amore e odio, con un'alleanza incostante, una fiducia continuamente alternata con il suo esatto contrario.

Vincerà Macron? E se sì, che succederà dopo
L'ultimo intervento è quello di Alberto Toscano, saggista e scrittore, un piemontese che vive a Parigi, Cavaliere sia in Francia che in Italia guarda di nuovo al futuro, e prende le mosse da dove si è conclusa la panoramica di Simoni. E si concentra subito su Emmanuel Macron sollecitando il pubblico a riflettere su una possibile interpretazione alternativa delle presidenziali francesi.

"E' possibile che questa volta si vada in una situazione in cui il Presidente potrebbe non avere la maggioranza nell'Assemblea. Molto probabilmente al secondo turno si qualificherà Le Pen (come nel '92 tra il padre e Chirac). E sarà un grido d'allarme dei francesi, contro le cose che nel Paese 'che non vanno più come devono andare'. Di conseguenza, il panorama politico francese si 'riassemblerà' per fronteggiare il candidato estremista".

Macron, dunque, che gli ultimi sondaggi danno qualificato allo scontro finale "ha un problema - riflette Toscano - dato dall'eterogeità del suo elettorato". Ma ha anche dei punti forti, soprattutto sul tema dell'occupazione, per ul quale ha fatto molto nel governo Hollande.

E Fillon? "Potrebbe giocare la carta della voglia pazza della destra di tornare al potere", conclude Toscano. "Ma se, come probabile, vincesse Macron, l'esito della partita, quello vero, si sposterebbe alla successiva tornata elettorale legislativa di giugno".

Sullo sfondo di tutto, interviene infine De Leo, c'è la magistratura, visti gli scandali che hanno coinvolto il candidato della destra e anche la Le Pen.

Al termine dell'incontro, gli ospiti hanno potuto gustare i vini offerti da Ciù Ciù.

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Ada Masella
Il direttore di Focus Storia Jacopo Loredan - 6 aprile 2017

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Luciano Lombardi