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I 7 ristoranti da non perdere a Torino

Locali storici, indirizzi stellati, avanguardie gustose. Piccola selezione ragionata delle migliori tavole del capoluogo piemontese

Del Cambio

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Fa parte dell’immaginario di Torino, al pari della Mole o di piazza Castello. Visitare le sue sale sontuose, anche senza nemmeno assaggiare un piatto, rappresenta un tuffo nell’eleganza. Aperto dal 1757, ha ospitato la storia, ma ha saputo in parallelo rinnovarsi, non accomodandosi sul suo blasone. «Il futuro ha un cuore antico. Non è un museo. Tutt’altro. È un luogo da vivere con i cinque sensi» è la filosofia che si riflette nel menu. Con classici come il vitello tonnato e sì, gli agnolotti alla piemontese, ma anche sfizi come «i piatti di mezzo» che includono uovo alla crema, valeriana e caviale o scampi e ostriche in zuppa, finocchietto e noci. E chi non vuol scegliere, può lasciarsi guidare con un’«improvvisazione ragionata», che va dalle sei fino alle nove portate, per immergersi fino in fondo e attardarsi nella splendida atmosfera del posto.

Indirizzo: Piazza Carignano, 2

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Casa Vicina

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Una stella Michelin (ampiamente meritata) per il ristorante che trova spazio al piano inferiore del primo Eataly aperto in Italia e che pesca direttamente nella sua sovrabbondante offerta di etichette. Il nome è un felice gioco di parole, Vicina non è solo un attributo alla sensazione domestica che intende trasmettere; esige il maiuscolo giacché è il cognome della famiglia che lo gestisce con passione e professionalità. La cucina, senza troppi giri di parole, segue «un’idea di perfezione» che invade ogni singolo aspetto di un menu classico, ma aperto a contaminazioni: ci sono faraone, tonno di coniglio, gnocchi, tutti presentati in modo raffinato. Il servizio in sala è un ulteriore bonus che vale la visita, al riparo dal festoso traffico degli altri ambienti di Eataly.

Indirizzo: Via Nizza, 224

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Consorzio

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Nella sua selezione molto limitata e ragionata delle cose da fare durante un soggiorno a Torino, il celebre quotidiano New York Times include anche una visita al Consorzio. «Un angolo conviviale», «con un menu eccellente». Un luogo che racchiude una filosofia, anzi una santa alleanza tra cuochi, produttori, clienti: un desiderio di far arrivare una piena consapevolezza di quello che si sta mangiando, con attenzione non al territorio, ma ai territori. Un plurale che parte dal Piemonte e tiene però dentro i capperi di Pantelleria, l’olio laziale, suggestioni persino catalane. La somma dei piatti sono un viaggio gastronomico in cui vale davvero imbarcarsi. Cosa da sapere, enfatizzata anche dal giornale americano: «La prenotazione è fondamentale». Non dimenticatelo.

Indirizzo: Via Monte di Pietà, 23

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Magorabin

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Finora abbiamo raccontato l’aderenza alla tradizione, le sue varie e valide variazioni sul tema partendo però da pilastri locali. Qui, e ce n’è bisogno, si osa parecchio con un menu che è un piacere da leggere prima che da assaggiare: «Prevalgono la fantasia e gli accostamenti estrosi. È una scossa d’inventiva nella Torino conservatrice» si legge nella guida Michelin che gli assegna una stella. Cominciamo col dire che il concetto di snack è stato portato su un livello superiore, con assaggi – tacos, wasabi di maionese, foie gras, macaron di gamberetti – che raggiungono il rango di capolavori visivi. Eppure non vince l’elaborazione fine a sé stessa, c’è la capacità di fare tanto con la semplicità: lo dimostrano alcuni primi, come i cappellacci di provola affumicata o gli spaghetti pane, burro e acciughe o i secondi di astice, verza e lemongrass o baccalà pomodoro e cicoria. Sono i dettagli, le minuzie, a fare qui una squisita differenza.

Indirizzo: Corso San Maurizio, 61b

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Monferrato

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Il posto perfetto per assaggiare gli agnolotti alla piemontese, uno dei piatti simbolo di Torino? Secondo il quotidiano britannico The Guardian, è Monferrato. Con tutto il rispetto per un’istituzione del giornalismo globale, è un po’ la scoperta dell’acqua calda: è dal 1820, ormai da quasi due secoli, che il locale s’impone tra le espressioni più compiute dell’ortodossia locale in cucina, con le sue fassone, il carrello dei bolliti, il brasato al barolo, l’agnello sambucano, gli asparagi, i tartufi d’Alba e tutte quelle prelibatezze che si alternano di stagione in stagione nelle cucine cittadine. Anche i dolci sono fatti rigorosamente in casa. E i prezzi, soprattutto in confronto al resto delle eccellenze assolute del capoluogo, sono più che onesti.  

Indirizzo: Via Monferrato, 6

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Sotto La Mole

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Altro manifesto della cucina regionale, senza il peso comunque ingombrante del passato di altri suoi epigoni (è nato nel 2000, è di fatto ancora adolescente), un ambiente dal buon respiro e una posizione, enfatizzata sin dall’insegna, che lo rende facilissimo da raggiungere per un visitatore occasionale. Ma siamo lontanissimi dal trappolone per turisti, sia chiaro: sono moltissimi i piemontesi che lo hanno eletto come loro indirizzo di riferimento per un pranzo veloce o una cena piacevole però non troppo formale. Se avete dubbi optate per il menu degustazione, se preferite la carta andate oltre gli agnolotti «pizzicati a mano»: assaggiate una delicata crema di zucca, zenzero e yogurt o una più sostanziosa coda di vitello disossata al Nebbiolo oppure ancora la faraona al moscato passito. Niente male la carta dei vini, con un’attenzione speciale per le proposte della zona e qualche divagazione nazionale.

Indirizzo: Via Montebello, 9

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Vintage 1977

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Siamo in pieno centro (piazza Castello è a una manciata di minuti a piedi, il museo egizio ancora più vicino), ma sembra di essere in un altro tempo, in un tempio dello stile rétro dove sale, arredi, posate, trasmettono una forte deferenza per l’eleganza. Elementi che si riflettono in un menu squisito, preparato con grande sicurezza, in equilibrio tra proposte di mare e di terra, in un omaggio alle radici locali con altrettanti salti verso altrove. Bonus per gli champagne d’importazione e proposte estere da bere, una tentazione per chi non vuole limitarsi alle solite etichette in abbinamento a piatti solidi e a un servizio all’altezza delle aspettative. In sintesi, si va sul sicuro.   

Indirizzo: Piazza Solferino, 16h

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Marco Morello

Mi occupo di tecnologia, nuovi media, viaggi, società e tendenze con qualche incursione negli spettacoli, nello sport e nell'attualità per Panorama e Panorama.it. In passato ho collaborato con il Corriere della Sera, il Giornale, Affari&Finanza di Repubblica, Il Sole 24 Ore, Corriere dello Sport, Economy, Icon, Flair, First e Lettera43. Ho pubblicato due libri: Io ti fotto e Contro i notai.

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