Ostaggi dell’altrui approvazione Vol.2

Bene. Riprendiamo un po’ il post da dove lo avevamo lasciato. Esaminiamo un po’ i benefici ed i problemi che nascono da un eccessivo attaccamento all’altrui approvazione. Spesso adottiamo comportamenti o atteggiamenti poco spontanei nel momento in cui non vogliamo essere giudicati …Leggi tutto

Bene. Riprendiamo un po’ il post da dove lo avevamo lasciato.

Esaminiamo un po’ i benefici ed i problemi che nascono da un eccessivo attaccamento all’altrui approvazione.

Spesso adottiamo comportamenti o atteggiamenti poco spontanei nel momento in cui non vogliamo essere giudicati male. In effetti come modalità operativa presenta non pochi vantaggi: riduciamo i conflitti e ce ne stiamo maggiormente tranquilli. In termini di costi tuttavia le problematiche non sono da poco: rinunciamo a qualcosa di abbastanza rilevante: noi stessi.

Rinunciare a noi stessi è una strategia che presenta delle conseguenze: siamo più ansiosi, calcoliamo alla perfezione le conseguenze delle nostre affermazioni e … la spontaneità va a farsi fottere! Insomma la relazione, che di per sé sarebbe un fenomeno sano e gratificante, diventa un macigno da portarsi dietro.

Coloro che entrano nella trappola dell’altrui approvazione vivono con ansia i rapporti sociali. Anche situazioni ludiche diventano quindi fonte di stress e di ansia. Ansia … in questi casi è il termine più azzeccato … visto che rispecchia l’animo di coloro che vivono la socialità misurandosi continuamente con l’altrui giudizio. In molti casi l’ansia sociale è talmente ricorrente che ce la portiamo dietro con una disinvoltura fuori dal comune. Rimane tuttavia un fardello che rende la vita molto meno interessante.

Non esiste ovviamente una cura unica a questo problemaccio, sarei un po’ farlocco se vi dicessi la “cura definitiva” contro l’ansia. A volte un terapeuta lavora molto tempo su questa tipologia di problema. Una cosa però mi sento di dirla: l’ansia non ha mai ucciso nessuno (a meno che non siano presenti cardiopatie o altre patologie importanti).

Ogni volta che noi cediamo terreno o concediamo qualcosa all’ansia non avremo fatto altro che saziarla per poco tempo. Prima o poi tornerà vorace a levarci qualche altro pezzo di vita. Oggi vivo con ansia le relazioni, ma domani potrei maturare altre paure con altri conseguenti limiti ad esse correlati.

Ci sono molte persone che vivono una vita ansiosa e sperimentano un po’ di serenità solo quando vivono nei loro “luoghi conosciuti”, con le persone “innocue” e le abitudini “sicure”.

Quando cediamo alla tentazione di limitare la nostra libertà personale al fine di nutrire l’ansia fermiamoci all’istante e non cediamo terreno! Se necessario facciamoci aiutare ma è fondamentale tenere duro.

Ciascuno di noi ha le sue paturnie! … ma è inopportuno che lasciamo che esse vivano e prendano decisioni al posto nostro. Non devono essere loro a comandare insomma!

A questo proposito amo raccontare ciò che mi disse un paziente alcuni anni fa.

“Dottore, credo di essere una specie di eroe sa?”

“Perché?”

“Perché ho una paura fottuta di volare in aereo!”

Rimasi un po’ stranito e gli chiesi il perché era un eroe.

Lui mi rispose semplicemente “Perché ho preso l’aereo!”

Sembrerà stupido o banale. Ma l’eroe è colui che non ha paura … o colui che sfida la sua ansia a viso aperto? Io credo proprio il secondo!

Il meccanismo è molto simile anche per ciò che concerne l’ansia legata all’altrui giudizio. Se rimarremo legati a questo meccanismo di paura del parere degli altri la nostra autonomia verrà seriamente compromessa. Nel momento in cui scegliamo di non esprimerci, scappiamo dal confronto o ci pieghiamo alle altrui attese … noi l’aero della vita lo vedremo decollare mentre noi rimaniamo bloccati a terra. (Si … ogni tanto mi vengono queste metafore da Bacio Perugina).

Per concludere riprendo una piccola riflessione ripresa dai libri di Dyer: se stiamo ossessivamente dietro a ciò che pensano gli altri di noi faremo quasi certamente un’impressione peggiore di coloro che vivono con spontaneità la loro vita e le loro relazioni.

Mettiamo in conto di non piacere a un bel po’ di persone … è normale e sano non piacere a tutti!

Se stiamo sulle scatole a qualcuno è opportuno utilizzare la tecnica Zen delle “spallucce”. In altre parole possiamo ripeterci il mantra: “pazienza, in un modo o nell’altro sopravvivrò anche se sto sulle palle a Tizio”. (Dyer lo esprimeva diversamente ma la sostanza è questa)

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Matteo Marini