Google nuovo logo
Tecnologia

No, non sei l’unico a cui non piace il nuovo logo di Google

Il restyling del logo di Mountain View non convince. E fa nascere il dubbio che l’azienda voglia rompere molti dei suoi legami col passato

Chiarisco subito, a scanso di equivoci: non sono quel genere di persona inchiodata alla tradizione, uno di quelli che si oppone al cambiamento, in tutte le sue forme. Se c’è una cosa che questo mestiere mi ha insegnato è che l’innovazione va perseguita sempre e comunque, anche a costo di tagliare col passato. Dopo aver visto il nuovo logo di Google, però, non posso fare a meno di chiedermi che cosa abbia spinto il colosso di Mountain View a riscrivere - praticamente da zero - il suo biglietto da visita.

Non starò qui a farne una questione di font, non voglio convincervi del fatto che il serif sia meglio o peggio del sans-serif, lascio ai colleghi grafici il compito di sviscerare i significati reconditi che si nascondono dietro ai vari stili di scrittura. Quel che mi preme approfondire in questa sede è il motivo che ha portato Larry Page e soci a cancellare, con un colpo di spugna, uno dei loghi più popolari della storia del Web.


Sì perché se si eccettua la sequenza dei colori, e la “e” con la pancia inclinata, non esiste alcun elemento di continuità col passato. Così anche a distanza di qualche giorno dal restyling, facciamo fatica ad abituarci al cambiamento. Aprendo la pagina del motore di ricerca si ha quasi l’impressione di essere finiti su un sito fake, uno di quei portali farlocchi che si installano automaticamente quando scarichi del software di dubbia provenienza. "Il vecchio logo di Google" - critica Sarah Larson dalle pagine del New Yorker, "era intelligente e amichevole, il nuovo evoca certe scritte che si vedono sui magneti che i bambini attaccano al frigorifero, le patatine fritte di MacDonald e il Comic Sans".

E insomma, diciamo le come stanno: Google sarà pure giovane anagraficamente (in fin dei conti stiamo parlando di un’azienda nata solo nel 1997), ma l’abitudine a confrontarci giornalmente con tutti i suoi servizi ci ha fatto affezionare non poco a quel logo. Quei sei caratteri essenziali, genuini, per certi versi così poco tecnologici, sono entrati nella memoria a lungo termine di ciascuno di noi, o quantomeno di chiunque abbia navigato su un PC o un telefonino intelligente in questi ultimi 18 anni. Non so se esista un sistema per valutare se e come un disegno, un simbolo o una grafica possano essere definiti “iconici”, ma sono sicuro che il (vecchio) logo di Google sia quanto di più iconico si sia mai visto (non solo su Internet).

Da Mountain View motivano il cambio di look con la necessità di portare la propria effigie su un numero sempre maggiore di schermi . “Un tempo si arrivava a Google da un unico device, il computer desktop, si legge dalle pagine del blog di Mountain View, oggi invece la grande G è ovunque, dai telefoni alle TV, dagli orologi alle auto. Google insomma ne fa dunque una questione di praticità e di adattamento: un logo più facile da disegnare è anche più facile da caricare sui vari dispositivi. L’identità del brand può attendere, se non addirittura passare in secondo piano.

Che si tratti di un cambiamento di forma o di sostanza lo scopriremo più avanti. Resta la sensazione di una società che da qualche tempo a questa parte vuole apparire diversa da ciò che è stata finora. La strategia Alphabet annunciata qualche settimana fa, assume oggi un significato diverso, quasi fosse il primo di una serie di step destinati a cambiare radicalmente il volto dell’azienda. E non solo quello.

Se anche gli altri grandi marchi cambiassero il loro logo...

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Roberto Catania

Faccio a pezzi il Web e le nuove tecnologie. Ma coi guanti di velluto

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